Perché Finmeccanica cederà Ansaldo Energia e STS alla Siemens ?

par Marco Marini
martedì 7 agosto 2012

Dopo la conferma in Senato che Finmeccanica vuole procedere alla vendita di Ansaldo Energia e Ansaldo Tst sorge spontaneo il dubbio che l'operazione si configuri come una delle contropartite per gli aiuti di cui dovrebbe godere Monti dalla Merkel. Cerchiamo di capire perché.

La recente audizione di fronte alla X commissione Industria del Senato dell'Ad Finemeccanica Giuseppe Orsi ha confermato la volontà del management di disfarsi (a vantaggio di Siemens, n.d.r) di Ansaldo Energia e Ansaldo STS, due controllate della Holding di Stato italiana. Per Finmeccanica le due società sarebbero troppo fuori dai due business principali, difesa e aereo-spazio, per cui sarebbe sensato sbarazzarsene quanto prima.

Alla luce dei conti delle due società non sarebbe però così lungimirante venderle. Unico vero neo forse è il fatturato 2011 di Ansaldo STS che però è dovuto allo stop di produzione della commessa per la 'segnalazione' nella costruenda linea ferroviaria Sirte-Bengasi in Libia, stand-by causato dalla guerra e non dalla ditta. Anzi entrambe le controllate hanno un portafoglio ordini interessante, Ansaldo Energia ha il più alto numero di brevetti (17%) in Finmeccanica. STS realizzerà la segnalazione della metropolitana driverless (senza guidatore) delle Hawaii. Ansaldo Energia deteniene anche un know how strategico, quello sulle centrali a ciclo combinato, quello che ha i costi variabili inferiori perchè è il più efficiente, quello che fa gola a molti. Sicuramente servirebbe alla Germania che avrà bisogno di energia perché ha già stabilito di dismettere le sue centrali nucleari ma anche la Francia ne ha di molte obsolete.

Il dato di bassa crescita (2-3%) presentato da Orsi come un problema, è invece un valore in tempi di crisi internazionale e con prospettive future allettanti. In buona sostanza Orsi mente sapendo di mentire quando afferma che non vede Ansaldo come una azienda coi conti eccelsi. Il sospetto che voglia far cassa è forte. Storicamente, poi, Finmeccanica è stata economicamente ampiamente ripagata dall'acquisizione delle due aziende che, pur non navigando nell'oro, erano riuscite a mantenere un know-how competitivo. Venderle al concorrente significherebbe, formalmente, esporle al rischio di una lenta morte. Da qui il contentino concesso ai sindacati dell'Ad sarebbe quello di garantire i posti di lavoro a Genova, mantenendo una quota di partecipazione seppur minoritaria. 

Sia il Ministro del Tesoro Grilli, formale azionista di maggioranza, sia lo stesso Ministro del Lavoro Fornero, altro attore interessato alla materia, non sembrano interessati a bloccare l'operazione. In realtà certe decisioni di politica industriale civile sarebbero più in capo al Ministro dello Sviluppo Economico Passera, le cui dichiarazioni e la cui inerzia sulla questione, però, sono piuttosto vaghe e di facciata. Qualcuno dovrebbe far notare a Grilli che se la vendita a Siemens andrà in porto, ai contribuenti italiani rimarranno le aziende di Finmeccanica in perdita, mentre agli stranieri saranno concesse quelle con migliori prospettive di crescita nei rispettivi settori. L'azionista di maggioranza non dovrebbe preoccuparsi di ricevere dall'Ad identiche, se non più accurate, assicurazioni circa la ristrutturazione aziendale delle realtà di Finmeccanica in perdita?

In tutto questo desta sorpresa il silenzio del PD, un partito a rilevanza nazionale, che si candida a governare il Paese, che non ha una posizione a riguardo e dimostrerà, ancora una volta, di intervenire solo a tempo scaduto su questioni importanti. Si sono invece mossi i livelli politici locali, l'ex Ministro dello Sviluppo economico Claudio Scaiola e il candidato sconfitto alle elezioni a Sindaco di Genova, sen. Enrico Musso, autore dell'interpellanza. Alcuni hanno anche ipotizzato che tale cessione serva a ripagare Siemens dall'inaspettato dietro-front dell'Università di Genova sul parco teconologico degli Erzelli (condiviso anche con Ericsson) ma su questo sta già indangando la Corte dei Conti.

Se, dal punto di vista economico e imprenditoriale, la cessione appare ingiustificata, dal lato politico non si capisce che vantaggio ci sarebbe a far sì che il dissesto imprenditoriale e finanziario italiano debba esser pagato dall'imprenditoria sana. Pensiamo che la Germania ci ridarà l'Ansaldo tra 10 anni se essa andrà ancora bene? Siamo poi sicuri che in questi dieci anni di controllo romano, ai managers liguri sia tanto piaciuto lo bello stilo Guarguaglini? Non è che, magari, siano quasi quasi più contenti di finire in mani tedesche piuttosto che restare sotto il bastone romano che si procurava commesse a suon di mazzette?


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