Parolisi, Melania, Rea e Google... una storia, come altre, di numeri

par Laura Murino
mercoledì 20 luglio 2011

Nonostante l’informazione globale sia un vaso di Pandora senza fondo, si è convinti che l’estate, forse per il clima di per sé già caldo e per l’aria di vacanza che aleggia nell'aria, induca le persone a dimenticare, quasi con non chalance, avvenimenti rilevanti e la loro voglia di conoscerli. Per verificare se i fatti corrispondano veramente alle nostre percezioni più superficiali, grazie all’aiuto di Google Insights, siamo andati alla scoperta degli argomenti sui quali il pubblico italiano interroga maggiormente i motori di ricerca. L’idea è partita da un articolo precedentemente scritto sui tragici avvenimenti che riguardano l’omicidio di Melania Rea. L’articolo ha ricevuto diverse migliaia di visite, senza contare le condivisioni su Facebook, che arriverebbero a 60, più un paio di Tweet. 

Per chi non fosse esperto dello strumento che Google mette a disposizione, grazie a Google Insights si possono attuare delle ricerche con l'aiuto di diversi filtri e sulle parole che più si preferiscono. Se si fa una ricerca generale sui trend dei sette giorni precedenti nel settore News, salta all’occhio come le parole più cercate siano “melania” “melania rea” “rea” “parolisi” “salvatore parolisi” ai primi quattro posti e in più “parolisi” risulta avere un incremento del 110% nelle ricerche.
 
Tutti questi numeri e parole cosa significano praticamente? Ciò che queste statistiche indicano è semplicemente quello che gli italiani digitano sul motore di ricerca Google riguardo alle notizie di attualità.
 
Volendo mettere a confronto alcuni tra i casi di cronaca più seguiti dai media nell’ultimo anno, ci accorgiamo come l’attenzione per i singoli casi duri diversi mesi, con svariati picchi che corrispondono alle rivelazioni più salienti riguardanti i casi.

Se prendiamo, ad esempio, l’ultimo di questi omicidi, quello di Melania Rea si può seguire l’andamento delle indagini o delle fughe di notizie più importanti, che hanno dato, cioè, rilevanza al caso. La prima vera svolta nelle ricerche degli internauti sul caso si è avuta chiaramente il 4 maggio quando dalla procura erano giunte voci che la versione del marito, Salvatore Parolisi, non sarebbe stata coerente con le prove e con altre testimonianze. Parolisi, ormai indiziato, ha ravvivato l’interesse della gente per il caso, che non si presentava più come un “normale” caso d’omicidio, ma si stava trasformando in un’intricata storia di amori e tradimenti, sofferenze matrimoniali, segreti e violenze. Il secondo picco di googleraggi risale al 18 maggio quando, dopo che si sapeva già della ex Ludovica, entrò in scena una terza figura femminile. Il 25 maggio, giorno successivo alla fiaccolata in memoria dell’amica uccisa, il marito alza una polemica contro gli inquirenti e contro l’assenza di avanzamento nelle indagini. Un nuovo indizio viene trovato il 15 giugno e cioè il cellulare di Melania, nello stesso campo dove un testimone affermava di aver visto precedentemente al ritrovamento Salvatore cercare qualcosa. Ed ecco che il 5 luglio c’è una rivelazione: parla l’ex del marito, Ludovica Perrone, come anche il giorno successivo in cui un’amica afferma che Melania volesse lasciare il marito. Infine, il 12 luglio, in presenza di una rogatoria internazionale per controllare il profilo Facebook di Parolisi c’è l’ultima grande ricerca sul caso Melania.

E così è stato per il mandato d’arresto per Parolisi che ha creato un nuovo picco nei trend di ricerca la cui scia continua tuttora di fronte al suo arresto effettivo.

Si potrebbero fare diversi paralleli di come funzioni il binomio cronaca nera - audience. La recente storia dell’informazione italiana è puntellata di notizie che legano per mesi i lettori alle pagine dei quotidiani e ai telegiornali (Erica e Omar, Cogne, la strage di Erba, Meredith, Sarah Scazzi e Yara Gambirasio). La “moda” degli scoop nasce negli anni ‘50 quando, liberi finalmente dalla censura fascista, i giornalisti poterono dedicarsi alla scrittura di eventi eclatanti e diffondere versioni alternative degli eventi. Il primo grande caso fu quello del bandito Giuliano, che diede il là al giornalismo d’inchiesta. Attraverso una nuova libertà ritrovata, i media si accorsero che alla gente questi temi interessavano e appassionavano. Questa ricerca del sensazionalismo, che inizialmente si mostrava come una voglia di comprendere la complessità dei fatti, negli anni si andò trasformando. Una volta capiti i gusti dei lettori, il “giornalismo popolare” si andò specializzando in fatti di cronaca nera peculiari, riuscendo a creare intorno ad essi una sorta di nuovo genere narrativo: il reale nella forma del romanzo. Non si leggeva più un libro per appassionarsi ad una storia, ma si leggevano i fatti reali raccontati a puntate come, appunto, nei libri.
La nascita del fenomeno è stata recentemente analizzata in una puntata "Il grande scoop. Il giornalismo italiano negli anni Cinquanta" di “Correva l’anno” nella quale vengono ripercorsi i principali scoop che fecero notizia e storia in tutta l’Italia degli anni Cinquanta.

A seguire è storia dei nostri giorni: la televisione trasforma l’approccio della narrazione unendo la forza evocativa della radio e quindi dell’audio alle immagini in movimento. Insomma, si produce un mix di forte impatto emotivo: la forza della narrazione e delle immagini fa condividere i sentimenti dei protagonisti con grande realismo e spesso è sufficiente saper dosare i vari fattori per trasformare un evento carico di emozioni in una storia nella quale ci si sente partecipi in vari ruoli, dal protagonista all’investigatore, dalla vittima all’aggressore, dal vicino al genitore. Così la cronaca sostituisce nella vita delle persone una serie tv oppure un libro, mescolando finzione e realtà, in un insieme che tra notizie, immagini, parole e video trasforma un brutale e triste avvenimento, quale un omicidio o una scomparsa, in un interessante storia di cui si vuole morbosamente conoscere il finale. Come quando l'11 settembre 2001, davanti alle immagini che passavano in televisione delle due torri che si accasciavano su se stesse, dopo essere state colpite da due aerei, ciò che si disse fu "sembra un film". Proprio in quest'occasione si è persa la distinzione tra reale e immaginario, creando dei "calchi degli eventi" che fanno pian piano perdere il senso verosimile dei fatti [spiegato molto bene nel libro "Lo sguardo e l'evento" di Marco Dinoi]. 

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