PD e M5S, ovvero l’arte del freghiamoci a vicenda

par paolo
mercoledì 16 luglio 2014

Mentre tutti gli indicatori economici puntano impietosamente verso il basso e di conseguenza la vita degli italiani diventa sempre più difficile ogni giorno che passa, i due maggiori soggetti politici hanno finalmente deciso di "dialogare" fra loro.

Quindi si incontrano e parlano, fatto del tutto normale in un paese civile a democrazia compiuta, ma il fatto stesso che ciò avvenga e costituisca un "evento politico" da celebrare con enfasi su tutti i media nazionali, fornisce la plastica dimensione in quale disgraziata situazione versi questo paese. Comunque il secondo incontro, sempre in diretta streaming e sempre richiesto dal M5S nel quadro di un recente improvviso, quanto sorprendente cambio di strategia a 180 gradi, dovrebbe avvenire nei prossimi due giorni. Sul tavolo le proposte riformiste del blog-partito di Beppe Grillo (in Casaleggio), le deduzioni scritte di Matteo Renzi, che aveva partecipato al primo incontro, le controdeduzioni scritte sui punti indicati dal PD da parte del M5S, richiesta formale di Renzi che ha suscitato la "fredda ira" di Gianroberto Casaleggio, secondo ben informati, di cui non frega niente a nessuno; poi seguiranno le deduzioni del PD sulle controdeduzioni del M5S, a cui seguiranno... ecc, ecc. 

Insomma è cominciato un "dialogo", probabilmente tardivo perché ormai la direzione intrapresa dal PD, anche per palese responsabilità del M5S quando percorreva la strada dello "sfascismo" ad oltranza, sembra indirizzata in tutt'altra direzione, favorita dalla imbarazzante situazione in cui si trova tutto il centro destra, depauperato di qualsiasi consistenza politica ed in preda alle note vicende che affliggono il pregiudicato più illustre d'Italia, ovvero l'ex cavaliere Silvio Berlusconi, consegnato ai servizi sociali in quel di Cesano Boscone e in attesa di nuove, forse definitive ma con costui è lecito dubitare, pesanti tegole giudiziarie sulla testa.

E allora? Tutto bene quel che finisce bene? Ma manco per niente! 

Il dialogo in realtà è, a mio avviso, un'indegna sceneggiata tra due soggetti politici che si vedono come il fumo negli occhi, anche sul piano strettamente personale dei rispettivi leader, semplicemente per scopi che sono lontani dal trovare punti di intesa anni luce. Insomma una indecente manfrina, stante la situazione disperata del paese che richiederebbe una vera unità di intenti, tutta incentrata ed indirizzata a dare un messaggio ai rispettivi elettorati.

Beppe Grillo, pressato da Luigi Di Maio che è diventato il vero deus ex machina del M5S con il suo profilo di professorino garbato da spendere mediaticamente, dopo la batosta, perché tale è stata nei risultati in funzione delle ambiziose aspettative elettorali alle recenti elezioni europee, acconsente obtorto collo a questo nuovo corso, pur non rinunciando ovviamente ai suoi abituali, e nel caso alquanto improvvidi, insulti in direzione di Matteo Renzi. Lo scopo del M5S è quello di far arrivare al proprio elettorato perduto, ovvero quello sfanculato pubblicamente da Grillo nel suo delirio di onnipotenza, quel messaggio quasi subliminale del "vedete noi siamo collaborativi, non è vero che non vogliamo partecipare al tavolo delle riforme, sono loro che ci boicottano, sono loro che vogliono cambiare tutto per non cambiare niente, sono loro che stanno prendendo in giro gli italiani...".

E qui ovviamente spunta prepotente il tema sull'immunità dei nuovi senatori previsti dalla riforma scaturita dall'accordo PD-centrodestra, che sarà un punto cruciale assieme a quello elettivo. Sullo sfondo la riforma elettorale, vero punto di partenza, come se fosse la prima angoscia degli italiani, quando in realtà è tutta diretta in funzione delle tutele dei rispettivi partiti in chiave di garanzia dei consensi.

