Per la dignità dell’uomo, donne firmate l’appello di repubblica.it

par Resist Enza
lunedì 12 ottobre 2009

"Per carità di Dio, donne: non firmate l’ennesimo appello di Repubblica". Così inizia la supplica lanciata da Giovanni Mistero in un articolo pubblicato sul sito di AgoraVox sabato 10 ottobre.

"Se «Repubblica» lancia una petizione dopo ogni frase del Cavaliere"
. Così titola l’articolo pubblicato su Il Giornale il sabato 10 ottobre firmato dalla redazione.

Senz’altro un caso.

In un commento il nostro autore afferma: "alle ultime elezioni ho votato Sinistra e libertà, andrò a votare alle primarie del Pd e scriverò il nome di Ignazio Marino sulla scheda".

Sì, certamente. Certamente il direttore de Il Giornale non voterà per Sinistra e libertà, ne parteciperà alle primarie del Pd.

Poi prosegue:"Ma detto questo, mi sembra tutto MENO che una questione pro o contro Berlusconi. Almeno questa volta. Credo".

Certo. Seppure il giornale di casa Berlusconi non veda la cosa sotto lo stesso angolo e ne fa proprio una questione di ’pro o contro’: "Silvio Berlusconi a Repubblica aveva appena chiesto un milione di euro per averlo diffamato, i giudici ancora non avevano risposto chiedendone 750 indietro a Fininvest".[1]
E già, perché insomma come scritto da Il Giornale quella era solo una battuta o caso mai uno sfogo: "Il premier s’infervora contro Rosy Bindi". E seppure:"È vero, Berlusconi offende le donne. Ma il colonnino di Repubblica.it che fa?" conclude Giovanni Mistero.

Giovanni Mistero - "Non firmate il nuovo appello di Repubblica. Lasciate perdere i Tre Giuristi [Appello per la libertà di stampa, ndr], le Tre Donne [Petizione contro il machismo, ndr]. Contribuite col vostro rifiuto a portare un barlume di luce e saggezza nel giornalismo degli appelli e delle firme inaugurato da Repubblica".


Redazione de Il Giornale - "L’ultima e più eclatante era stata la libertà di stampa". "Solo che poi il quotidiano di Ezio Mauro ci ha preso gusto. Il premier definisce «farabutti» alcuni esponenti di media e politica? Ecco che la petizione di cui sopra si allarga alla difesa del diritto di essere farabutti, al doppio urlo di «siamo tutti farabutti» e «la democrazia è in pericolo». Il premier s’infervora contro Rosy Bindi e le dice: lei è più bella che intelligente? Ecco che sul sito di Repubblica compare un nuovo invito a mettere nome e cognome in calce all’appello: «Quest’uomo offende noi donne e la democrazia: fermiamolo»"

Giovanni Mistero - "Lasciate vuote quelle caselle facili facili da riempire stando comodamente seduti davanti al pc, quei form con le righine in bianco dove inserire nome cognome e città di residenza. Una volta, per firmare un appello almeno si scendeva in piazza, si raggiungeva un gazebo, si lasciava un documento di identità per la verifica dell’autenticità della firma. La forza delle raccolte di firme sta nella sua straordinarietà, nel suo essere, etimologicamente, fuori dall’ordinario".

Redazione de Il Giornale - "Del resto, quello delle petizioni è sport nazionale qui, fra le più recenti ci sono quella contro il disegno di legge sulle intercettazioni approvato dalla Camera, ma anche quella per proteggere lo scrittore Roberto Saviano. In attesa del modulo on line per sostenere l’abolizione del Milan, l’abbattimento del Tg4 e la spianata di villa San Martino ad Arcore, viene un dubbio: non sarà che sul web ogni clic è un pezzettino di pubblicità in più? È la democrazia, baby".

Giovanni Mistero - "Ora Repubblica ha trasformato un gesto politico in una piccola incombenza telematica: due clic e la coscienza è tacitata, anche oggi abbiamo nutrito il nostro impegno".

Il corpo delle donne

"è stranoto che il sottoscritto ama l’ altra metà del cielo, ovvero il dono più bello che Dio ci ha fatto..." (Silvio Berlusconi, La Maddalena, 10 settembre 2009)



Giovanni Mistero argomenta il perché non firmare :"Voi che siete l’altra metà del cielo; voi che da millenni portate avanti le famiglie, che accudite i bambini,[...]voi che lavorate tutto il giorno e nonostante questo la sera siete capaci di preparare la cena a figli e marito; [...]". "Non appendetevi giocosi cartelli al collo, non fatevi foto ironiche e spiritose da lanciare sull’home page del sito. Il momento è troppo serio. Il volto e il corpo è il vostro, non è di Berlusconi ma non è nemmeno di Repubblica". "Soprattutto, non fate in modo che i vostri volti e i vostri corpi vadano a pochi pixel di distanza dal colonnino morboso di Repubblica.it, quello zeppo di backstage di calendari, donne nude, capezzoli, labbroni, tette, cosce un tanto al chilo".

