Pil, la stagnazione persiste. Posate i calici, somari

par Phastidio
lunedì 3 giugno 2019

La settimana scorsa l' Istat ha pubblicato la stima finale della variazione del Pil italiano nel primo trimestre. Quella che permette di valutare come sono andate realmente le cose, fornendo la disaggregazione ed i contributi dei macrosettori. Ebbene, abbiamo avuto conferma che no, non è in corso una ripresa.

Iniziamo dalla big picture:

Nel primo trimestre del 2019 il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente ed è diminuito dello 0,1% nei confronti del primo trimestre del 2018. La stima della variazione congiunturale del Pil diffusa il 30 aprile 2019 era stata di +0,2% e quella tendenziale di +0,1%.

 

Come forse ricorderete, a seguito della prima stima, che portava l’Italia fuori dallo stucchevole concetto di “recessione tecnica”, c’era stato un incredibile trenino di festeggiamenti da parte di molti politici e commentatori, per motivi che non sapremmo se ricondurre a stupidità o malafede. Più verosimilmente, al solito cocktail delle due, oltre alle solite correlazioni spurie che servono ai servi sciocchi per scrivere dotte articolesse “analitiche”. Analfabeti funzionali e maschere da commedia dell’arte sono del resto prodotti tipici italiani.

Quello che però è interessante è la disaggregazione del dato, per valutare i contributi. E qui si comprende molto bene quanto sta accadendo. Osservate questa tabella:

Da essa si evince che la domanda nazionale al netto delle scorte cresce nel trimestre dello 0,2%, più o meno in linea con i trimestri precedenti. Il contributo è, in misura uguale, di consumi privati ed investimenti. Va poi molto bene il contributo della domanda estera netta, a +0,5% trimestrale, ma non c’è da festeggiare. Tra poco vedremo perché.

Invece, cosa abbatte il dato trimestrale? Presto detto: le scorte, con -0,6% di contributo trimestrale. Come e più che nel quarto trimestre 2018, si è quindi verificato un forte decumulo di scorte. Perché questo? Ipotizziamo per le forti e crescenti incertezze, sia internazionali che domestiche.

Riguardo agli investimenti, Istat segnala che

La crescita degli investimenti è stata determinata dalla spesa per abitazioni (+2,5%), per fabbricati non residenziali e altre opere (+2,8%) e in prodotti di proprietà intellettuale (+1,6%). All’opposto, la spesa per impianti, macchinari e armamenti è diminuita del 2,2%, la componente relativa ai mezzi di trasporto si è ridotta del 5% e gli investimenti in risorse biologiche coltivate sono scesi dello 0,7%.

Tradotto: nel trimestre, bene i fabbricati, male i macchinari ed impianti e mezzi di trasporto. Ancora una volta, si conferma la gelata manifatturiera. Di tale gelata, e delle sue radici internazionali, si trova eclatante conferma nel vero e proprio crollo di importazioni, diminuite di ben l’1,5% nel trimestre, che poi è quello che contribuisce al positivo risultato dell’export netto.

Riguardo al Pil nominale,

Rispetto al trimestre precedente, il Pil ai prezzi correnti è aumentato dello 0,6% e il corrispondente deflatore dello 0,5%. Il deflatore della spesa delle famiglie residenti e delle ISP ha registrato una variazione nulla, mentre quello degli investimenti è cresciuto dello 0,1%. Il deflatore delle importazioni è diminuito dell’1% e quello delle esportazioni è risultato stazionario. In termini tendenziali il Pil ai prezzi correnti è aumentato dello 0,8%, il corrispondente deflatore dello 0,9%, quello della spesa delle famiglie residenti e delle ISP dello 0,8%.

 

Tradotto: la crescita nominale resta asfittica, come quella reale.

Come sintetizzare, quindi? Così:

  • Il primo trimestre 2019 replica il quarto trimestre 2018: la manifattura resta molto debole, causa forti incertezze domestiche ed internazionali;
  • Le aziende decumulano scorte: questo spiega il forte calo delle importazioni di beni che entrano nei processi produttivi;
  • La domanda interna non è negativa ma debolmente positiva;
  • In essa, gli investimenti in costruzioni puntellano la gelata di quelli di natura manifatturiera;

Ogni inferenza riguardante misteriose “riprese”, come quelle lette e sentite un mese fa, è destituita di ogni fondamento. La stagnazione persiste. In attesa che la corrosione causata dallo spread finisca l’opera, trasformandola in recessione, ed oltre.


Leggi l'articolo completo e i commenti