Piccola borghesia d’Abruzzo
par Alessio Di Florio
giovedì 20 settembre 2018
“Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia … Ami ordine e disciplina, adori la tua Polizia tranne quando deve indagare su di un bilancio fallimentare. Sai rubare con discrezione meschinità e moderazione alterando bilanci e conti fatture e bolle di commissione. Sai mentire con cortesia con cinismo e vigliaccheria hai fatto dell’ipocrisia la tua formula di poesia … Sempre pronta a pestar le mani a chi arranca dentro a una fossa sempre pronta a leccar le ossa al più ricco ed ai suoi cani …” (Claudio Lolli)
Antonio Gramsci lo definiva sovversivismo delle classi dirigenti, lo storico Umberto Santino già decenni fa descrisse la borghesia mafiosa, il “senso comune” nella sua pavidità, leccaculismo e servilismo che le leggi per gli altri si applicano, per gli amici (e Peppino Impastato aggiunse e gli amici degli amici e gli amici degli amici degli amici) – dei padroni, dei ricchi e dei pre-potenti – si interpretano. E quindi davanti a loro tappeti rossi, rassicurazioni (anche, se non soprattutto, “democratiche e progressiste”), passerelle, subito tutti sull’attenti. E se poi da lor signori ci scappa il tentativo di intimidire cittadini nell’esercizio di un loro diritto, rassicurano i signorotti e ai cittadini stessi frappongono burocrazia, cavilli, negano l’evidenza innegabile anche davanti a quasi certi abusi. Arrivano persino a non riuscire a trovare le loro stesse pratiche, anzi i numeri.
Ma, come già detto, per gli “amici” e i pre-potenti la legge non si applica ma si interpreta e la schiena dritta torna ad essere solo un problema ortopedico e i cappelli trovano tanti venti per scender giù …