Perché disertare le urne

par antonio cianci 251039
mercoledì 18 marzo 2009

Si avvicina un’altra tornata elettorale. Lorsignori affilano le armi e le liste, come compilation di clienti da nominare.

Allora proviamo ad affilare, anche noi cittadini, le lame della nostra intelligenza, per considerare cosa fare.

E se non rispondessimo ai loro forsennati preparativi, disertando le urne?

Il voto è un diritto di libertà che un cittadino libero e responsabile può anche decidere di non esercitare.

Se La legge elettorale prevede liste bloccate, senza preferenze; se non c’è libertà di scelta che diritto è?

Un buon elettore non può avere memoria corta sugli avvenimenti che caratterizzano quotidianamente la vita politica, economica e sociale del proprio paese.

Dopo le infinite promesse preelettorali sulle riforme urgenti da approvare ed i costi e gli sprechi della politica da abbattere, la Casta non ha dato alcun segno di vita in tal senso.

-Se i cassintegrati Alitalia tentano di occupare l’autostrada perché non ricevono gli emolumenti.

-Se improvvise interruzioni di servizi essenziali ancora minacciano di paralizzare il Paese.

-Se persino alcuni medici del 118 si fanno sorprendere a dormire durante le ore di lavoro.

-Se Il procuratore generale della Corte dei conti, nel discorso di apertura dell’anno giudiziario, lamenta il dilagare nella pubblica amministrazione della corruzione, per mancanza di controlli e mostra grande preoccupazione per l’indebitamento degli Enti locali a causa dei contratti “derivati”.

-Se un consigliere della provincia di Bolzano confessa di prendere, dopo 2 legislature, un vitalizio di 3700 euro mensili, la qualcosa riguarda anche tutti gli incarichi: di parlamentare nazionale, regionale od europeo.

-Se il premier ha la spudoratezza di proporre di far votare solo i capigruppo, per velocizzare le operazioni parlamentari, come un qualsiasi dittatorello sudamericano, proposta degna del venezuelano Chavez. 

-Se il ministro Tremonti tiene un’ampia e dotta lezione sulle cause della crisi per la fondazione dalemiana “Italiani europei” e ci fa la solita predica alternando regolarmente interventi di euforia statalista ad interventi di disinvolto liberismo, e propone di affidare ai prefetti il controllo della erogazione dei crediti bancari alle imprese.

Perché dovremmo scomodarci, far la fila al seggio elettorale, per esprimere il nostro consenso per chi non ha a cuore gl’interessi del Paese ma i propri?

Secondo il buon senso comune e il parere degli esperti, intellettualmente onesti, se il governo volesse aiutare tutte le categorie, non potrebbe che continuare ad indebitarsi, tassare i cittadini, favorendo sprechi e corruzione, cioè ripetendo gli errori di sempre. Se, invece, la classe politica si dedicasse una buona volta al contenimento della spesa pubblica, tagliando i costi della politica e realizzando quelle riforme di struttura, che solo possono liberare risorse vere e durature necessarie alla governabilità del Paese; ed inoltre consigliasse alle categorie produttive di non indebitarsi a loro volta con banche ed emissione di bond, e di metter mano ai propri fondi con aumenti di capitali, come fanno le aziende serie che intendono salvarsi, il paese troverebbe probabilmente i mezzi per superare la crisi grave che lo affligge. Pochi anni fa la Fiat si salvò cosi, con i propri mezzi.

Già trent’anni fa Guido Carli, governatore della Banca d’Italia, in alcuni scritti pubblicati di recente descriveva un’ Italia “in uno stato di progressiva decadenza” infestata e bloccata da note ma intoccabili “arciconfraternite del potere”, in costante ritardo rispetto agli altri paesi europei, e con una carenza cronica di una competente imprenditoria e una “scuola che gira a vuoto”. Insomma, “un paese da rifare da cima a fondo”. Trent’anni fa! Né pare che il vento sia cambiato.

Inoltre siamo al primo posto per la corruzione dei “colletti bianchi” ed agli ultimi posti per la lentezza della giustizia.

Allora mi chiedo per chi e per cosa votare? Meglio disertare le urne!


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