Per la “scarcerazione” della Cannabis

par Rosa Angela Ciafrei
giovedì 24 ottobre 2013

Sulla base delle mie ricerche, ho scoperto che la cannabis è una sostanza notevolmente sicura. Sebbene non innocua, è sicuramente meno tossica della maggior parte delle medicine convenzionali, che potrebbe sostituire se fosse disponibile legalmente. Nonostante sia stata usata da milioni di persone per migliaia di anni, la cannabis non ha mai causato una morte per overdose. La preoccupazione più seria è il danno respiratorio se la si fuma, ma questo può essere facilmente risolto aumentando la potenza della cannabis e ricorrendo alla tecnologia per separare le particelle di materia presenti nel fumo di marijuana dai suoi principi attivi, i cannabinoidi (mediante dispositivi noti come vaporizzatori). Quando avrà riconquistato il suo posto nella farmacopea statunitense, perduto nel 1941 con l'approvazione del Marjiuana Tax Act (1937), la cannabis sarà tra le sostanze meno tossiche della lista. Oggi il pericolo maggiore del consumo di cannabis è la sua illegalità, che infligge a persone già sofferenti molta ansia e una spesa elevata. Viaggio nella Canapa-Lester Grinspoon

L'Homo sapiens conosce la pianta Cannabis sativa da oltre 5000 anni, o anche più, visti gli scritti ritrovati in Cina, risalenti al 3000, a.C. Probabilmente nativa dell'Asia centrale era utilizzata nell'anestesia chirurgica e nelle malattie mentali. Nell'Europa medievale, per curare ustioni, dolori delle vie uditive, malattie dell'utero, reumatismi, tetano, rabbia. Nelle religioni orientali come "droga di meditazione".

La trattazione dell'argomento per uomini e donne non ha mai avuto, pertanto, riferimenti etici o giuridici, anzi da sempre ne sono stati sfruttati le potenzialità, ottenendo dalle sue fibre materia prima per i tessuti e la carta; dai semi combustibili per la produzione dell'olio, e utilizzando i suoi principi attivi per scopi semplicemente ricreativi.

Tuttavia negli Stati Uniti, nel 1937 con l'approvazione della Marijuana Tax Act su richiesta dell'ispettore Harry Anslinger, e firmata il 14 giugno dal presidente Roosevelt, il consumo e la coltivazione della Cannabis sono vietati. Una delle poche voce discordanti, fu del sindaco Fiorello La Guardia che, nel 1944 con il rapporto "La Guardia Committee Report" fece realizzare il primo studio approfondito sugli esiti del fumo di marijuana, contestando la campagna repressiva e diffamatoria portata avanti da Harry Anslinger.

Per oltre tre decenni, si assistette a un silenzio assordante, anche per quanto riguarda l'ambito scientifico, che ne limitò la ricerca, e l'uso proibitivo l'ha resa oggi, una delle droghe sociali più abusate, insieme a caffeina, alcol e nicotina. Secondo i dati l'Italia è di poco sopra la media europea che si ferma all'1.6% I consumatori regolari, sono invece il 6.6% con una media europea del 4.2%. Percentuali più basse per i consumatori discontinui che sono il 2.9% contro una media europea del 4.2%. Nella maggior parte dei Paesi occidentali, non meno del 40% delle persone tra i 15 e i 50 anni ammette di averla provata almeno una volta e una percentuale tra il 10 e il 15% ne fa uso regolarmente.

Grazie, alla divulgazione di opere fondamentali, quali "Marihuana Reconsidered" di Lester Grinspoon (1971), e "Marijuana: Medical Papers 1839-1972" di Tod Mikuriya (1973), si ebbe una motivazione in più, a non spostare lo sguardo sugli effetti terapeutici della Cannabis. Negli anni Sessanta, ci pensarono le ricerche di alcuni chimici, biochimici e ricercatori come l'israeliano Raphael Mechoulam, per l'individuazione delle caratteristiche biologicamente attive che ne convergono, arrivando a scoprire una sessantina di composti che furono denominati cannabinoidi. Il più noto è il delta 9 tetraidrocannabinolo, che per decreto ministeriale nel 2007 viene introdotto insieme al trans-delta-9-tetraidrocannabinolo nella Terapia del dolore.

L'efficacia terapeutica risulta evidente in molti processi e ambiti d'impiego. Nel trattamento sintomatico della spasticità muscolare è testimoniata da molteplici esperienze di malati di sclerosi multipla, cosi come nei casi di Morbo di Parkinson, pazienti con patologie del midollo spinale. In quello sintomatico dei disturbi all'AIDS, terapia dei tumori, stimolazione dell'appetito (l'esigente American Food and Drug Administration ha registrato il farmaco), nelle allergie, asma bronchiale, malattie autoimmuni, patologie cardiovascolari, sintomatologie ansioso-depressive, sindromi da astinenza nelle dipendenze da sostanze, spasticità nelle lesioni midollari (paraplegia)...

All'estero, soprattutto in Spagna, Gran Bretagna, America settentrionale e Francia, basta una ricetta per acquistare marijuana a uso terapeutico. Da noi, anche se l'iter è ancora lungo in regioni quali la Toscana, il Veneto, le Marche e la Puglia, cominciano a nascere le prime realtà. Con l'intento di colmare il ritardo dell'Italia in quest'ambito, nel 2001, è nata l'Associazione per la Cannabis Terapeutica (ACT).

In conclusione possiamo sperare che le case farmaceutiche ridimensionino il loro assoluto potere sulle decisioni personali della salute pubblica di ognuno, che la Cannabis torni ad esser considerata una pianta miracolosa, e che chiunque, ne faccia l'uso a sé più appropriato (senza rischiare di finire al fresco) così, come dalla notte dei tempi.

 

Foto: Blind Nomad/Flickr


Leggi l'articolo completo e i commenti