Parigi: ma davvero è uno scontro fra religioni?

par Fabio Della Pergola
sabato 14 novembre 2015

Chiedersi perché esista il terrorismo potrebbe essere una domanda da fiera delle banalità.

Ma quando si fa scorrere una notte a poche decine di centimetri da un televisore, passando a rotazione su tutti i canali di notizie del mondo, in attesa di non si sa cosa, alla fine si è così esausti e svuotati da non riuscire più a pensare se non a banalità.

Sembra impossibile raccontarsi perché dei giovani, forse giovanissimi, decidono che tutta la loro vita, le loro speranze, i loro futuribili amori, i loro ipotizzabili figli, tutto il loro avvenire, tutto quanto, deve finire lì, in quel preciso momento, per propria volontà, trascinando con sé decine di sconosciuti colpevoli solo, ai loro occhi, di non essere esattamente come loro, ideologicamente come loro.

Chi spara nel mucchio non ha il tempo - né la volontà, si direbbe - di distinguere tra le vittime: i biondi muoiono sotto i colpi esattamente come i mori, gli uomini come le donne, i giovani come i vecchi, i bianchi come i neri, i protestanti come i cattolici, come gli ebrei, come i musulmani, come gli atei. A loro che importa?

Non c'è distinzione, non c'è - come nel caso del negozio ebraico o della redazione di Charlie Hebdo - una scelta mirata, un nemico individuato per quanto farneticando - che nemico può essere un vecchio ebreo che si compra del cibo kosher? - Non ci sono dei chiari simboli da colpire. Qui, oggi, non interessa distinguere.

Leggo sul Corriere: “il primo attacco è avvenuto quando un kamikaze si è fatto saltare in Boulevard Voltaire senza fare altre vittime, a Rue de Charonne 18 vittime al bar La Belle Équipe, cinque morti alla pizzeria La Casa Nostra in a Rue de la Fontaine au Roi, almeno dodici morti tra Rue Alibert nel bar Le Carillon e nel ristorante Le Petit Cambodge in Rue Bichat. Il resto delle vittime si è avuto nel teatro Le Bataclan, alle quali vanno aggiunte le tre persone morte all’esterno dello Stade de France...”

Si colpisce un bar, una pizzeria, un teatro, uno stadio. È un modo di vivere che viene colpito, non chi ci vive, che potrebbe essere un cristiano oppure no. Un occidentale oppure no. Un francese oppure no. Bianco o no. Non ci sono forse bar, pizzerie, teatri o stadi nei paesi islamici? Forse che non ci sono stati decine e decine di attentati terroristici in tutti i paesi islamici, contro la popolazione civile?

Questa non è una guerra fra religioni, anche se gli attentatori sono probabilmente dei fanatici religiosi: quante fra le 128 vittime accertate ad oggi sarà stata cristiana? E quante musulmane? O ebree? O atee?

È terrore puro, cioè l’affermazione del puro nulla come realtà ultima, a cui non si può sfuggire. Nichilismo.

Che si propone un’unica finalità: determinare reazioni altrettanto nichiliste.

Già tutta la destra xenofoba europea sta sbavando il suo ancestrale odio. Libero titola: "Bastardi islamici". Non bastardi assassini o maledetti sanguinari o cose simili. No, bastardi "islamici", mettendo sullo stesso piano, nello stesso piatto, i terroristi di Parigi e il kebabista sotto casa, i tagliagole dell'ISIS e il pizzaiolo egiziano.

E da tempo i vari Salvini, Le Pen o Orbàn non sprecano un minuto a distinguere tra un profugo siriano, che fugge dalla guerra civile, e un terrorista che magari ha in tasca un regolarissimo passaporto francese o inglese o, perché no, italiano.

Reazioni da campi di concentramento, come invocava già ieri sera Laurent Wauquiez, leader del partito dei Républicains (il partito di Sarkozy). Dove finirà qualche terrorista, insieme a un numero imprecisato di poveri diavoli.

È la carta dello scontro finale, quella a cui mirano i giovanotti dell'ISIS malati di Nulla. Dietro ad ogni Nulla appare l’Apocalisse, il giorno del Giudizio, l'Armageddon.

Sono millenni che ce lo raccontano, prima o poi qualcuno doveva provarci: ieri fu il crociato ex-alcolizzato George Bush a creare quel Grande Vuoto che ancora ci ostiniamo a chiamare Iraq; oggi un tizio che si fa definire Califfo, il cui sport preferito è schiavizzare giovani donne e tagliare la gola a gente indifesa. Senza dimenticare tutto il resto.

Per domani, inutile nasconderselo, l'orizzonte è ancora più cupo.

Non è esattamente uno scontro fra religioni; se non è troppo banale, lo definirei uno scontro fra mentecatti. Una differenza che spesso è molto, molto sottile.

 

 

 


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