Per Saviano. Tutti insieme appassionatamente

par alessandro tantussi
sabato 20 novembre 2010

Ma questo ossessivo affannarsi a giustificare l’intervento dello scrittore a “Vieni via con me” suona un po’ come un atteggiamento forzato, ovvero un indizio del fatto che, per la serie excusatio non petita accusatio manifesta, si voglia sostenere a tutti i costi un comportamento che di per sé non meriterebbe di essere difeso.

Spero dunque non sia considerato reato di lesa maestà sostenere che, anche lui quando sbaglia sbaglia, e se per caso si è lasciato prendere la mano dalla sovraesposizione mediatica parlando come un oracolo, un’autorità infallibile fonte di saggi consigli o di profezie, può essere che anche lui stavolta l’abbia fatta fuori del vaso.

Che anche nella Lega ci siano, in qualche caso, dei corrotti dalla ‘ndrangheta è del tutto probabile, forse accertato, perfino scontato direi, ma le affermazioni di Saviano sono suonate in modo diverso e sostanzialmente recepite dagli ascoltatori come una condanna della Lega quasi fosse un’associazione a delinquere nel suo complesso.

Vale appena la pena di ricordare che l’articolo 27 della nostra Costituzione recita: “La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. […]” dalla prima affermazione deriva il fatto che non si può accusare “un partito” di collusioni con la mafia: si devono fare nomi e cognomi per evitare di gettare il discredito su tutti. La seconda affermazione… beh, quella va già meno di moda, visto che la tendenza ad emettere sentenze definitive dalle pagine dei giornali e dei media è diventato uno sport nazionale.

Oltretutto Saviano si è esposto al ridicolo, visto che all’indomani il ministro leghista dell’interno, Maroni, ha annunciato la cattura dell’ennesimo latitante, forse quello ritenuto più pericoloso dallo stesso Saviano.

Che gli amministratori leghisti siano oggetto di particolare attenzione è del resto nella natura delle cose, per fare “affari con la politica” nel nord i mafiosi rivolgono le loro attenzioni a chi governa, ben poche opportunità avrebbero se si rivolgessero ai consiglieri comunali di Sinistra e Libertà o ai Comunisti, non solo perché forse sono più onesti ma anche perché, oggettivamente, non manovrano le leve del potere. 

Che la Lombardia sia terra di conquista della mafia è parimenti scontato. Dove dovrebbe rivolgere le sue mire una organizzazione che tenta di intromettersi nei grandi circuiti della finanza e degli affari? La Basilicata, sia detto con il massimo rispetto, offre meno opportunità della Lombardia. Ma con altrettanto rispetto, e nel rispetto del suddetto art. 27 della Carta, si deve evitare di lanciare messaggi del tipo “i Lombardi sono mafiosi”.

In sostanza credo che i Faziosi autori del programma “vieni via con me” fossero mossi da intenti politici, il che del resto parrebbe confermato dal duetto Bersani-Fini. Ai media faziosi, da un parte e dall’altra, ci siamo abituati, è fatto deprecabile ma scontato anche per un media che ha ormai perso il senso del pubblico servizio, solo che questa volta anche Saviano è caduto nella trappola.


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