Pasquale La Rocca non è Piermario Morosini: gli operai muoiono nell’indifferenza

par Samanta Di Persio
venerdì 8 giugno 2012

Il 14 aprile Piermario Morosini si accascia al suolo durante la partita Pescara Livorno e viene stroncato da un infarto. Un video immortala la tragedia: fa il giro del web e delle televisioni. Il giocatore ha 25 anni. Immediatamente il mondo del calcio è in lutto: annullate tutte le partite, un minuto di silenzio negli stadi europei. 

Il calcio rende tutti fratelli, ma anche il CONI dispone un minuto di silenzio per tutti gli altri sport. Viene disposta l’autopsia. Non è il primo caso di morte improvvisa di un calciatore. Ogni volta questi eventi riaccendono polemiche e dubbi sulla genuità del calcio italiano. Il polverone si dissolve alla successiva giornata di campionato.

Il 7 giugno, ieri, Pasquale La Rocca, caporeparto all’Ilva di Novi Ligure (Alessandria) muore schiacciato da un muletto. L’Operaio ha 31 anni. La fabbrica non si ferma, nemmeno un minuto. Prosegue la sua attività. In realtà nessuna fabbrica si ferma.

In realtà non c’è un grido unanime dei sindacati per chiedere il lutto nazionale perché un altro protagonista dell’economia, del profitto è morto. Non si ferma nessuno, nemmeno quando un processo per la morte di un lavoratore si conclude con la prescrizione del reato. I lutti restano delle famiglie, così come la rabbia di Rosario D’Amico che in questi giorni ha ricevuto le motivazioni della sentenza della Corte D’Appello di Napoli.

Rosario ha perso il papà Antonio alla Fiat di Pomigliano, l’uomo è stato investito da un muletto. Nessuno viene punito, nessuno è responsabile: il reato si è prescritto ed i familiari devono supplicare i media per dedicargli un minuto di attenzione.


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