Parlamento confuso e il governo riesce a salvare Equitalia

par RobertaLemma
mercoledì 22 giugno 2011

La Camera ha votato la fiducia sul decreto Sviluppo con 317 sì, 293 no e 2 astenuti; ancora una volta il traghettatore Tremonti supera la prova e conferma la sua insofferenza verso la giustizia sociale. Questo il primo commento a caldo della Federcontribuenti: "Hanno volutamente snobbato le richieste dei contribuenti italiani, ancora una volta si è votato non nel nome del popolo bensì, come espressione dei poteri forti".

Ma come è possibile se solo pochi giorni fa la Camera, all'unanimità, approvò il documento della Federcontribuenti contro Equitalia? Mozioni poi bocciate nella Commissione Finanza, è vero, ma, quella di oggi non era la stessa aula parlamentare dell'approvazione unanime? Misteriosi meccanismi parlamentari che prima fanno gridare alla meraviglia e poi urlare allo sconforto e alla denuncia. Un blocco politico o qualsivoglia centralizzazione: pronti a difendere i diritti degli italiani davanti ad una telecamera e a difendere potenti imprenditori e finanza privata durante il voto. Se è vero che in 293 hanno votato contro è pur vero che, guarda caso, l'equazione matematica ha ancora una volta appoggiato non tanto il governo ma, la politica, economica, tremontiana.

Questo decreto oltraggia le vittime del fisco, non risana l'economia nazionale, non risolve la prepotenza di Equitalia e soprattutto, non si schiera a difesa dei cittadini italiani. Per i debiti fiscali fino a 2.000 euro Equitalia non puo' far ricorso alle ganasce fiscali se prima non ha inviato due solleciti di pagamento a distanza di sei mesi uno dall'altro, questo soltanto per i nuovi debitori. Non si puo' iscrivere ipoteca per i debiti fiscali fino a 20.000 euro qualora l'immobile in questione sia l'abitazione del nuovo debitore. Per gli altri casi resta confermato il limite di 8.000 euro. Sono escluse dal cosiddetto 'spesometro' (comunicazione telematica all'Amministrazione finanziaria delle spese sopra i 3.000 euro) gli acquisti effettuati con bancomat o carte di credito spingendo i cittadini verso la moneta elettronica e quindi verso una politica di speculazione bella e buona. Nell'accertamento coattivo e' prevista la sospensione dei pagamenti per 180 giorni (contro i 60 attuali), vale a dire che prima paghi e poi, semmai, puoi chiedere, come è nel diritto di ogni cittadino, giustizia: come la mettiamo con gli evidenti problemi italiani di giustizia tributaria? I giudici tributari hanno già dato l'allarme: «Tanti ricorsi con richieste di sospensione che provocheranno un pericoloso ingolfamento nel lavoro in questo settore.» I giudici tributari sono pochi, 3.600 mentre l'organico ne prevede 4.668, e lavorano part time perchè non esiste una figura professionale a tempo pieno.

Conclude Finocchiaro: "E' una vergogna che i cittadini non possano contribuire al sistema fiscale, dopotutto son proprio i cittadini a subire le scelte scellerate della classe politica. Questo crea tensioni sociali. Possibile che questo governo non prenda in esame le proposte popolari e delle organizzazioni come la nostra che ogni giorno sono a contatto con questi cittadini e che quindi potrebbero contribuire al bene della Nazione? Basta con il fisco oscuro che minaccia cittadini e imprese". Anche la riforma della giustizia tributaria è tramontata.

Servirebbero magistrati tributari a tempo pieno e bisognerebbe rendere questi indipendenti dal controllo del ministero dell'Economia e delle Finanze, un chiaro conflitto di interesse che rende difficile il lavoro dei giudici chiamati a giudicare cause tra cittadino ed enti pubblici.

Il meccanismo anatocistico per il calcolo degli interessi non si applica a partire dai ruoli consegnati a decorrere dalla data di conversione del decreto, per quelli che fino ad oggi sono falliti anche grazie alla pratica anatocistica non c'è e non ci sarà né salvezza, né giustizia.

Il presidente della Federcontribuenti, Carmelo Finocchiaro, sulla base di quanto deciso dal governo, annuncia e minaccia provvedimenti plateali; è già stata programmata una riunione di urgenza del direttivo dell'organizzazione nazionale.


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