Omosessualità, aborto e divorzio: cosa ha detto il Papa e cosa dicono i giornali

par UAAR - A ragion veduta
martedì 24 settembre 2013

Che le me­de­si­me pa­ro­le espres­se da espo­nen­ti pub­bli­ci pos­sa­no es­se­re uti­liz­za­te, in­dif­fe­ren­te­men­te, a so­ste­gno o con­tro lo stes­so espo­nen­te è cosa ri­sa­pu­ta, al­me­no da chi ab­bia un mi­ni­mo sin­da­ca­le di ca­pa­ci­tà cri­ti­ca. Quel­lo che si può fare con una sa­pien­te ope­ra­zio­ne di col­la­ge, rie­la­bo­ran­do l’or­di­ne del­le pa­ro­le e ri­con­te­stua­liz­zan­do­le, non ha qua­si li­mi­ti. Ma, ap­pun­to, in ge­ne­re que­ste ope­ra­zio­ni ven­go­no fat­te in en­tram­bi i sen­si e quin­di alla fine il let­to­re/spet­ta­to­re ha la pos­si­bi­li­tà di at­tin­ge­re a fon­ti che pub­bli­ca­no in­ter­pre­ta­zio­ni op­po­ste. In ge­ne­re. Non così, al­me­no in Ita­lia, quan­do ad es­se­re ana­liz­za­te sono le pa­ro­le del pon­te­fi­ce. 

Tutti pazzi per Bergoglio

Quan­do si par­la del papa, qua­lun­que papa, si as­si­ste a una so­stan­zia­le con­ver­gen­za di giu­di­zi da qua­si tut­te le par­ti. Ra­ra­men­te si leg­go­no opi­nio­ni che non espri­ma­no ap­prez­za­men­to, e con l’e­le­zio­ne di Ber­go­glio il cli­ma di pa­po­la­tria sem­bra di­la­ga­re an­co­ra più di pri­ma, com­pli­ce lo sti­le co­mu­ni­ca­ti­vo de­ci­sa­men­te più af­fa­bi­le di quel­lo del suo pre­de­ces­so­re. E così ogni pa­ro­la vie­ne ri­con­dot­ta a una pre­sun­ta aper­tu­ra del­la Chie­sa ver­so temi so­cial­men­te ri­le­van­ti e a una sua com­ples­si­va mo­der­niz­za­zio­ne. Ma è ve­ra­men­te così? Noi pen­sia­mo di no e ri­le­via­mo anzi che non sem­bra pro­fi­lar­si al­l’o­riz­zon­te nes­su­na ri­for­ma con­cre­ta che ren­da la Chie­sa meno in­va­den­te di quan­to lo sia oggi, a di­spet­to dei pre­sun­ti in­ci­ta­men­ti al dia­lo­go (ma a sen­so uni­co).

Ve­dia­mo, ad esem­pio, cosa si è det­to e cosa ef­fet­ti­va­men­te è sta­to det­to dal papa nel­la re­cen­te in­ter­vi­sta ri­la­scia­ta a Ci­vil­tà Cat­to­li­ca. Pren­dia­mo il ti­to­lo del Cor­rie­re del­la SeraIl Papa apre ai di­vor­zia­ti e alle don­ne che han­no abor­ti­to: «Mi­se­ri­cor­dia, non tor­tu­ra». Si par­la quin­di di aper­tu­ra, ma in qua­le sen­so? Ma­ga­ri il let­to­re di­strat­to vie­ne por­ta­to ad at­ten­der­si una pre­sa di po­si­zio­ne a fa­vo­re del­la leg­ge 194, o quan­to­me­no un’e­li­mi­na­zio­ne del­la sco­mu­ni­ca la­tae se­ten­tiae pre­vi­sta dal co­di­ce di di­rit­to ca­no­ni­co per le don­ne che abor­ti­sco­no, ma a leg­ge­re più at­ten­ta­men­te si vede che in real­tà il ri­fe­ri­men­to è al ruo­lo del con­fes­so­re e a tal pro­po­si­to Ber­go­glio dice: “Pen­so an­che alla si­tua­zio­ne di una don­na che ha avu­to alle spal­le un ma­tri­mo­nio fal­li­to nel qua­le ha pure abor­ti­to. Poi que­sta don­na si è ri­spo­sa­ta e ades­so è se­re­na con cin­que fi­gli. L’a­bor­to le pesa enor­me­men­te ed è sin­ce­ra­men­te pen­ti­ta. Vor­reb­be an­da­re avan­ti nel­la vita cri­stia­na. Che cosa fa il con­fes­so­re?”. In­te­res­san­te l’ac­co­sta­men­to del­l’im­ma­gi­ne del ma­tri­mo­nio fal­li­to con quel­la del­l’a­bor­to, e quel­la del pen­ti­men­to con la pro­li­fi­ci­tà.

