Perché la crisi, in fondo, è proprio dentro di noi

par alfadixit
sabato 15 settembre 2012

Non è il debito pubblico il maggior problema del paese, bensì il debito civico

Il premier Monti ha recentemente affermato che l’origine prima dalla crisi è dentro di noi. Io lo dico da tempo, basta infatti guardarsi attorno, basta prendere atto dei molti, troppi segnali che la nostra società ci invia, tutti i giorni, ormai da anni. 

Quando tutti accampano “diritti”, alla casa, allo studio, al lavoro, alla pensione, alle ferie, alla assistenza sanitaria, ma nessuno ha il “dovere” di pagare le tasse, di essere onesto, di contribuire alla cosa pubblica, quando la corruzione non è solo quella dei potenti ma pure quella dall’idraulico, dal medico, dall’imbianchino, dal notaio, dal vigile urbano, del sistema tutto insomma, e quando questa ruberia viene pure giustificata accampando scuse di una tassazione eccessiva, di uno stato vampiro, di Equitalia o dei politici corrotti, quando in altre parole si giustifica il “diritto” a rubare come legittima difesa, allora la crisi è dentro. Quando le regole che non ci fanno comodo sono da denigrare, da demonizzare in modo da giustificarne il mancato rispetto, come potrà mai prosperare una collettività?

Quando si propugna il disfattismo più assoluto al punto che tutto, ma proprio tutto ciò che viene fatto o proposto è il peggio che si possa avere, quando esiste solo la “mala sanità”, quando l’unica soluzione è emigrare, quando “tanto non c’è lavoro”, quando un prodotto è migliore sono perche “made in germany”, quando sono tutti mafiosi, quando le carte di credito sono negli Usa un moderno sistema di pagamento mentre, da noi, una regalia alle banche, quando le bevande gassate sono altrove “junk food”, mentre da noi un diritto inalienabile, quando perfino la torre di Pisa ci è venuta storta, allora la crisi è dentro. Con questa mentalità da ultimi della classe o da razza inferiore non si va lontano. Neppure le colonie hanno mai avuto di questi pensieri, anzi.

Quando la desertificazione industriale è colpa dell’euro, delle banche, di Equitalia, o del Marchionne di turno ma si sfugge ai problemi di produttività, efficienza, conflittualità sindacale, assenteismo, false malattie, mancanza di ricerca, quando si difendono i posti di lavoro, benché inutili, a danno degli onesti e della collettività, quando l’assistenzialismo galoppante del “tutto a tutti” è ancora il cavallo di battaglia a scapito della meritocrazia, allora la crisi è dentro

Quando un paese ha favorito da sempre il “buon ritiro” a danno di chi vorrebbe fare, al punto che abbiamo il record mondiale di giovani disoccupati e pure quello di giovani pensionati, allora la crisi è dentro. Quante risorse avremmo a disposizione per il lavoro, per i giovani, per la crescita se invece di distribuire pensioni ad un esercito di atletici cinquantacinquenni avessimo adottato le stesse regole della Svezia, della Germania, della Svizzera, della Francia, dell’Inghilterra o degli USA che hanno oggi, secondo l’Istat, la metà dei pensionati del bel paese? Forse avremmo l’alternativa all’Alcoa, alla CarboSulcis, all’Ilva o Fiat. Noi abbiamo invece sentenziato che è meglio la bocciofila a discapito del lavoro, meglio i pensionati ai giovani, e se non si capisce che il risultato è cassa integrazione e disoccupazione allora la crisi è dentro.

Il fatto è che abbiamo per anni addossato i costi di questo scempio alla “rex publica” cioè a nessuno, ma è ora evidente che la crisi più che dal debito pubblico, è generata dal debito civico che ci impedisce di essere collettività, che ci ha abituati al rispetto delle regole solo attraverso il castigo, piuttosto che alla libera consapevolezza e sarebbe davvero triste costatare che “sorvegliare e punire” continuerà ad essere la sola formula per garantirci un minimo di sicurezza per il futuro.


Leggi l'articolo completo e i commenti