Opawac, impegno anziché lacrime
par Enrico Campofreda
giovedì 14 marzo 2013
Kabul – Per Najla, Nasrin, Samira, Arzoo, l'emancipazione passa per l'antica arte del cucito e altre forme artigianali che imparano in una delle scuole tenute da Opawac (Organization Promoting Afghan Women's Compatibilities) nella capitale afghana.
La struttura è in una traversa fangosa di una delle cinque grandi arterie asfaltate che portano in centro.
Si impartiscono lezioni di alfaberizzazione a certe bambine e donne adulte finora private dell'educazione primaria, e corsi professionali della durata di nove mesi per ragazze dai 14 anni in su. Alla fine giunge un attestato di abilitazione a cucito, ricamo, artigianato e avviamento informatico. Le insegnanti sono tre donne determinatissime e due giovani uomini, il clima è partecipato e festoso.
Il governo afghano, tramite il ministero dell'istruzione, spedisce periodiche ispezioni di verifica ma non elargisce nessun finanziamento. Questi giungono solo da ong amiche come l'italiana "Insieme si può" e un'associazione australiana.
Dice: "L'istruzione è l'obiettivo primario, quel diritto che i talebani avevano tranciato durante i cinque anni del loro governo e che le forze conservatrici dell'attuale regime Karzai cercano di limitare. Non è un caso che un recente editto della Shura degli Ulema, che vuole impedire il lavoro misto di donne e uomini, sia stato firmato dall'attuale presidente afghano".
"In passato abbiamo tenuto corsi a Herat, Farah, Mazar-e Sharif, Jalalabad. Dal 2010 purtroppo alcuni abbiamo dovuti chiuderli per mancanza di fondi. In alcune province dove la presenza talebana è forte (Ghazni, Wardak) le studentesse dopo il diploma insegnano in maniera informale in case private. Non si possono rilasciare attestati ma lo scopo istruttivo è egualmente raggiunto. Emancipare le donne dall'unica e opprimente occupazione domestica e dalla sudditanza agli uomini di famiglia può anche condurle verso forme di piccola impresa e commercio di abbigliamento. Ci sono dei precedenti che in futuro potrebbero venire sostenuti tramite il microcredito. Sono piccoli esempi utili a risollevare economie familiari dalla povertà e da un presente cronicizzato sull'assistenza. Il domani che ci prospetta lo Stato è nero. In molti dobbiamo farci un'autocritica. Nel 2003 abbiamo sostenuto Karzai, credendo alla favola raccontata dagli Stati Uniti che quest'uomo avrebbe aiutato la nazione e il popolo. Una falsità indecorosa, Karzai s'è mostrato funzionale solo agli interessi americani e di una cerchia locale.
Fornisco qualche dato ripreso dai nostri dicasteri. Il volto sedicente democratico dell'Afghanistan ha inserito il 25% di donne negli apparati statali. Detta così sembra una conquista straordinaria, ma queste donne sono usate come alibi. Nei ministeri e nelle strutture dove lavorano non possono decidere nulla, e per quelle migliaia inserite nell'apparato ufficiale ce ne sono milioni abbandonate in condizioni d'arretratezza tribale come alcune delle cinquantenni che vengono da noi a imparare a leggere e scrivere perchè finora nessuno gliel'ha consentito".