Perché Pisapia

par Marta Mainieri
lunedì 30 maggio 2011

Perché un uomo “qualunque” come Pisapia (perché diciamolo, non ha certo il carisma di Obama!) ha saputo coinvolgere tante persone a Milano, fino a farle diventare un movimento spontaneo che continuamente ingrossava le sue fila? Milano si è risvegliata ma davvero dormiva? E perché proprio ora? Me lo chiedo da un po’ e oggi in questo giorno di silenzio elettorale provo a riflettere.

Milano non si è mai addormentata sotto Berlusconi e i suoi prodi. Se fino a qualche anno fa questi potevano ancora essere un modello per una città che ambiva ad essere la prima e più importante realtà industriale italiana ora questo non vale più. E non solo perché l’amministrazione della Moratti è stata disastrosa (vent’anni di Berlusconi ci hanno abituato a vedere che spesso non sono i risultati politici quelli che contano) ma perché ormai i modelli sono altri e le persone sono cambiate. I milanesi guardano Berlino, Parigi, Stoccolma ma non per i loro piani industriali ma perché sono città dove si va in giro in bicicletta, si vive nei parchi, si mangia guardando e conoscendo che cosa si ha nel piatto. Nei milanesi in questi anni (e un gran ruolo in questo lo hanno svolto le donne – che la Signora Moratti pur rivedicandone l’appartenenza di genere non ha saputo minimamente intercettare) è cresciuto forse proprio per la cattiva politica, un desiderio di associazionismo che si è unita alla già nota “voglia del fare”. Sempre più famiglie acquistano in gruppi di acquisto solidale, organizzano mercatini per vendere/scambiare i vestiti dei propri figli, partecipano come e quando possono a iniziative per promuovere una scuola che sempre di più ha bisogno dei loro soldi per sovvenzionare attività che il comune non fornisce più.

Questo desiderio di associazionismo è stato poi alimentato dalle nuove tecnologie. E non solo perché hanno favorito il contatto continuo tra le persone ma anche perché hanno diffuso un grado di consapevolezza che prima non c’era. Grazie a internet e in generale ai media digitali le persone sono più consapevoli, più autonome e più abituate a farsi un’idea personale. E questo significa che non si può trattarle – in politica come nel marketing – come le si trattava prima. Non si può affermare una cosa senza pensare che poi le persone su internet vadano a verficarne l’esattezza. Così parlare alle persone di Milano di oggi, dicendo che Pisapia avrebbe trasformato la città in una zingaropoli, piuttosto che promettere di togliere le multe ha sollevato uno sdegno che su internet si è trasformato in ironia, e in una serie di blog, post, tweet che hanno tra l’altro superato i confini milanesi. Questo “pubblicità indotta” ha saputo, poi, non solo dare il giusto peso a certe affermazioni ma anche dare una nuova immagine alla sinistra, più ironica e divertente, che ha portato anche a coinvolgere molti giovani che non a caso hanno riempito le manifestazioni in giro per la città. Ed infine Pisapia. Se anche c’erano le condizioni storiche e politiche tutto questo non sarebbe successo se qualcuno non avesse saputo capirle intercettarle. Pisapia prima di tutto ha eliminato il rosso e la falce e il martello. Se prima del ballottaggio qualche bandiera rossa ancora si vedeva in giro, dopo non c’era più. Sparite. E come quando finalmente si decide di liberarsi da un fidanzato che ormai non si vuole più ci si sente sollevati, così con quella stessa leggerezza la gente ha indossato felice tutti i bei gadget che Pisapia e C. ci hanno messo a disposizione e quando non si avevano si sono inventati. Sono così comparsi bambini vestiti di arancione, braccialetti, barchette di carta, e cartelli arancioni; e poi palloncini, spille e dagli armadi sono stati tirati fuori tutti i vestiti arancioni che si potevano indossare. Pisapia, poi, ha saputo riprendersi i temi della sinistra riproponendoli senza la retorica sessantottina, rendendoli moderni, attuali, necessari. Così, per esempio, il concetto di uguaglianza non evoca più Marx e Lenin ma una necessità che ti permette di integrare persone diverse accoglierne le ricchezze; così la cultura e le citazioni non sono più segno di una storia ormai passata e vecchia, stantia, ma un bisogno da cui ripartire dopo aver subito per anni un linguaggio sporco, ignorante e irriverente. Infine i modi pacati di Pisapia contro le urla e le scorrettezze degli avversari hanno ridato vigore e speranza verso una nuova dignità politica che sembrava estinta per sempre.

Davanti a tutto questo i visi di La Russa, della Santanchè, della Moratti in piazza del Duomo l’altra sera sono sembrati improvvisamente vecchi, passati, superati. L’immagine di persone che non rappresentano più Milano e quasi sicuramente neanche l’Italia, ammesso che si trovi da qualche parte un Pisapia nazionale.


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