Perché l’Italia fallisce se fallisce la cultura
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mercoledì 1 dicembre 2010
Secondo le ultime statistiche dell'ISTAT, il tasso di disoccupazione ha raggiunto l'8,6%, il livello più alto dal 2004, tra cui il 26,2% di disoccupazione giovanile.
Ma è una farneticazione affermare che i crolli dell'occupazione potrebbero essere direttamente proporzionali ai crolli di Pompei? Oggi vorrei provare a proporvi un link a dir poco illuminante.
Un link che potrebbe servire a chiarire le idee sia al Ministro per i Beni e le Attività Culturali Bondi, visto che una ventina di giorni fa dichiarò in merito a Pompei "Parliamo di un crollo di un tetto invece di solidarizzare con il Veneto", sia al Governatore del Veneto Zaia, visto che aveva giudicato una vergogna i soldi a Pompei.
[...] I dati arrivano dallo studio strategico realizzato da European House-Ambrosetti per la Settimana internazionale dei beni culturali e ambientali in corso a Firenze. Tra gli altri dati, il presidente di Florens Giovanni Gentile spiega l' analisi inputoutput: "100 euro di incremento di Pil nel settore culturale, generano un aumento di 249 euro di Pil nel sistema economico. E ben 62 euro nella sola industria manifatturiera". Un calcolo che, prosegue Gentile riguarda anche l' occupazione attivata: "2 unità di lavoro nel settore culturale generano 3 unità di lavoro nel sistema economico".
100 euro investiti in cultura ne generano 249.
2 unità di lavoro nel settore culturale ne generano 3 nel sistema economico.
Salvare l'Italia dal baratro economico ed occupazionale, può significare anche impedire o cercare di evitare i crolli dei nostri beni culturali.