Perché è importante votare

par Angelo Lo Verme
venerdì 26 ottobre 2012

 

Chi non vota non ha nessuna rappresentanza parlamentare - di fatto, si tratta di una protesta passiva e sterile

Purtroppo la politica in Italia dopo Tangentopoli ha dimostrato di non essersi lasciata alle spalle questa triste piaga corruttiva, ma anzi ha dato la peggiore prova di se stessa, sia per l’inefficienza dell’azione politica, ma soprattutto per essersi trasformata da sistema corruttivo funzionale principalmente all’interesse del partito a sistema funzionale all’interesse esclusivamente personale e dei pochi gruppi affaristici. Per tanto lo sdegno dei cittadini si è focalizzato soprattutto sulla enorme distanza creatasi tra classe politica e Paese pulsante fatto di cittadini il cui unico triste obiettivo è diventata la sopravvivenza quotidiana. Un popolo privato della dignità del vivere e della prospettiva del futuro, mentre i loro rappresentanti politici sguazzano nei lussi più sfrenati derivanti da una gestione, quando va bene allegra delle risorse pubbliche (rimborsi elettorali), ma spesso illecita, disonesta e altamente immorale.

Purtroppo però questa cittadinanza vessata e umiliata, utilizza sempre più come forma di protesta, erroneamente a mio avviso, nelle intenzioni ma anche nei fatti dimostrati in passato e dimostrabili nei sondaggi, di non recarsi alle urne. Alcuni media lo chiamano addirittura “il partito dei non votanti”; ma un partito privo di rappresentanza Parlamentare, che lascia il potere decisionale a quel meno del 50% che ancora va a votare, non può chiamarsi partito. Votare fra l’altro è un diritto-dovere costituzionale, ed è l’unico strumento con cui il cittadino può interagire con la politica e i suoi equilibri.

È una forma errata di protesta perché nelle elezioni politiche non esiste un quorum da raggiungere come nel voto referendario (dove tutto viene annullato se non si raggiunge il 50% + 1 dei votanti), quindi astenersi non arresta l’insediamento del Parlamento eletto anche da pochissimi cittadini, per assurdo anche da poche migliaia a fronte dei circa 47 milioni italiani aventi diritto/dovere al voto. Astenersi inoltre significa dare il voto a tutti piuttosto che non darlo a nessuno. E’ una questione matematica: le percentuali di voto dei partiti vengono calcolate sul totale dei soli votanti, non su tutti gli aventi diritto a votare (astenuti compresi). Se vota solo il 50% degli italiani, i partiti votati da questi cittadini (magari per sole clientele o interessi diretti) si spartiranno comunque il 100% del Parlamento. Gli astenuti (e il loro senso di protesta) non avranno comunque alcun rappresentante proprio lì dove si decide la loro sorte, volente o nolente.

Ecco un esempio pratico: se ci sono 100 elettori in totale e tre soli partiti da votare (A-B-C), e vanno a votare solo 50 elettori (perché magari già tesserati ai partiti A e B) mentre gli altri 50 si astengono dal voto (per protesta soprattutto contro A e B), in Parlamento entreranno proprio i partiti meno desiderati (A e B), mentre C (in opposizione ai primi due) rimarrà tagliato fuori. Questo è il risultato peggiore possibile per chi intendeva protestare attraverso l’assurdo “Non voto di protesta”. Se invece vanno votare tutti i 100 elettori e 50 danno il voto ad A e B, mentre altri 50 (prima astenuti) danno il voto a C, le elezioni le vincerà C, mentre i partiti A e B (nonostante abbiano in totale gli stessi voti di sempre) diventeranno minoritari con il 25 % a testa.

Dunque il risultato finale dell’astensione, in definitiva, è opposto a quello che si desidera, perché lascia scegliere l’intera classe politica a tutti gli altri elettori disposti ancora a votare per quel partito da cui possono ottenere favori e clientele. E siccome questa classe politica ormai la conosciamo benissimo, sappiamo già che se ne fregherà del tutto dei milioni di astenuti convinti che il non voto possa portare ad un cambiamento. Astenersi, in altre parole, significa perdere in partenza, rinunciare ai propri diritti e alla propria voce in capitolo e, a prescindere dalla legge elettorale vigente, aiuterà ancora una volta a far rivincere alla grande la famigerata Casta.

Per cui il consiglio è di andare a votare, informarsi sulle liste e sui candidati, votare con criterio e discernimento e soprattutto non farsi fregare anche stavolta, anche da chi vuol far credere che non scegliere (e lasciare la scelta a pochi elettori), sia una soluzione.


Leggi l'articolo completo e i commenti