Per il Ministro della Difesa israeliano i refusenik sono "criminali"

par Luca Marchesini
lunedì 15 settembre 2014

Dopo la pubblicazione della lettera della scorsa settimana, con la quale 43 riservisti dell'intelligence militare avevano espresso pubblicamente il loro rifiuto a prendere parte alle operazioni contro i Palestinesi nei territori occupati, in Israele il clima per i refusenik si è fatto ancora più pesante.

Il coro di condanna nel paese è stato pressoché unanime, coinvolgendo ampi settori della leadership politica e militare. Da ultimo si è aggiunto il Ministro della difesa israeliano, Moshe Ya'alon, che ha definito “criminale” il comportamento dei militari, annunciando gravi conseguenza per i responsabili del gesto.

Prima di lui, in molti avevao aperto il fuoco contro i riservisti, con dichiarazioni al vetriolo. Aveva iniziato il Primo Ministro Netanyahu (definendo la lettera “una calunnia senza fondamento”), seguito dal Presidente Reuven Rivlin, dai leader dell'opposizione e da un ex-capo dell'intelligence militare. La stessa unità di appartenenza dei riservisti ribelli, la 8200, aveva voluto marcare la sua scomunica con una contro-lettera nella quale si difendevano l'operato ed il lavoro sul campo dei suoi membri.

La violenza della reazione non era del tutto inaspettata. Ancora prima che la lettera fosse pubblicata, infatti, uno dei firmatari aveva confessato al Guardian il timore di essere additato come un traditore o un nemico, una volta che la dichiarazione congiunta fosse stata resa publica. Le sue fosche previsioni si sono puntualmente realizzate, ma l'accusa lanciata dal Ministro della Difesa potrebbe preludere ad un cambiamento nel rapporto tra lo Stato e i refusenik.

In passato, i riservisti e i piloti che avevano annunciato la loro intenzione di non prestare più servizio nei territori,erano stati puniti con il congedo obbligato dalle Forze di Difesa. Da oggi, i loro epigoni potrebbero essere obbligati ad affrontare conseguenze più gravi sul piano penale e a sopportare uno stigma più profondo su quello sociale.

Non è però ancora chiaro quali potrebbero essere le reali conseguenze per i firmatari. Prima di essere publicata la lettera era stata sottoposta al vaglio di un importante studio legale, per assicurarne la conformità alle leggi vigenti. Il testo era stato poi inviato alle autorità israeliane, perché potessero averne visione in anteprima.

Ma le reazioni sembrano indicare una nuova volontà punitiva, da parte delle istituzioni civili e militari. All'indomani della publicazione, sulla sua pagina Facebook, il Generale Motti Almoz aveva parlato di gravi conseguenze disciplinari per i refusenik, aggiungendo: “Non c'è spazio per chi si rifiuta nell'IDF. Ci sono discussioni sul merito e ci sono prese di posizione politiche. La celebrazione della democrazia... Cosa è successo qui, di fronte ai miei occhi? E' stato sfruttato il servizio militare per esprimere una presa di posizione politica”.

La condanna più dura e diretta è arrivata, però, dal Ministro della Difesa che ha definito la lettera dei riservisti come un tentativo “folle e osceno di appoggiare la falsa campagna internazionale di deligittimazione dello Stato di Israele e dei soldati dell'IDF”. Ya'alon intravede nel rifiuto motivazioni politiche più che morali ed ha promesso che gli autori del documento saranno “trattati come criminali”.

La nuova linea appare dunque tracciata. In uno stato reduce da una campagna militare sangunosa e per molti versi inefficace, dove il governo è sotto accusa per non aver mantenuto le promesse fatte alla vigilia dell'intervento nella Striscia, non c'è più spazio per il dubbio e la remora morale.

Chiunque porterà avanti una critica pubblica all'operato dell'esercito e si rifiuterà di dare il proprio sostegno all'occupazione dei territori palestinesi rischia da oggi di essere trattato alla stregua di un nemico o di un semplice criminale. I refusenik sono avvertiti.

 

Foto: activestills, Flickr

 

 


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