Per i Rom in Italia: 30.000 firme da tutto il mondo

par Segnali di fumo
lunedì 22 aprile 2013

Migliaia di attivisti non sono riusciti a fermare l’ultimo sgombero di Rom in Italia, ma stiamo tenendo alta la pressione perchè questo non accada ancora.

Nella prima mattina del 28 settembre 2012, dopo mesi di proteste, la polizia e i bulldozer alla fine sfondano i cancelli del Tor de’ Cenci – un campo Rom alla periferia di Roma, in Italia, descritto in “WIRE” di settembre/ottobre.

Francesco Sejdic, 23 anni, è stato testimone della demolizione del container dove ha vissuto quasi tutta la sua vita. “Io sono stato bambino al Tor de’ Cenci. Mi sono sposato lì. E poi in cinque minuti hanno distrutto tutto. Ora, se guardo delle foto del campo, comincio a piangere”, ci ha raccontato.

Lui era una delle quasi 250 persone, tutti originari della Bosnia ma residenti in Italia sin dal 1990, trasferite in quella giornata in altri due campi organizzati dalle autorità. Uno di questi, La Barbuta, è circondato da recinzioni e da un sistema a circuito chiuso ed è situato vicino alla pista dell’aeroporto di Roma. L’altro, Castel Romano, è ancor più isolato, e non è neanche servito dalla rete autobus.

Lo sgombero ci ha ricordato quanto sia grande la sfida che abbiamo davanti. Ma semplicemente attivandosi, persone di tutto il mondo, hanno dimostrato come la solidarietà è in grado di dare forza alle persone come Francesco nel continuare a combattere per i loro diritti.

Abbiamo cominciato in settembre con il lancio della nostra conferenza stampa “Al margine: Rom, sgomberi forzati e segregazione in Italia”, seguito dalla Giornata Mondiale dell’Azione in Italia. Come risultato il Governo dell’Italia potrebbe aver bisogno di pianificare l’investimento di tempo per lavorare alla cessazione della politica degli sgomberi forzati e della segregazione dei Rom.

Più di 30.000 attivisti da tutto il mondo hanno firmato le nostre petizioni e cartoline chiedendo al Presidente del Consiglio di spendere anche solo un minuto per occuparsi di questa questione. Trentamila minuti fanno 500 ore, circa tre settimane.

Appena “WIRE” è andato in stampa erano già in atto i piani per consegnare queste petizioni e cartoline al Governo in Roma per il 22 dicembre. Coloro che avevano risieduto al del Tor de’ Cenci sarebbero stati presenti, in compagnia dei membri di altre comunità Rom che sono costantemente a rischio di sgombero forzato.

Ora la pressione sul Presidente del Consiglio sta crescendo.

Amnesty International ha recentemente sottoposto la questione al tribunale civile, che presto deciderà se collocare le persone presso il campo La Barbuta, e le condizioni ivi presenti, costituiscano discriminazione.

Stiamo anche chiedendo alla Commissione Europea di aprire una procedura contro l’Italia a causa delle violazioni messe in atto per il trattamento discriminatorio nei confronti del popolo Rom.

Noi pensiamo che l’Italia abbia violato la direttiva Europea sull’eguaglianza delle razze, e stiamo chiedendo all’unione Europea di mettere sotto pressione l’Italia per dare alla comunità Rom l’accesso ad un sistema abitativo adeguato senza discriminazioni.

Se il Governo non reagirà ai nostri appelli, ci rivolgeremo alla Commissione Europea per proteggere i diritti della comunità Rom italiana. Come il padre di Francesco, Ferid, puntualizza: “Io andrò avanti a cercare una soluzione, per la giustizia, per i diritti umani, e per un posto dove poter vivere.” Gli attivisti di tutto il mondo continueranno a percorrere la stessa strada con lui.

 

Traduzione di Delia Dorsa (La Redazione www.sdfamnesty.org)

 

Fonte: Magazine WIRE di Amnesty International- n. 43 gennaio/febbraio 2013

 

 

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