Perché Renzi ha vinto (e Grillo ha perso)

par Libero Mercato
mercoledì 28 maggio 2014

 
Il Pd si è sempre dichiarato un partito a vocazione maggioritaria ma, per raggiungere questo obiettivo, deve andare oltre il suo classico recinto elettorale, per intercettare un elettorato più mobile e moderato. L'unico leader capace di spingere il Pd oltre il solco era e rimane Matteo Renzi e domenica, al suo primo banco di prova elettorale, ne abbiamo avuto la conferma. Finalmente, dopo anni di mediocrità, il Pd si pone come primo partito d'Italia in grado di formare un blocco solido di governo e l'unico partito in Europa a tener alta la bandiera del Pse, viste le debacle degli altri schieramenti di centrosinistra. 
 
Sicuramente questo risultato del Pd rappresenta una schiacciante vittoria di Renzi che, contro i conservatori del suo partito, ha spazzato via tatticismi sterili e riconoscenze per dirigenti vecchi e inadeguati, dimostrando un gran coraggio nel congedare Enrico Letta da presidente del consiglio, che ormai aveva le batterie scariche, per formare un nuovo governo con giovani ministri determinati e capaci. 
 
In questi primi mesi il governo Renzi, ha dimostrato sicuramente una dinamicità e una concretezza che mancava nei governi degli ultimi anni. Dalle riforme al taglio dell'Irap e cuneo fiscale, alla volontà vera di cambiare l'Italia. L'auspicio è che si continui su questa strada, con ancora più determinazione. Ai militanti del Partito Democratico dobbiamo sempre rammentare le percentuali di consenso negli ultimi anni: 25% con Bersani nel 2013, 25% con Franceschini nel 2009, 32% con Veltroni nel 2008. Con il 40,8% Renzi è chiaramente indiscutibile, le sue scelte sono vincenti, perciò è importante restare uniti e non come al solito dividersi in mille piccole sfumature d'opinione, utili a volte soltanto a formare correnti e piccoli avamposti di potere
 
Sul fronte dell'opposizione si colloca per primo il M5S. Si annunciava una vittoria roboante, condita da un'improbabile marcia su Roma, da un referendum per uscire dall'euro e con la conseguenza di un azzeramento delle nostre istituzioni. Invece il Pd ha preso il doppio dei voti del M5S, che ha incassato una bruciante sconfitta. Ha vinto la serenità contro gli insulti e le urla, la razionalità contro l'isterismo anti-euro, la proposta e la pazienza contro la rabbia e la protesta. D'altronde Grillo ha sbagliato i toni della campagna elettorale: le offese, l'assenza di proposte concrete e il suo solito linguaggio ambiguo e satirico, che lo porta spesso a comportarsi più da comico che da politico.
 
Il messaggio che esce dalle urne è chiaro: gli italiani vogliono un cambiamento del paese, ma deve essere governabile e sostenibile, non distruttivo. Per questo, seppur importante, il consenso del M5S sarà destinato a sgonfiarsi finché rimarrà un movimento nella sostanza "padronale", dove si espelle chiunque dissente dal capo. Infatti oltre 3 milioni di elettori dei cinque stelle a distanza di un anno hanno capito che il loro voto è stato inutile, perché i rappresentanti in parlamento non hanno portato avanti un'opposizione costruttiva.
 
Inoltre si è rivelata sbagliata la scelta di candidare alle europee persone sconosciute, anche per i big del movimento, cosa che dimostra una volontà di non selezionare gente preparata ma "soldatini" che sappiano stare in linea con le direttive del capo. Personalmente non credo che sia una soluzione per l'Italia una democrazia esclusivamente diretta, senza il filtro dei partiti, con il Web unico "giudice" delle opinioni, anche perché la rete stessa non è scevra dal rischio di manipolazioni.
 
Il M5S per diventare un vero movimento di cittadini dovrebbe scrollarsi di dosso le figure ingombranti di Grillo e Casaleggio, e adottare forme più democratiche di decisione, ma dubito che si possa andare contro i fondatori dello stesso movimento. Perciò rivolgo un invito ai simpatizzanti del M5S: finché il movimento rimarrà di semplice lotta e di poco dialogo, il cambiamento dell'Italia lo vedrete dalla finestra, e mentre gli altri scriveranno la storia voi vi limiterete a leggerla sui libri, o sui blog.
 
Di Giuseppe Faragò 

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