Nul­la di nuo­vo nel­l’o­rien­ta­men­to ec­cle­sia­ti­co, dun­que, e la cosa vie­ne con­fer­ma­ta an­che nel suc­ces­si­vo in­con­tro del papa con i gi­ne­co­lo­gi cat­to­li­ci per cui an­co­ra il Cor­rie­re del­la Sera ti­to­laIl di­scor­so del Papa ai me­di­ci gi­ne­co­lo­gi: «Abor­to pro­dot­to del­la cul­tu­ra del­lo scar­to». Ber­go­glio, in un pas­sag­gio del suo di­scor­so, si con­gra­tu­la con i dot­to­ri e ri­cor­da che per la dot­tri­na cat­to­li­ca il ruo­lo prin­ci­pa­le del­la don­na è fare fi­gli: “Alla luce del­la fede e del­la ra­gio­ne voi ri­co­no­sce­te la ma­ter­ni­tà come mis­sio­ne fon­da­men­ta­le del­la don­na, sia nei pae­si po­ve­ri dove il par­to è an­co­ra ri­schio­so per la vita, sia in quel­li più be­ne­stan­ti dove spes­so la ma­ter­ni­tà non è ade­gua­ta­men­te con­si­de­ra­ta e pro­mos­sa”.

I gay: sì a chi cerca Dio, no alle lobby

Nem­me­no a pro­po­si­to del­l’o­mo­ses­sua­li­tà il di­scor­so cam­bia, a di­spet­to del ti­to­lo di Re­pub­bli­ca che diceIl Papa: “La Chie­sa? Un ospe­da­le da cam­po” – E chie­de mi­se­ri­cor­dia per gay e chi ha abor­ti­to. Qui al­me­no lo si dice chia­ra­men­te che ol­tre alla sem­pli­ce mi­se­ri­cor­dia non si an­drà. Non ri­spet­to, si badi bene, ma mi­se­ri­cor­dia, pie­tà. I gay, i di­vor­zia­ti, le don­ne che abor­ti­sco­no ven­go­no sem­pre di­pin­te come per­so­ne che de­vo­no es­se­re in­fe­li­ci e a cui la Chie­sa si pro­po­ne quin­di di dare con­for­to, so­ste­gno mo­ra­le. De­gno di nota sa­reb­be an­che l’a­ned­do­to per­so­na­le che Ber­go­glio ha rac­con­ta­to a so­ste­gno del­la sua me­ta­fo­ra che vuo­le una Chie­sa for­ma­to ospe­da­le da cam­po: “Quan­do ho avu­to il pro­ble­ma al pol­mo­ne in ospe­da­le, il me­di­co mi die­de pe­ni­cil­li­na e strec­to­mi­ci­na in cer­te dosi. La suo­ra che sta­va in cor­sia le tri­pli­cò per­ché ave­va fiu­to, sa­pe­va cosa fare, per­ché sta­va con i ma­la­ti tut­to il gior­no”. Ogni com­men­to sem­bra su­per­fluo.

