Per Maria Cannata l’Italia non è la Spagna. Ma sarà sufficiente?

par Paolo Borrello
sabato 15 gennaio 2011

“Bisogna essenzialmente mostrare agli investitori che l’Italia non è la Spagna. E i nostri argomenti sono solidi: le agenzie di rating sottolineano che la nostra economia è diversificata mentre la Spagna era molto dipendente del settore immobiliare”. Ad affermarlo, in un’intervista a “Les Echos”, è il direttore generale per il debito pubblico del ministero dell’Economia, Maria Cannata. Inoltre, sottolinea Cannata, “lo Stato ha aiutato le banche italiane solo per 4 miliardi nel 2009 perché il settore era già molto sorvegliato da anni. Mettiamo in evidenza anche il fatto che l’Italia dispone di un tasso di risparmio elevato e di un debito privato relativamente modesto, il che è un elemento rassicurante dopo la crisi irlandese”. Infine, aggiunge, “anche se il debito pubblico italiano è il più elevato della zona euro in termini assoluti insistiamo sugli sforzi di rigore e di controllo della nostre finanze pubbliche. Ad esempio ricordiamo che l’Italia ha effettuato la riforma pensionistica senza proteste”. Quello che è importante per noi, rileva ancora Cannata, “è di mantenere il posizionamento intermediario dell’Italia, tra i paesi “periferici” e i “paesi centrali” della zona euro, come il Belgio (salvo il fatto che non abbiamo il loro problema politico), e con il vantaggio di un mercato secondario molto più liquido. Per questo -sottolinea- dobbiamo passare più tempo di prima a spiegare chi siamo agli investitori stranieri, in particolare ai non europei”.

Le considerazioni di Maria Cannata sono condivisibili. Certo l’Italia non è la Spagna, per i motivi da lei esposti. La situazione italiana è migliore, nonostante l’elevato rapporto tra il debito pubblico e il Pil. L’analisi di Maria Cannata è però incompleta, forse per il ruolo da lei svolto. Maria Cannata è infatti la prima responsabile degli esiti delle aste relative all’emissione di titoli pubblici italiani i cui acquirenti sono anche soggetti esteri che vanno tranquillizzati e che tengono in considerazione soprattutto le questioni evidenziate dalla Cannata. Ma, a lungo andare, saranno sufficienti per l’atteggiamento dei mercati le “performances” che contraddistinguono l’economia italiana, evidenziate da Maria Cannata, soprattutto se continuerà la crisi finanziaria e se colpirà un paese come la Spagna, molto più importante della Grecia e dell’Irlanda? Probabilmente non saranno sufficienti. Per questo sarà necessario che la politica economica italiana invii qualche segnale credibile che effettivamente si intende procedere verso l’attuazione di quelle riforme strutturali senza le quali è impensabile riuscire a rafforzare, stabilmente, la crescita economica, obiettivo questo che servirebbe anche a ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil. Ma per il momento quei segnali sono del tutto assenti.


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