Perché disertare le urne 2

par antonio cianci 251039
sabato 9 maggio 2009

Quando ho scritto perché a mio avviso bisogna disertare le urne intendevo

sottolineare soprattutto il fatto che, in una democrazia feudale come la nostra, al

cittadino non resta altra possibilità per difendersi dalla prepotenza e dall’inettitudine

della classe politica, che negargli il consenso.

Le reazioni alla mia proposta sono state le seguenti: bisogna andare a votare

perché vanno gli altri, ed è quindi inutile disertare;

perché è anche un dovere; perché bisogna legittimare un eletto dal popolo;

l’unico voto "di protesta" sensato è quello dato alle liste civiche;

disertare le urne fa solo il gioco di chi è al potere.

L’idea che il voto serva a legittimare i propri e a delegittimare gli avversari, non regge e non ha importanza.

Contano gli effetti del voto. E questi sono stati sempre deludenti o addirittura scarsi.

Se guardo intorno al grave disagio sociale diffuso, che attanaglia il Paese, e penso che per carità cristiana accogliamo tanti poveri disperati provenienti dalle contrade più diverse, senza avere i mezzi adeguati per farlo e tuttavia lo facciamo, pagando come contribuenti, di tasca nostra.

Se contemporaneamente penso al degrado delle periferie accentuato da questi fatti, mentre “lorsignori”, con famiglie, famuli e scorte abitano in alloggi pubblici gratis o a prezzi di favore.

Se penso a tante opere pubbliche grandi o piccole incompiute, con grave sperpero di risorse ed alla probabile conseguente corruzione.

Se i consiglieri della regione Sicilia non intendono abbandonare i doppi incarichi, vietati da una sentenza della Corte costituzionale.

Se più di 40 “auto blu” erano in fila per ritirare i biglietti della partita Roma-Arsenal per ministri, sottosegretari e politici importanti.

Se, anche quest’anno, sia il deficit statale che il debito complessivo del Paese sono ancora aumentati.

Se molte famiglie sono alla miseria grazie alla crisi, mentre i nostri “eroi” si godono i privilegi, non rinunciano a nulla, anzi pontificano, esortano i cittadini a darsi da fare. E’ un Paese ben strano. Non vi pare?

Questa gente che ci ispira lo stesso sentimento di rancore che si ha per le truppe d’occupazione, come scrisse una volta Indro Montanelli, merita il nostro consenso?

Come pensate, cari lettori, possa difendersi un cittadino inerme e deluso da decenni di guasti politici e sociali che ci hanno portato alla bancarotta morale e civile?

E che pensare dell’ostruzionismo allo svolgimento del referendum, per impedire di cambiare quella “porcata” della legge elettorale attuale che gli permette di scegliere direttamente con la compilazione delle liste chi dev’essere eletto?

Perché andare a votare allora? Sono io che vorrei sapere la “ratio” del vostro gesto. Sulla possibilità di disertare le urne o meno, ogni opinione è legittima.

Però il voto dev’essere responsabile, consapevole, un gesto meditato, non un modo distratto ed inutile di utilizzare una giornata di giugno.

Guardando in diretta tv lo scenario e l’atmosfera del congresso di fondazione del Popolo delle libertà, non avete avvertito che avanza una nuova Età dell’oro, guidata da un nuovo Augusto imperatore? E volete fargli mancare il vostro plauso ed il vostro consenso?

Purtroppo la realtà è diversa e ben più amara. Da secoli siamo, per dirla con un bel verso manzoniano, “un volgo disperso che nome non ha”.


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