PD: il trionfo dell’antipolitica

par paolodegregorio
lunedì 8 luglio 2013

Anche se dovremmo essere tutti assuefatti e cloroformizzati dal blabla della politica, sempre falso e inconcludente, stupisce che il dibattito all’interno del PD sia la cosa più vecchia e ripetitiva che si possa immaginare. I vari capicorrente, gli stessi da 40 anni, quotidianamente fanno e disfanno progetti e alleanze, disegnano scenari che il giorno dopo abbandonano all’insegna del tatticismo politico più spinto, senza ancorare la propria politica a una strategia, né alle promesse elettorali.

L’immagine finale che ne viene fuori è quella di un partito vecchio, spaccato almeno in tre (renziani, dalemiani, barcaroli di sinistra), che pretende di far convivere liberisti di destra, ex-democristiani, ex-comunisti, che resta unito solo perché è un partito di potere e di apparato e se si facesse un congresso vero sparirebbe lasciando un pezzo a Forza Italia, un pezzo al centro, un pezzo a sinistra.

Bisogna aggiungere a questo simpatico quadretto il peggior delitto che si può fare in democrazia, ingannare gli elettori e non sentirsi vincolati al programma elettorale, come ha fatto il PD andando al governo con B, dimenticandosi di avere escluso solennemente questa ipotesi.

Questi sono i comportamenti che generano l’antipolitica, la gente rifiuta chi la prende in giro e ormai meno del 50% degli elettori va a votare.

Ma la situazione può farsi pericolosa, perché se anche il governo Letta, quello delle larghe intese, con numeri tali da poter legiferare a spron battuto, appare bloccato dai veti incrociati di una classe dirigente vecchia e inadeguata, eterodiretta da B. e dalla nomenklatura del PD, ecco che la democrazia comincia ad apparire inadeguata e da lì a passare all’uomo forte o al presidenzialismo il passo è breve.

Tra l’altro il protrarsi della crisi economica segnala il fallimento del governo tecnico di Monti e di quello Letta, entrambi voluti e sostenuti da sua maestà Napolitano, la cui credibilità e presunta saggezza vengono profondamente intaccate dal sostanziale stallo della politica e della economia.

Il M5S, pur avendo dato importanti segnali di novità con la restituzione di ben 42 milioni di euro di rimborsi elettorali, con la restituzione di un milione e mezzo di euro risparmiati sulla diaria di spettanza dei parlamentari, pur avendo applicato la rotazione (ogni tre mesi) dei portavoce dei gruppi parlamentari, pur avendo proposto moltissime leggi, pur avendo proposto al PD di votare per l’applicazione della legge 361 del 1957 per l’ineleggibilità di B., pur avendo proposto al PD di abolire la legge elettorale attuale e tornare al Mattarellum, viene costantemente attaccato, denigrato, ed è oggetto di “scouting” (ossia cercano di dividerlo per comprarsi deputati e senatori).

La grave colpa è quella di avere introdotto nelle istituzioni un pericoloso virus, temutissimo dalla casta politica, quello di attenersi al programma elettorale, per il quale il M5S ha avuto il 25% delle preferenze degli italiani, in cui era scritto che non si sarebbe mai alleato né col PD, né col PDL, perché ritenuti pienamente responsabili dell’attuale situazione di crisi.

Sta agli italiani comprendere e giudicare chi merita il loro voto. In presenza di una alternativa di persone nuove, espresse dal basso e dai territori, che invece di intascare soldi li restituiscono alla collettività, se i cittadini italiani continuano nell’astensione o nel voto ai vecchi partiti responsabili del disastro, il problema dell’Italia sono gli italiani.


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