Per chi non crede sbattezzarsi è utile? Ne parliamo con l’Unione Atei

par Fabio Barbera
venerdì 13 gennaio 2012

Nell’intervista a Raffaele Carcano, segretario nazionale dell’Unione Atei e Agnostici Razionalisti (UAAR), parliamo di attualità e politica, della candidatura di Margherita Hack con Democrazia Atea, di lacità e di palestre di omofobia, di sessualità e del Darwin Day previsto per il 12 febbraio, di Pontifex e dei motivi per cui lo sbattezzo, oltre che essere un’incisiva azione simbolica, può essere un notevole passo avanti per il dissequestro dalle ingerenze vaticane.

Un benvenuto su AgoraVox a Raffaele Carcano. Parliamo di sbattezzi, molti giovani italiani si dicono motivati ad avviare la procedura di abiura per togliere i vincoli che li lega alla Chiesa. In cosa consiste il procedimento?

Nel semplice invio, a mezzo di una raccomandata a.r., di un modulo scaricabile dal nostro sito, accompagnato dalla fotocopia della carta d’identità. Entro quindici giorni le parrocchie sono tenute a confermare con una lettera quanto richiesto dallo sbattezzando: l’annotazione della volontà di non volere più far parte della Chiesa cattolica. Sbattezzarsi è semplice e veloce, quando si conosce la parrocchia di battesimo.

Perché può essere utile per un non credente battezzato fare abiura?

Abbiamo vinto la battaglia legale che ha messo a disposizione di tutti i cittadini questa possibilità, ma non stiamo certo a sindacare sulle ragioni che possono spingere a utilizzarla. C’è chi lo fa per esigenze di coerenza, chi per protesta, chi per mettere nero su bianco che non si sente “come loro”. Ma può anche essere utile: per esempio, per non pagare le tasse ecclesiastiche nei paesi in cui è previsto, come la Germania o la Svizzera.

Diamo un po’ di numeri (che alla stampa piacciono sempre) sulle quantità di richieste di sbattezzo in Italia?

Lo sbattezzo è un procedimento individuale: nessuno è tenuto a informare l’Uaar dell’invio della richiesta. Per questo motivo i dati veri li può conoscere solo la Chiesa cattolica. Ciò non significa che non si possano effettuare stime: l’Uaar valuta in oltre 20.000 gli italiani che hanno sinora formalizzato l’abbandono della Chiesa. E basa questa stima su alcuni dati concreti: una media di cinque e-mail al giorno per chiedere consiglio sui casi più problematici; oltre 1.500 sbattezzi registrati sul sito www.sbattezzati.it; 2.337 sbattezzati nelle tre giornate nazionali dello sbattezzo; oltre 12.000 membri del gruppo Facebook dedicato al tema; oltre 150.000 moduli scaricati dal nostro sito negli ultimi cinque anni.

Intanto altre iniziative legate alla voglia di laicità non mancano. Già un anno fa Dante Svarca, ex comandante dei vigili urbani di Ancona e dirigente dell’Ufficio statistica del Comune in pensione, sostenendo che somministrare l’ostia consacrata come ‘corpo di Cristo’ è abuso della credulità popolare, ha presentato un esposto a carico del vescovo, mons. Edoardo Menichelli. 

Ogni giorno salta fuori qualcosa, siano esse azioni estemporanee o serie iniziative giuridiche. È un’eccellente testimonianza di quanto l’esigenza di laicità sia sentita nel Paese. Da parte nostra abbiamo appena lanciato il sito I Costi della chiesa, la più dettagliata inchiesta online sull’argomento, e tra qualche giorno partiremo con una nuova campagna di informazione sull’ora di religione. Il lavoro (purtroppo) non manca.

E allora facciamo un po' di conti in tasca al Vaticano: una monarchia che non ha firmato la carta dei diritti dell'uomo, ma riceve l'otto per mille per fini di solidarietà promuovendo la cosa con accorati spot. Secondo Report, però, del totale dell'otto per mille annuo, solo il 20% va destinato alle missioni di carità, mentre il restante 80% è ad uso e consumo del clero. Sono stime reali?

Beh, sono cifre fornite dalla stessa Chiesa! Il problema è che gli spot sono incentrati quasi tutti sulla carità, piuttosto che sulla costruzione di nuove chiese o sul finanziamento della Sacra Rota, utilizzi di cui ben pochi (anche tra i cattolici) sentono il bisogno.

I tentativi di ingerenza più pesante da parte della Chiesa si hanno nella politica ma anche nell’istruzione. Benedetto XVI ha affermato che l’educazione sessuale nelle scuole è una minaccia alla libertà religiosa. La morale sessuale della Chiesa Cattolica non è da meno: nessun rapporto con la persona amata, anche se si è in età matura, se non si è sposati (art. 2353 del Catechismo); vietato masturbarsi perché è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato (art. 2352). Gli omosessuali sono chiamati alla castità (art. 2358). Atto intrinsecamente cattivo ricorrere al condom al fine di non procreare (art. 2370). Non sembra più essere l’educazione sessuale cattolica una minaccia alla libertà della persona?

Lo diventa soltanto nel momento in cui lo Stato o i suoi funzionari la fanno propria. Come accade, per esempio, quando si deve ricorrere alla contraccezione d’urgenza, e si incappa in medici o farmacisti cattolici. La libertà di vivere la propria sessualità come si vuole, in Italia, è ai livelli più bassi dell’intera Europa occidentale, ed è facile capire chi ne porta la responsabilità.

Il costante atto di accusa alla sessualità altrui pone notevoli problemi di accettazione e produce palestre di intolleranza, razzismo e omofobia. Così, mentre Francesco Bruno su Pontifex punta l’indice contro le differenze di genere, la notizia di qualche giorno fa è che un ragazzo di 20 anni, a Vicenza, ha tentato il suicidio perché i genitori non hanno accettato la sua omosessualità. Il risultato della continua negazione di diritti legata alle ingerenze cattoliche non dovrebbe lanciare un allarme sociale e far riflettere anche la classe politica?

Al contrario. Episodi del genere ‘provano’ ai politici quanto forte ed efficace sia il condizionamento sociale operato dalla Chiesa, tanto che ne traggono la conclusione che possono operare allo stesso modo anche come indicazione di voto a loro favore.
 
Cosa ne pensa della candidatura di Margherita Hack con Democrazia Atea?
 
Siamo talmente a favore della libertà di scelta che non diamo alcuna indicazione di voto. Certo, ci farebbe piacere un parlamento più laico dell’attuale (e ci vuole veramente poco). Se la laicità è, come è, un supremo principio costituzionale, allora tutti i partiti dovrebbero farla propria. Purtroppo capita esattamente il contrario.
 

Quali sono i canali per contattare o collaborare col UAAR?

Abbiamo una sede a Roma, a cui si può telefonare in orario d’ufficio, o a cui si può inviare una e-mail (info@uaar.it). Abbiamo anche un gruppo Facebook sostenuto da oltre 22.000 navigatori (www.facebook.com/UAAR.it), e siamo presenti su due terzi delle province italiane. Le occasioni per un contatto non mancano certo…

Prossime iniziative che vi riguardano e che volete condividere con i nostri lettori?

Febbraio sarà il mese dei Darwin Day e della Settimana AntiConcordataria. E subito dopo partirà la nostra casa editrice, Nessun Dogma. Ma non ci fermeremo certo qui!

 


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