Partecipate locali: mangiatoie da chiudere

par Daniel di Schuler
lunedì 25 agosto 2014

O perlomeno da sfoltire nel loro numero e in quello dei loro amministratori. E' quello che si proponeva il piano triennale di Carlo Cottarelli che, ora, un disegno di legge presentato da Scelta Civica vorrebbe accelerare.

Sapere che, alla fine di ogni mese, poderosi intellettuali come il Senatore Domenico Scilipoti o l'Onorevole Antonio Razzi portano a casa uno stipendio pari a quello di una decina abbondante di operai od impiegati ci scandalizza. Lontano dal Parlamento, dai riflettori e dall'indignazione popolare, ci sono però altre centinaia di migliaia di nostri connazionali che pascolano nei sottoboschi della politica. Tra le mangiatoie dove trovano di che ingrassare, vi sono le 8.000 aziende partecipate, i cui consigli di amministrazione offrono un gran totale di 37.000 incarichi. Ad occuparli sono in 26.500 (qualcuno siede nel consiglio di due o più aziende); una folla di pluri-trombati storici e di capi e capetti locali dei vari partirti oltre che dei soliti figli, nipoti ed amici degli amici, per la maggior parte senza la minima qualifica od esperienza. Doti peraltro superflue vista la natura dell'impegno loro richiesto (in molti casi, nulla più di una firma sotto al bilancio di fine anno, senza neppure dover capire cosa vi sia scritto) e di una buona parte delle aziende di cui dovrebbero occuparsi.

Sono 15.000, infatti, i posti disponibili nei consigli di società che hanno meno dipendenti che amministratori. Una barzelletta? Oh, ma ce n'è una ancora migliore. Almeno 1.200 partecipate hanno sì un consiglio di amministrazione, ma di dipendenti non ne hanno neppure uno: sono sigle dietro cui sta il nulla. La voglia di ridere, però, scappa quando si pensa che, secondo i dati forniti il 7 agosto da Carlo Cottarelli, il commissario governativo alla revisione della spesa, i compensi di questi amministratori ci costano un bel mezzo miliardo l'anno. Spesa da aggiungere ai 1.200 milioni delle perdite registrate (cifra fornita dal Mef per il 2102) da aziende tanto abilmente gestite. Di che far pensare allo stesso Cottarelli di poter far risparmiare ai contribuenti fino a due miliardi l'anno, riducendo a 1000 (quelle che forniscono reali servizi, come la romana Atac, che peraltro nel 2012 è stata anche la società che con 150 milioni di Euro aveva fatto registrare le perdite più elevate) il numero delle partecipate. Per arrivare a questo obiettivo, e contando di poter risparmiare almeno 300 milioni dalla sola riduzione del numero e dei compensi dei consiglieri d'amministrazione, il commissario ha elaborato un piano che dovrebbe però giungere a compimento solo nell'arco di tre anni.

Scelta Civica (ma allora da quelle parti ancora qualcuno respira), per accelerare i tempi, ha già presentato il disegno dei legge “Disbosca - Italia” (ma allora siamo dei poeti), che dovrebbe essere affrontato dal Consiglio dei ministri alla fine di questo mese e che, oltre a promettere risparmi immediati, prevede la chiusura, nel giro di sei mesi, di 1.500 tra le partecipate più sgarrupate.

Questi i sei punti fondamentali del provvedimento:

  1. divieto per le amministrazioni di avere partecipazioni inferiori al 10% (e al 20% per le nuove acquisizioni) in società non quotate.

  2. Obbligo, entro sei mesi, di liberarsi della partecipazioni al di sotto di quella soglia.

  3. Obbligo di cedere o chiudere, sempre nel giro di sei mesi, le partecipate con meno di dieci addetti o che fatturino meno di 100. 000 euro.

  4. Eliminazione del consiglio d'amministrazione, per le partecipate di comuni con meno di 30.000 abitanti e sua sostituzione con un amministratore unico.

  5. Riduzione dei trasferimenti statali del 10% per gli enti che non rispettino i primi quattro punti.

  6. Sanzioni fino al 20% dello stipendio lordo agli amministratori degli enti locali che non si adeguino.

Norme su cui ben difficilmente si potrebbe trovare di che eccepire, ma non è caso di illudersi che il Parlamento possa poi approvarle in fretta. Facile, anzi, immaginare gli alti lai di una parte del mondo politico. Scopriremo che alcune delle scatole vuote che si vorrebbe chiudere vuote hanno in realtà “valore strategico”; che altre sono “patrimonio irrinunciabile della comunità”. Le solite trombonate retoriche di chi, nascondendosi dietro i valori, da sempre fa gli affari propri e dei propri amicuzzi.

 

Foto: Uk in Italy/Flickr

 


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