An­che sul­le pre­sun­te aper­tu­re di papa Fran­ce­sco ver­so gli omo­ses­sua­li i gior­na­li han­no spe­cu­la­to mol­to, ma an­che qui se si va a ve­de­re la so­stan­za è poca. Sul volo di ri­tor­no dal­le gior­na­te del­la gio­ven­tù in Bra­si­le, il papa ave­va par­la­to ai gior­na­li­sti de­gli omo­ses­sua­li, com­men­tan­do le no­ti­zie sul­la lob­by gay in Va­ti­ca­no. Il papa ci ave­va te­nu­to a pre­ci­sa­re che un con­to sono i sin­go­li omo­ses­sua­li, un al­tro con­to le “lob­by”. Quin­di “se una per­so­na è gay e cer­ca il Si­gno­re e ha buo­na vo­lon­tà, chi sono io per giu­di­car­la?”, si era li­mi­ta­to a dire. Cer­to non si può igno­ra­re una dif­fe­ren­za, quan­to­me­no nel tono com­pren­si­vo. Il pro­ble­ma per Ber­go­glio, come per il suo pre­de­ces­so­re Ra­tzin­ger, non sono i gay che si sen­to­no ina­de­gua­ti, fra­gi­li, che vi­vo­no un di­sa­gio (pro­prio a cau­sa del­la de­mo­niz­za­zio­ne cle­ri­ca­le), che sono cre­den­ti e cer­ca­no il per­do­no del­la Chie­sa: il pro­ble­ma sono i gay or­go­glio­si, che si or­ga­niz­za­no e fan­no va­le­re i pro­pri di­rit­ti, di­pin­ti come per­so­ne che pro­vo­ca­no e “osten­ta­no” la pro­pria omo­ses­sua­li­tà.

Pro­prio Fran­ce­sco, nel­la re­cen­te in­ter­vi­sta alla ri­vi­sta dei ge­sui­ti, è tor­na­to sul pun­to: “Du­ran­te il volo di ri­tor­no da Rio de Ja­nei­ro ho det­to che, se una per­so­na omo­ses­sua­le è di buo­na vo­lon­tà ed è in cer­ca di Dio, io non sono nes­su­no per giu­di­car­la. Di­cen­do que­sto io ho det­to quel che dice il Ca­te­chi­smo”. In­fat­ti nel Ca­te­chi­smo vie­ne con­dan­na­ta l’o­mo­ses­sua­li­tà: gli atti omo­ses­sua­li “sono con­tra­ri alla leg­ge na­tu­ra­le” e “in nes­sun caso pos­so­no es­se­re ap­pro­va­ti”. L’”in­cli­na­zio­ne” gay è co­mun­que “og­get­ti­va­men­te di­sor­di­na­ta”. Ma gli omo­ses­sua­li “de­vo­no es­se­re ac­col­ti con ri­spet­to, com­pas­sio­ne, de­li­ca­tez­za”, sen­za “mar­chio di in­giu­sta di­scri­mi­na­zio­ne”, e sono chia­ma­ti alla ca­sti­tà e alla pre­ghie­ra per “av­vi­ci­nar­si alla per­fe­zio­ne cri­stia­na”. Al­tro aned­do­to, che rac­con­ta lo stes­so Ber­go­glio, è in­di­ca­ti­vo del­la sot­ti­le ca­pa­ci­tà di svi­co­la­re que­stio­ni di­ri­men­ti: “Una vol­ta una per­so­na, in ma­nie­ra pro­vo­ca­to­ria, mi chie­se se ap­pro­va­vo l’o­mo­ses­sua­li­tà. Io al­lo­ra le ri­spo­si con un’al­tra do­man­da: “Dim­mi: Dio, quan­do guar­da a una per­so­na omo­ses­sua­le, ne ap­pro­va l’e­si­sten­za con af­fet­to o la re­spin­ge con­dan­nan­do­la?”. Bi­so­gna sem­pre con­si­de­ra­re la per­so­na»”. L’am­bi­gua ri­spo­sta di Ber­go­glio — come quel­le date a Scal­fa­ri nel­la fa­mo­sa let­te­ra a Re­pub­bli­ca — di­ven­ta una per­la di sag­gez­za e se­gno di aper­tu­ra.

