Pane e Camorra: un business redditizio che ha il suo centro ad Afragola
par Vincenzo Fatigati
giovedì 21 aprile 2011
I più potenti clan della camorra si impossessano del redditizio mercato del pane causando evidenti danni agli acquirenti perché chiaramente non vengono seguite le dovute norme igienico sanitarie. Questo mercato riesce ad infiltrarsi anche nel mercato legale, mostrando il nuovo feroce e pericoloso volto della camorra.
Ieri, 20 marzo, nella puntata televisiva de “Le Iene” è andato in onda un servizio dove si denunciavano i rapporti che intercorrono tra mercato del pane e criminalità organizzata: nell'hinterland napoletano i più potenti clan camorristici si impossessano del redditizio business del pane, causando evidenti danni alla salute degli acquirenti che sono ignari dei metodi di produzione dello stesso pane che stanno mangiando.
Nella stessa trasmissione, oltre a mostrare come il pane veniva distribuito per strada sulle “bancarelle”, si cercava di spiegare “il sistema” di protezione che i venditori ottengono da opportuni referenti camorristi che non permettono di vendere a chi è sprovvisto di tale protezione.
“Questa è zona mia, mi fai litigare col mio capo” afferma un venditore di pane al giornalista che finge di fargli concorrenza, incalzando "chi è il tuo capo?" "è quello che fa il pane ad Afragola" gli viene risposto.
Questa puntata ci offre l'opportunità di fare più chiarezza su questo “sistema” di produzione e distribuzione che in realtà è più complesso e anche meno folcloristico di come viene rappresentato.
Persino il console Usa a Napoli, come dimostrato dalle rivelazioni di Wikileaks, denunciava le infiltrazioni della camorra nel mercato degli alimentari:
“Organized crime's environmental impact extends to food frauds, and Campania leads the country in this sector. According to police reports, the Camorra runs an estimated 2,000 illegal bakeries (two thirds of the region's total), using expired flour and ovens which emit toxic fumes (the "wood" is often old doors covered in paint)”
(J. Patrick Truhn, Console Usa a Napoli)
In questo dispaccio del giugno 2008, il console generale Usa a Napoli J. Patrick Truhn denuncia il business della camorra nel mercato degli alimentari “dalle importazioni a basso costo,che vanno dalle mele cariche di pesticidi della Moldova al sale del Marocco infestato dall'escherichia coli”.
Poi, citando un comandante, parla anche di come il pane viene cucinato con materiale tossico.
Potete constatare, come documentato dalle fonti citate in basso,che tutti sono concordi nell’indicare Afragola come capitale dei forni clandestini.
Non solo è sconvolgente come il pane venga prodotto con materiali altamente nocivi alla salute, ma merita una riflessione accurata il metodo di distribuzione del pane prodotto illegalmente. Un panettiere di Afragola, nella trasmissione radiofonica di Radio 1, descrive una particolare forma di racket: “le famiglie camorriste imporrebbero produzioni di pane e panini di forni che controllano”; cioè “i venditori sarebbero costretti ad acquistare pani e panini prodotti illegalmente".
Questo metodo di distribuzione viene confermato sia dal comandante della compagnia dei carabinieri di Poggioreale, ma anche dalla precedente trasmissione delle”Iene “ andata in onda nel 2009.
Come afferma l’assessore dell’agricoltura per la provincia di Napoli Francesco Borrelli, in un intervista del 2008 “Sospettiamo che i clan stiano forzando gli intermediari legittimi a comprare il pane e a rivenderlo agli alimentari di loro stessa proprietà, che forniscono una ricevuta d’acquisto e la trasformano in una comoda opportunità di riciclaggio di denaro”.
“Chiunque compra questo pane mangia della diossina e varie sostanze cancerogene che comportano un serio rischi per la salute”
Come si può appurare dal materiale audiovisivo i pani prodotti illegalmente, imposti dalle famiglie criminali, vengono prodotti con sostanze altamente nocive.
Sicché questo è solo uno dei tanti casi indicativi per mostrare il vero volto della camorra: il cancro della criminalità è estremamente nocivo alla nostra salute, quotidianamente. Anche il pane , che rappresenta simbolicamente il sacrificio del lavoro, è stato inquinato da loro. Il loro profitto ha danneggiato irreversibilmente la nostra salute.
Tuttavia nell'ultima puntata de “Le Iene” non si pone molto l'accento sull'infiltrazione dei clan della camorra col mercato legale, ma ci si sofferma solo ad un primo livello: anche i panifici legalizzati spesso smerciano pane imposto dai clan. Questo dimostra come sia difficile pertanto fare una distinzione netta e precisa tra ciò che è legale e ciò che è illegale; spesso sembra che sono purtroppo aspetti dello stesso processo. Ti rendi conto, vivendo in determinati territori, che l'immagine dell'infiltrazione camorrista non sempre ha quei tratti folcloristici, tipici di una manovalanza criminale che si richiama ad una veccia immagine oleografica e stereotipata del “camorrista” , ma esiste oggi un nuovo volto della camorra: più agguerrito e feroce con tanto di “giacca e cravatta” che a causa della pesante infiltrazione nel mondo legale determina una “democrazia a metà”.
Per ripristinare quella legalità “compiuta”, per avere una democrazia completa non è sufficiente solo abdicare alla scelta dell'acquirente, scegliendo ciò che “è legale” -magari comprando il pane in un panificio legalizzato- perché anche questo sembrerebbe imposto dai clan. Invece per affermare il diritto alla salute oggi è necessario un' azione di repressione, contrastando l'illegalità: denunciando quegli abusi. Bisogna lavorare su più livelli per ripristinare quei diritti sanciti dalla costituzione.
Fonte:
- qui potete vedere la puntata de "Le Iene"
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