Perché studiare?

par Francesco Rossolini
mercoledì 24 settembre 2008

 

 Nell’attuale società Pagana, ove le neo divinità sono i calciatori e le veline, è cosa comune sentirsi chiedere dai giovani studenti:“ Perché Studiare?”. La risposta non è certamente immediata dato che come mi ha fatto notare una raffinata e intelligente signora, di straordinaria cultura, oggi i giovani con i titoli più alti sono sistematicamente derubati sia del giusto salario sia della giusta dignità. Francamente non è ammissibile venir privati di tutte e due le cose.

 È cosa certa la scarsa considerazione sociale attribuita ai giovani Laureati, bramosi di conoscenza, amanti della lettura e della scoperta, com’ è cosa certa che costoro vengano generalmente poco valorizzati dalla massa,  quella massa composta da persone che non hanno mai letto un libro di un certo “spessore” nella loro vita e che trascorrono le serate allietandosi con programmi televisivi agghiaccianti. È altresì  cosa certa che individui ignoranti fino al midollo si arrogano il diritto di giudicare con malcelato senso di superiorità tutti e tutto, di sparare sentenze e di sentirsi delle piccole divinità in terra a cui tutto è dovuto e per cui la gentilezza e la disponibilità che caratterizzano i nostri giovani più istruiti è cosa da deridere. Si badi la colpa  non consiste nella mancanza d’istruzione ma nella presunzione che porta a non riconoscere i propri limiti e non accettare la superiorità (in termini di conoscenza) altrui.

Dunque perché studiare? Sicuramente non per il prestigio sociale, appannaggio di donnine sculettanti, adulti che rincorrono un pallone e semicriminali alla ribalta della cronaca, e sicuramente non per il denaro. I giovani laureati sotto i trentacinque anni hanno stipendi semplicemente ridicoli.

La ricerca delle motivazione da dare ai nostri adolescenti è cosa ardua, eppure sforzandosi si trovano delle cose da dire. Cari ragazzi dunque: “Perché studiare?” Ebbene per non essere degli assoluti idioti in balia degli eventi, per dare un senso reale alla  vita, per saper distinguere il giusto dall’errore, il saggio dal ciarlatano, il vero dalla menzogna, per vivere nel rispetto di se stessi e degli altri e soprattutto per cercare in qualsivoglia modo di contribuire alla società ed al progredire.

La conoscenza non darà sicuramente fama, auto sportive o ricchezza ma offrirà sempre la preziosissima capacità di vedere il nulla che c’è dietro l’ostentazione e la vanagloria. 


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