Parroco nega comunione a bambino disabile

par UAAR - A ragion veduta
mercoledì 11 aprile 2012

Da Porto Garibaldi, frazione a Comacchio in provincia di Ferrara, arriva il caso di un parroco che non ha dato la comunione ad un bambino perché disabile. La famiglia ha fatto frequentare il corso per la prima comunione al figlio, ma infine don Piergiorgio Zaghi non ha ammesso il ragazzino alla comunione dicendo che non era capace di intendere e volere. Il parroco aveva manifestato le sue perplessità alla famiglia fin dall’inizio, ma questa aveva insistito per far frequentare il corso. Durante la cerimonia, era presente assieme a tutti gli altri anche il bambino con disabilità, che però al momento clou non ha ricevuto l’ostia. La cosa ha indispettito altre famiglie presenti, che hanno scritto al parroco.

Il vicario della diocesi di Ferrara-Comacchio, monsignor Antonio Grandini, nega che ci sia stata discriminazione e parla di “caso montato dalla famiglia”. Lo stesso padre avrebbe “riconosciuto che il figlio è totalmente incapace di intendere e volere e quindi non in grado di distinguere tra un pezzo di pane e un’ostia”. Tra l’altro la coppia non è nemmeno sposata con matrimonio religioso, quindi non si poteva tentare l’escamotage della “comunione nella fede della famiglia” e si ripiegherà su un altro tipo di ritualità.

Nei mesi scorsi una situazione simile c’era stata in Gran Bretagna, nei confronti di un bambino affetto dalla sindrome di Down.

Questi avvenimenti suscitano alcune riflessioni. La prima è che molto, troppo spesso, i riti religiosi soprattutto cattolici vengono considerati momenti imprescindibili nella vita dei bambini, cui ci si adegua per conformismo e non per fede. E che a volte anche coppie non credenti o comunque non cattoliche persino pretendono, per non escludere i figli da occasioni che coinvolgono gli altri coetanei, o per adeguarsi alle proprie famiglie d’origine. L’altra è che i parroci si premurano di ricordare che per accedere a determinati sacramenti bisogna essere capaci di intendere e volere, ma non hanno nessun problema a battezzare neonati di pochi mesi. Va ricordato che il battesimo è un atto che ha conseguenze canoniche, in quanto ‘trasforma’ i bambini in sudditi della Chiesa cattolica.


Leggi l'articolo completo e i commenti