Le dichiarazioni del papa e il cattolicesimo reale

La vera li­nea per­se­gui­ta dal­la Chie­sa sot­to la gui­da di Ber­go­glio la si evin­ce in­ve­ce da al­tre fra­si, come per esem­pio que­sta: “Non pos­sia­mo in­si­ste­re solo sul­le que­stio­ni le­ga­te ad abor­to, ma­tri­mo­nio omo­ses­sua­le e uso dei me­to­di con­trac­cet­ti­vi. [...] Il pa­re­re del­la Chie­sa, del re­sto, lo si co­no­sce, e io sono fi­glio del­la Chie­sa, ma non è ne­ces­sa­rio par­lar­ne in con­ti­nua­zio­ne”. Come dire che con­ti­nua­re a stig­ma­tiz­za­re gay e don­ne che abor­ti­sco­no in una so­cie­tà se­co­la­riz­za­ta non por­te­rà nes­sun con­sen­so, mol­to me­glio non par­lar­ne — al­me­no non in que­sti ter­mi­ni — pur con­ti­nuan­do a man­te­ne­re la bar­ra a drit­ta. Quan­do era­va­mo noi a sot­to­li­nea­re come la Chie­sa fos­se os­ses­sio­na­ta da temi come ses­so e bio­e­ti­ca, con le al­lar­mi­sti­che di­chia­ra­zio­ni di Be­ne­det­to XVI, ci ve­ni­va af­fib­bia­ta l’e­ti­chet­ta di im­per­ti­nen­ti lai­ci­sti e an­ti­cle­ri­ca­li per par­ti­to pre­so da par­te de­gli stes­si me­dia che ora ce­le­bra­no le aper­tu­re ber­go­glia­ne fat­te di enun­cia­zio­ni con­ti­nue. Aper­tu­re che, come am­met­te im­pli­ci­ta­men­te lo stes­so Fran­ce­sco, sono det­ta­te da esi­gen­ze di im­ma­gi­ne. Tut­to som­ma­to è un fat­to po­si­ti­vo che il capo di una gran­de re­li­gio­ne deb­ba am­mor­bi­di­re i toni del­le tra­di­zio­na­li po­si­zio­ni, è il se­gno che la se­co­la­riz­za­zio­ne avan­za e che la Chie­sa deve far­se­ne una ra­gio­ne, cer­can­do di ren­der­si più ac­cet­ta­bi­le a fe­de­li e non. Lo sti­le duro e puro di Ra­tzin­ger non fun­zio­na più, di que­sto de­vo­no es­ser­si resi con­to in Va­ti­ca­no. Ma di stra­da da fare ce n’è an­co­ra per­ché le pa­ro­le si tra­du­ca­no in fat­ti.

Men­tre il papa è con­ci­lian­te ed em­pa­ti­co, la Chie­sa nel suo com­ples­so e i fe­de­li più pii non mo­stra­no af­fat­to un at­teg­gia­men­to più aper­to. An­che le po­si­zio­ni de­gli elet­to­ri del­l’ul­ti­mo con­cla­ve che ha ele­va­to Ber­go­glio non sono cam­bia­te di una vir­go­la. Il cle­ri­ca­li­smo dei pre­la­ti è sem­pre pre­po­ten­te, come di­mo­stra­no ad esem­pio le ul­ti­me di­chia­ra­zio­ni — pro­prio su omo­ses­sua­li e fa­mi­glia — dei car­di­na­li Car­lo Caf­far­ra e An­ge­lo Ba­gna­sco. E come di­mo­stra la bat­ta­glia (per ora vin­cen­te) dei ve­sco­vi ita­lia­ni con­tro la leg­ge sul­l’o­mo­fo­bia, che vede ec­ce­zio­ni pro­prio per le con­fes­sio­ni re­li­gio­se. Allo stes­so modo, i po­li­ti­ci che si di­chia­ra­no cat­to­li­ci in Par­la­men­to e al­tro­ve osten­ta­no la con­sue­ta ri­gi­di­tà su cer­ti temi, boi­cot­tan­do le ri­for­me lai­che. Per­si­no Sil­vio Ber­lu­sco­ni nel suo ul­ti­mo vi­deo­mes­sag­gio ha pro­cla­ma­to con en­fa­si che la nuo­va For­za Ita­lia “di­fen­de i va­lo­ri del­la no­stra tra­di­zio­ne cri­stia­na, il va­lo­re del­la vita, del­la fa­mi­glia”.

