PD e M5S atto secondo: "Vorrei ma non posso o potrei ma non voglio?"

par paolo
venerdì 18 luglio 2014

Ieri il secondo incontro tra la delegazione del PD e quella del M5S è stata puntualmente mandato in diretta streaming, seppur con alcune difficoltà tecniche che ne hanno un po' guastato la fruibilità.

L'ho seguita e dico subito in premessa che non solo non mi ha convinto ma che continuo a ritenerla una cazzeggiatura che non fa onore a questo paese.

Da una parte la delegazione del PD, con in primo piano di inquadratura della telecamera proprio il premier Matteo Renzi, in evidente sovrappeso, come da sua stessa esplicita ammissione, dall'altra quella del M5S guidata dal solito Luigi di Maio. Durante la trasmissione ci sono stati evidenti problemi di download del segnale, con buona pace della "banda larga" che rimane una delle utopie italiane. La nota curiosa è che, rallentamenti a parte, l'unica voce che perveniva a tratti abbastanza confusa era proprio quella di Renzi, evidentemente non a favore di microfono. Il grande mago televisivo Silvio Berlusconi non avrebbe commesso un simile errore e, magari, avrebbe messo la controparte a sfavore di luce e audio. Molto chiara e limpida invece quella di Di Maio e di tutti gli altri.

Sono note di colore che non incidono ovviamente sulla sostanza che, a mio modesto parere, semplicemente non c'è stata.

Se il refrain di Renzi è stato: siamo contenti di incontrarci, questo è già un fatto positivo, prenderemo in considerazione le vostre osservazioni ma dobbiamo sottoporle al vaglio delle altre forze politiche, se son rose fioriranno, tra la nostra proposta e la vostra non c'è il Rio delle Amazzoni ma un ruscello che non è detto non si possa colmare, da qui al 1° agosto o comunque prima che venga approvata la riforma costituzionale al Senato ci risentiremo, non siamo lontani da un'intesa, vogliamo tenerla aperta o no la discussione? c'è il tema delle preferenze ma dobbiamo prima sentire Sel e i popolari (?! ), intanto però smettetela di insultarci in Parlamento, la base di discussione resta l'Italicum ecc..

Lo stizzito Di Maio, che evidentemente pensava subito di portare a casa risultati concreti, a un certo punto accusa il PD di bradipismo, ovvero di ciurlare nel manico solo per prendere tempo. Renzi, piccato sul suo terreno di sommo velocifero riformista, risponde che semmai bradipo sarà proprio il M5S che ha impiegato cinque mesi prima di decidersi di sedersi al tavolo. Renzi 1 - Di Maio 0. E qui salta agli occhi prepotentemente la distanza di brillantezza intellettuale, chiamiamola pure prontezza dialettica, tra un Matteo Renzi e un Pierluigi Bersani. L'ho detto in altre occasioni e lo ripeto, Grillo ha fatto malissimo a scherzare il fiorentino, avrebbero dovuto informarlo che Firenze è città capoluogo della Toscana, una terra che ha prodotto menti brillanti in quantità industriale e la cui peculiare freschezza e immediatezza di risposta si percepisce anche girando tra la gente comune. Se provi a fare il furbo ti stroncano con una battuta.

Comunque, prescindendo dai tecnicismi, ovvero dal tema delle preferenze, formazione dei collegi elettorali, immunità, premio di maggioranza, governabilità, candidature multiple ecc. che lascio volentieri a chi si intende di astrusità e a voglia e tempo di sviscerarle, dal momento che personalmente trovo meno impegnativi e più stimolanti argomenti di Meccanica Quantistica o Teoria della Rellatività Generale, la sintesi finale dell'incontro sta tutta nell'ultima frase pronunciata da Luigi Di Maio: "Noi e voi abbiamo i numeri per fare le riforme ".

Ma, porcazza la miseriaccia nera! Adesso ve ne accorgete? Non potevate pensarci prima? Era così difficile fare due conticini e dire, va bene, incontriamoci e discutiamo invece di inseguire i deliri di onnipotenza del duo Grillo - Casaleggio?

Adesso è tardi perché Matteo Renzi, ovvero il PD, ha le manine legate e non si fida di Grillo neanche un po', percepisce l'iniziativa del M5S come uno stratagemma per mettere in crisi l'asse riformista per poi magari tirarsi indietro all'ultimo minuto. Silvio lo fece con D'Alema e il colpo riusci' perfettamente perché, prima dell'avvento del mago di Firenze, il PD era sempre stato percepito come il santuario degli allocchi che abbocano al primo amo che gli viene teso. Se non addirittura un tentativo di spaccare il PD e di riflesso il governo stesso, cacciando dentro la zeppa che blocchi ingranaggi già in crisi all'interno con i vari Mineo e Chiti che fanno fronte con i vari Minzolini, il che è tutto dire. Poi c'è l'aspetto non secondario che Renzi è un volpino vendicativo che, se ti metti di traverso, ti cuoce sulla graticola a fuoco lento. Chiedere a Enrico Letta che ne sa qualcosa.

Ergo ritengo la tardiva iniziativa del M5S presuntuosa, pretestuosa e con probabilità di riuscita pari allo zero. Forse l'unica apertura sarà sul tema delle preferenze dove anche in Forza Italia ci sono spinte positive, ma è tutto da dimostrare.

Purtroppo, e questo è il rammarico che mi intristisce, è la constatazione che le riforme fatte con il M5S avrebbero avuto senz'altro valenza più positiva per il paese, su questo non ci sono dubbi, ma questi citrulli hanno dovuto prendere una batosta elettorale prima di capire come muoversi. E poi, incredibile ma vero, tra i grilleschi c'è pure chi ritiene, e lo sostiene anche su questo blog che mi ospita, che con Grillo o senza non fa nessuna differenza. Allora se ciò fosse, è giusto che rimangano sull'uscio. Poi, nelle file del PD, sempre su questo blog, c'è chi sostiene che tutta questa apertura del M5S è solo pura manfrina per intorbidire le acque, dal momento che questi sono e rimangono una forza anti-sistema .

Adesso, allo stato dell'arte, siamo al punto che non si capisce più se vale il "Vorrei ma non posso" oppure il "Potrei ma non voglio".

Fate voi.


Leggi l'articolo completo e i commenti