Il Giornale di domenica 11 ottobre in un articolo di Nino Materi: "Quelle donne «offese» da Silvio che poi posano come veline", di queste preoccupazioni si fa eco. "Un consiglio: se volete farvi due risate, curiosate pure tra i clic della photo-gallery. Nell’apposita sezione creata sulla home page della versione web del quotidiano diretto da Ezio Mauro, vi capiterà infatti di imbattervi negli autoscatti di aspiranti veline (e velone) che, da un lato accusano Berlusconi di «mortificare la figura femminile», ma dall’altro si autopromuovono con foto che sembrano prese pari pari da un book per il casting del «Grande Fratello»". Poi prosegue "Ecco allora l’avvenente brunetta che - con tanto di cosce all’aria - fa la risentita: «Donna offesa dal premier!». Poi è la volta di due pseudo «meteorine» che - ombelico e tettine in bella vista - sgridano il Cavaliere: «Non si trattano così le donne!». E che dire della bruna che pare la controfigura di Belen? Lei - forte di una quinta di seno - è assai indispettita: «Berlusconi, io non sono disponibile!». Chi l’avrebbe mai detto, con quel po’ po’ di davanzale... Aspetto da top model, invece, per la simpatica lettrice di Repubblica.it che - armata di sega elettrica - ammonisce il premier: «Stai calmo con le offese, sono più cattiva che bella!!!». Periodo di castità in vista per un’altra avvenente fan del giornale fondato da Eugenio Scalfari: «Piuttosto che stare con lui (Berlusconi, non Scalfari, ndr), preferisco chiudermi in cella nel convento delle Clarisse. A vita». E mentre una sexy signora si traveste da filosofa menagramo («donna offesa ma fiduciosa, perché sa che nulla è eterno»), un’altra - fresca di permanente - tiene a sottolineare di essere «molto arrabbiata con il pornoduce». Gettonatissima, tra le professioniste delle freddure anti-premier, la gelida: «Più alto che onesto... »".

La mamma e le puttane

Siamo il frutto della nostra cultura. In un paese come l’Italia, con la chiesa cattolica covata nel suo seno come lo stato Vaticano inflitto nella sua capitale Roma, per il maschio italiano - ma i valori traversano i generi - la donna è di due specie: la santa o la dannata, la mamma o la puttana, mia moglie e le altre. La donna non è mai vista come l’altra: un essere umano a parità di diritti e di doveri, da giudicare dai fatti e dalle azioni. Una persona con le sue debolezze e i suoi meriti, le sue forze e una sua aspirazione a realizzarsi nella propria vita come un essere intero. No. Per il catechismo che ci è stato inculcato, è la tentatrice, Eva o Maddalena. Per l’amore materno è una rivale che potrebbe rapirgli il senso della sua vita: suo figlio. La donna non è mai soggetto ma sempre complemento, un accessorio. Mai essenziale, sostanziale. Che completa o accompagna: "l’altra metà del cielo". L’altra metà. L’accessorio utile per farsi valere in società, da esibire come un trofeo conquistato ("la gioia più bella è proprio quella della conquista..."), e si capisce che la lotta è stata aspra, per conquistare la preda. Il complemento piacevole da abbinare con i tappeti e le tende ("alzi la mano chi di voi non amerebbe trascorrere una serata al tavolo con una bella donna..."). Ma se poi lei osa rizzasi, esprimersi come attore della propria esistenza. Ecco gli insulti. Ecco la bastonata che arriva con le risate ("Un consiglio: se volete farvi due risate, curiosate pure tra i clic della photo-gallery"). Per il maschio italiano che gioisce delle sue pulsioni, la donna presto si riassume in "donne nude, capezzoli, labbroni, tette, cosce un tanto al chilo". "Ecco allora l’avvenente brunetta che - con tanto di cosce all’aria -" "- ombelico e tettine in bella vista -" "- forte di una quinta di seno -" "con quel po’ po’ di davanzale..." "si traveste da filosofa".

Per la dignità dell’uomo, donne firmate l’appello di repubblica.it

 


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