Matteo Renzi, che sta tranquillamente strangolando qualsiasi tentativo di fronda interna, capeggiata dai vari Civati, Vannino Chiti, Corradino Mineo e compagnia bella, malgrado i nodi, anche internazionali, comincino a venire al pettine e appaia sempre più evidente la distanza tra le sue promesse e i fatti, si sente in una botte di ferro e parte da una posizione di forza indiscutibile. Privato del suo competitor più pericoloso, ridotto ad un cagnolino scodinzolante che accetta qualsiasi bastonatura pur di non scomparire, e non mi riferisco soltanto ad Angelino Alfano, Renzi gioca una partita di risiko, puntando sullo spauracchio di una alleanza con il M5S, per tenere sotto schiaffo tutto il centro destra, alle prese con una crisi di identità senza precedenti. Contemporaneamente frulla le sue opposizioni interne in un turbillon di iniziative che sparigliano ogni tentavo di organizzare una opposizione interna strutturata. L'abile giocoliere fiorentino ha sempre pronta la risorsa del "se va bene" è tutto merito mio, "se va male" è tutta colpa vostra, che siete dei gattopardeschi frenatori, che volete mantenere i vostri privilegi e siete aggrappati con la colla americana alle poltrone.

Insomma, anche se la sua tracotante sicurezza comincia a scricchiolare davanti alla evidenza di un paese che continua, malgrado le sue roboanti promesse, a correre all'indietro (ultimo dato della produzione industriale - 1,8 %5 milioni di poveri accertati, isoccupazione in aumento), per ora riesce a gestire la situazione, spostando sempre più in avanti la scadenza delle riforme. Meccanismo semplice ma che comincia a destare sospetti anche in chi ha creduto cecamente in lui. Ad oggi la domanda aurea è: "trattasi di grande statista lungimirante che vuole conquistare l'Europa (e poi il mondo ) o di un Fanfulla da Lodi qualsiasi, seppur dotato di eloquio prorompente?". Ai posteri l'ardua sentenza, perché ho il sospetto che questo duri almeno quanto l'altro grande ammagliatore immaginifico che lo ha preceduto.

Dunque, alla resa dei conti, trattasi di un dialogo assolutamente tra sordi, con probabilità di conseguire risultati, se non nulli, assolutamente minimali, nell'ottica di una spregiudicata partita che si gioca sulla testa degli italiani, senza un minimo scrupolo di coscienza, ognuno per portare farina al proprio sacco. Questo è quello che passa il convento, di meglio in giro attualmente non si vede, quindi aspettiamoci giorni peggiori.

Dovessi sbagliarmi in questa pessimistica e cinica visione, per molti sono sicuro del tutto sconsiderata, non solo sarei pronto a fare pubblica ammenda, ma sarei il primo a gioirne, essendo stato fin dall'inizio un sostenitore di una vera linea di incontro tra M5S e PD, non solo per fare quello che serve per il paese, ma anche per tagliare fuori definitivamente la destra peggiore d'Europa. Purtroppo temo che finché nel M5S perdurrà l'imprinting di Grillo-Casaleggio, ciò non serà strutturalmente possibile, stante una differenza di obiettivi, sia a medio che lungo termine, assolutamente incompatibili tra loro.

Ma se così andrà, ovvero accertato che trattasi di reciproca fregatura, sono assolutamente convinto che il dazio maggiore lo pagherà il M5S, perché, per dirla alla Schettino "'cca nisciuno è fesso !", che è perfettamente in tono con lo spostamento che stà avvenenendo della Costa Concordia dallo scoglio in cui si era incagliata e che passerà davanti alla mia finestra.

Una nave gioiello da un miliardo di euro, affidata ad un "comandante", che è riuscito a produrre un danno di oltre due miliardi di euro (tra intrinseco e opere di recupero e smaltimento ).

Questo è, e purtroppo rimane, il paradigma di questo paese.

 

Foto: Palazzo Chigi, Flickr


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