Il con­fes­sio­na­li­smo in po­li­ti­ca (che cer­chia­mo par­zial­men­te di evi­den­zia­re con le cle­ri­ca­la­te), come sap­pia­no, è dif­fu­sis­si­mo e non ac­cen­na a di­mi­nui­re con il nuo­vo cor­so ber­go­glia­no. Anzi mol­ti si sen­to­no più le­git­ti­ma­ti per­ché ren­do­no omag­gio a un papa sim­pa­ti­co, che gode di dif­fu­si con­sen­si. In que­sto cli­ma non man­ca­no ce­di­men­ti o ec­ces­si­ve aspet­ta­ti­ve da par­te di lai­ci di di­ver­sa estra­zio­ne, come Mas­si­mo Teo­do­riNi­chi Ven­do­la e Vau­ro. So­prat­tut­to a si­ni­stra, la cri­si di mo­del­li e iden­ti­tà po­li­ti­ca por­ta ora a con­si­de­ra­re Fran­ce­sco un pun­to di ri­fe­ri­men­to, per­si­no un pro­gres­si­sta, per qual­che ac­cen­no let­to come an­ti­ca­pi­ta­li­sti­co, per l’ap­pel­lo con­tro la guer­ra e le ri­cor­ren­ti pa­ro­le di mi­se­ri­cor­dia.

Se pro­prio si vo­les­se cer­ca­re qual­che aper­tu­ra, seb­be­ne tut­ta da ve­ri­fi­ca­re, oc­cor­re­reb­be an­da­re in al­tre fra­si che però non han­no avu­to la stes­sa eco di quel­le so­pra. In par­ti­co­la­re il papa ha det­to: “La re­li­gio­ne ha il di­rit­to di espri­me­re la pro­pria opi­nio­ne a ser­vi­zio del­la gen­te, ma Dio nel­la crea­zio­ne ci ha resi li­be­ri: l’in­ge­ren­za spi­ri­tua­le nel­la vita per­so­na­le non è pos­si­bi­le”. Che dire, pos­sia­mo aspet­tar­ci che fi­nal­men­te si ri­co­no­sca che ogni per­so­na ha il di­rit­to di au­to­de­ter­mi­nar­si e di con­se­guen­za che una leg­ge a fa­vo­re del­l’eu­ta­na­sia è de­si­de­ra­bi­le an­che dai cat­to­li­ci? Ma­ga­ri! E dice an­che: “Que­sta Chie­sa con la qua­le dob­bia­mo “sen­ti­re” è la casa di tut­ti, non una pic­co­la cap­pel­la che può con­te­ne­re solo un grup­pet­to di per­so­ne se­le­zio­na­te. Non dob­bia­mo ri­dur­re il seno del­la Chie­sa uni­ver­sa­le a un nido pro­tet­to­re del­la no­stra me­dio­cri­tà”.

Se il ri­fe­ri­men­to è al fa­na­ti­smo cat­to­li­co e il mes­sag­gio è in­te­so a cer­ca­re di emar­gi­nar­lo, la cosa non può che far­ci pia­ce­re. Spia­ce sem­mai che de­ter­mi­na­ti aspet­ti non ven­ga­no op­por­tu­na­men­te sot­to­li­nea­ti, se non al­tro a fu­tu­ra me­mo­ria, dai mez­zi di in­for­ma­zio­ne che in­ve­ce pre­fe­ri­sco­no lan­ciar­si in fa­ci­li sen­sa­zio­na­li­smi. An­che se a dire il vero qual­cu­no ogni tan­to sem­bra ac­cor­ger­si di que­ste in­con­gruen­ze, come Fi­lip­po Fac­ci in un suo bre­ve ar­ti­co­lo pub­bli­ca­to su Li­be­ro e Luca Koc­ci su il ma­ni­fe­sto.

 

Leggi anche: PAPA FRANCESCO NON è DI DESTRA. MA IN ITALIA NON SI DICE


Leggi l'articolo completo e i commenti