Pensioni delle donne: per i sindacati nessun cambiamento
par Paolo Borrello
sabato 18 giugno 2011
L’indiscrezione secondo la quale, nell’ambito della prossima manovra economica, il governo intenda incidere sulle pensioni delle donne nel settore privato, alzando gradualmente a 65 anni l’età pensionabile, ha provocato un netto dissenso da parte di tutti i sindacati.
Considerare le pensioni “come un serbatoio di spese da tagliare è un'ipotesi assolutamente errata”, ha affermato il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. “Irrealistica, la respingiamo”, ha detto il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, riferendosi all’ipotesi dell’innalzamento dell’età pensionabile. Sarebbe una “proposta inaccettabile” per il numero uno della Uil Luigi Angeletti. E dall'Ugl il segretario generale Giovanni Centrella ha rilevato: “Non è accettabile che il governo per rastrellare soldi usi le solite scorciatoie". Di fronte a un quadro che è solo di indiscrezioni, nessun commento è arrivato dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. La cui posizione è comunque “molto chiara”, hanno osservato dal ministero: Sacconi “è sempre stato contrario” a un innalzamento dell'età per la pensione delle donne nel privato, pensa che “non va bene”, perché la situazione vissuta da impiegate e operaie in fabbrica non è la stessa di una dipendente pubblica, anche in termini di garanzia del posto di lavoro. Per Susanna Camusso è una “condotta insopportabile” quella del Governo di “ridurre le possibilità di scelta e introdurre vincoli come modalità per fare cassa”. In un Paese “in cui l'assoluta maggioranza delle pensioni è troppo bassa”, allungare l'età pensionabile sarebbe “una doppia ingiustizia”. Mentre più in generale, “al di là dei proclami”, la Camusso ha espresso il timore che quello che si sta pensando di fare con la manovra non sia altro che “una operazione di tagli in un Paese che non ha le condizioni per sopportarli”. Dalla Cisl Raffaele Bonanni ha sottolineato che “le donne sono già in difficoltà perché quarant'anni di lavoro non corrispondono a quarant'anni di contribuiti a causa delle interruzioni della loro carriera e della maternità”. E ha aggiunto: “Come si può discutere di questo di fronte agli sprechi della politica e alle condizioni di insopportabile vantaggio di chi fa politica? Questo è uno scandalo”. Per Luigi Angeletti “è strano che, in Italia, quando non c'è uno straccio di idee, c'è qualcuno che parla di interventi sulle pensioni”. Si tratterebbe comunque, dice il segretario generale della Uil, di una ipotesi “che non esiste”. Mentre il leader dell'Ugl Giovanni Centrella ha auspicato che l'indiscrezione “venga immediatamente smentita. Tutti sanno - dice - che le donne vanno in pensione per dedicarsi alla cura della propria famiglia o di quella dei figli, visto che il Paese è sfornito di adeguati servizi e di politiche per la conciliazione”.