Partito Democratico, Fassina risponde a Veltroni: "Sbagli tutto, Walter!"

par Paolo Monarca
lunedì 20 febbraio 2012

Appena una settimana fa il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani, in una lettera aperta indirizzata a Eugenio Scalfari, sosteneva che "Dopo quattro anni siamo usciti dal problema identitario. Non abbiamo certo finito il nostro lavoro di costruzione né abbiamo corretto tutti i nostri difetti, ma non siamo più una ipotesi o un esperimento o un partito in cerca di Dna". Cioè: la linea politica è ormai definita e condivisa da tutti.

Bene, a smentire Bersani ci ha pensato l'ex leader dei democratici, Walter Veltroni. In un'intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica ha dichiarato: 

CURZIO MALTESE: "Veltroni, non è un po' eccessivo definire riformismo la stagione di Mario Monti?"

VELTRONI: "No. Sono bastati tre mesi per capire che non si tornerà indietro. Circola nel Pd, ancor più nel Pdl, l'idea che questo sia solo un governo d'emergenza, una parentesi dopo la quale si tornerà ai riti e ai giochi della seconda repubblica o peggio della prima. Qualcuno dà giudizi tali da rischiare il paradosso di consegnare al centro o al nuovo centro destra il lavoro del governo. È un errore grave. Questo governo tecnico ha fatto in tre mesi più di quanto governi politici abbiano fatto in anni. Ha dimostrato non solo di voler risanare i conti, ma di voler cambiare molto del paese e vi sta riuscendo, con il consenso dei cittadini e dell'opinione pubblica internazionale. La copertina di Time o l'ovazione al Parlamento europeo sono un tributo ad un paese che solo qualche mese fa era guidato da Berlusconi e deriso". 


CURZIO MALTESE: "È d'accordo con il governo anche sull'articolo 18?"

VELTRONI: "Sono d'accordo col non fermarsi di fronte ai santuari del no che hanno paralizzato l'Italia per decenni. Il nostro è un paese rissoso e immobile e perciò a rischio. Credo che finora il governo Monti stia realizzando una sintesi fra il rigore dei governi Ciampi e Amato e il riformismo del primo governo Prodi". 

Oggi, sulle pagine de l'Unità, non si è fatta attendere la risposta di Stefano FassinaIl responsabile "Economia e Lavoro" del Partito Democratico ha smentito categoricamente le affermazioni di Veltroni, e non ha risparmiato a Walter una vigorosa... tirata di orecchie.

"A proposito, di riforma della politica, caro Walter, obiettivo che da sempre ti sta a cuore come a tanti di noi, la prima regola per un dirigente nazionale sarebbe quella di affermare la posizione del partito di cui è parte. La posizione del Pd sul mercato del lavoro e sull'art.18 è diversa dalla tua, ovviamente legittima, ma minoritaria nel partito e più vicina, invece, alla linea del "pensiero unico" e alle proposte del centrodestra (è una constatazione, un fatto, non un'inaccettabile accusa di intelligenza con il nemico). In un partito serio, in un passaggio di fase così delicato, prima di dire la propria posizione, si dovrebbe ricordare la posizione del partito, sopratutto quando essa è stata votata dagli organismi dirigenti e confermata più volte, da ultimo nel Forum Lavoro del 12 gennaio scorso.

Infine, permettimi di notare una singolare conseguenza della tua valutazione del Governo Monti. Senza nulla togliere alla funzione positiva finora svolta dal Governo Monti, gli esempi da te ricordati soltanto in Italia sono considerati “riformisti”. In qualunque altro Paese civile, la lotta all’evasione, la ricostruzione di un decente servizio pubblico radiotelevisivo, l’applicazione senza distorsioni dell’Imu sugli immobili ad uso commerciale delle chiese, sono denominatore comune dell’arco costituzionale. Se il programma del Governo Monti è l'orizzonte di una forza progressista come il Pd, allora delle due l'una: o il PdL, che insieme a noi sostiene il governo Monti, è diventato un partito progressista, oppure la tua valutazione è sbagliata. Se fosse giusta, dovremmo essere conseguenti. Alle prossime elezioni il Pd dovrebbe presentarsi insieme al PdL, oltre che al Terzo Polo: una sorta di partito unico del pensiero unico. La fine della politica, non solo della democrazia dell’alternanza".

A questo punto chiediamo a Bersani: è ancora convinto, segretario, che l'identità del Pd, il suo dna, la sua linea politica siano solidi come afferma?


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