Paolo Conte ad Alghero, l’imprevedibile poeta del canto
par Luigi Coppola
giovedì 11 agosto 2011
Paolo Conte ad Alghero, l’imprevedibile poeta del canto. Esemplare suite di musica e testi con l’orchestra diretta dall’Avvocato astigiano. Finale silente con il pubblico che implora “Azzurro”. L’atteso appuntamento d’essai del decimo Festivalguer catalano si consuma nel primo sabato di agosto con il concerto di Paolo Conte.
Salito sul grande palco coperto dell’anfiteatro Ivan Graziani di Alghero intorno alle ventidue, accompagnato da una eccellente orchestra di dieci musicisti. Quattro anni dopo i suoi ultimi concerti sardi, l’Avvocato più amato della canzone d’autore, riserva agli oltre duemila dell’arena un incipit solenne: pubblico in piedi e scrosci di applausi per “Quanta Pasion”. Una cornice che si chiude non proprio allo stesso modo, novanta minuti dopo con un finale piuttosto freddo. Classico rientro in ribalta con tutti i musicisti, dopo una fine neppure annunciata (azzerate le battute con il pubblico durante lo show) per un solo brano. L’uscita questa volta è definitiva e passeranno lunghi minuti prima di una breve apparizione del cantautore. Stavolta solo, una mano fugace verso la siepe di fan che continua a reclamare “Azzurro” e poi il buio totale, che convince proprio tutti alla via silenziosa verso i cancelli.
C'è una indelebile scia del Novecento nelle musiche cool di Conte che attraversano il vecchio continente sino a giungere ai Mambo ed ai Charleston di oltre oceano. Una suite di suggestive ambientazioni ed immancabili storie di donne, amori e tante mani che figurano nelle narrazioni sonore e felliniane. Riunite nell'ultimo album, Nelson, edito nello scorso autunno, dal quale Conte estrae