Oligarchia vs Democrazia Diretta

par Giorgio Bargna
giovedì 20 ottobre 2011

Di tanto in tanto l’amico Enzo Trentin e “L’Accademia degli Uniti” mi inviano dei testi interessanti, farciti di buonissime riflessioni; prendo spunto da uno di essi per elaborare questo pensiero.

Oggi più che mai è chiaro che siamo dinnanzi ad uno stato di fatto a causa del quale si trovano a sussistere due classi di persone: i governanti (che sono le élite che hanno il potere politico) ed i governati (il resto della società); sostanzialmente si tratta di oligarchia. Questa élite si è organizzata e ramificata al meglio in modo tale da mantenere a lungo la propria posizione e tutelare i propri interessi, anche utilizzando i mezzi pubblici a sua disposizione.

Potremmo, estremizzando il tutto, affermare che democrazia, parlamentarismo, socialismo siano solo delle utopie, delle teorie politiche per legittimare e mantenere un potere che si trova sempre in mano a pochi uomini. Unici ricambi quelli dettati dalla salute o dall’anagrafe dei parlamentari, allora le porte si aprono e possono entrare (oltre ovviamente agli sponsor) nani e ballerine, cioè quella schiera di intellettuali, professionisti, operatori economici, tecnici, dirigenti, impiegati, artisti, artigiani, operai specializzati, che hanno creato il tessuto sociale dell’oligarchia e vissuto, magari di trasferimenti ad enti a causa di casse integrazione, magari di consulenze e diciamolo “pubbliche” consulenze.

Ci spacciano una Sovranità popolare inesistente, eludendo di sana pianta ogni esercizio meramente democratico-diretto, organizzano di fatto una sorta di battuta di caccia nella quale le frazioni della classe politica si contendono i voti dei potenziali seguaci, per far legittimare (eleggere) il più alto numero possibile dei propri componenti.

 Dichiara Trentin, senza esitazione ed a ragione:

Il controllo, il rendiconto, il giudizio sull'opera dei rappresentanti, sono ovunque normalmente illusori. I mezzi con i quali, nel tempo, si sono consolidate tali pratiche sono innumerevoli, e vanno dal finanziamento e controllo dei principali mezzi d'informazione, alla cosiddetta Legge porcellum, per culminare nelle singolari affermazioni del Premier attualmente in carica che con palese faccia tosta dichiara nei consessi internazionali che i cittadini mediante il voto delegano la loro sovranità al Parlamento.

Ogni persona dotata di un minimo di buon senso e della capacità di ragionamento si rende conto che poste queste condizioni il sovrano non è più il Popolo, malgrado che l’ art. 1, Comma 2 della Costituzione lo stabilisca, sia pur molto offuscatamente, come prassi nel nostro Paese; semmai al Parlamento sarebbero delegate alcune mansioni atte a preservare la pace e la prosperità del popolo. Fa notare con convinzione Trentin:

Obbiettivo, quest'ultimo, palesemente fallito non solamente sotto il piano economico, ma anche della pace visti i conflitti nei quali sono presenti le FF.AA italiane (in contrasto con l'art. 11 della Costituzione), senza che il popolo 'sovrano' abbia mai deliberato in merito.

Franco Bassani (costituzionalista, allievo di Miglio) dichiarava questa estate ad un convegno:

 “L'attuale Costituzione è da rivoltare come un calzino, poiché non c'è nulla da salvare, e quasi tutto è stato stravolto, capziosamente interpretato o non attuato. L'ennesimo esempio di tale stravolgimento è rappresentato dal terzo Comma dell'articolo 138. Giusto quell'articolo che consentirebbe la revisione della Costituzione. Ovvero: 'Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.

Una totale contraddizione del principio della Sovranità popolare e proprio nel momento più essenziale del suo esercizio: il potere costituente.

Abbandonando a se stessa l’élite, andiamo a vedere fuori dalle “mura domestiche”; un grande esempio ci viene portato dalla Svizzera, paese nato, nella sua forma moderna, una quindicina d’anni prima del nostro: bene, dobbiamo renderci conto che questo paese, privo di risorse naturali, magari con quello che agli di noi piacioni può sembrare più di un difetto, è diventato il paese più libero, democratico ed ai vertici delle classifiche mondiali per benessere economico.

La Svizzera tocca il top possibile, va oltre a quanto per noi è immaginabile, in questo Stato il sistema politico non è costituito da un governo e un'opposizione, bensì si basa sul consenso; questa nazione trova nel popolo il più alto potere dello Stato grazie alla partecipazione, nei tratti di una democrazia semidiretta, di ogni gruppo linguistico, cantonale o di categoria, gli aventi diritto di voto eleggono il Parlamento (e a livello cantonale e comunale anche il potere esecutivo) e in occasione delle votazioni esprimono il loro parere su determinati argomenti, con un'iniziativa possono lanciare una propria proposta e con un referendum possono impedire una legge decisa dal Parlamento.

In questo territorio fecondo di forme democratiche il popolo tramite procedimenti assolutamente non contorti possono rettificare modifiche costituzionali e decisioni del Parlamento, il quale è da considerarsi “di milizia”: i deputati sono politici a tempo parziale che esercitano un'attività professionale parallela. Il Parlamento svizzero si riunisce quattro volte all'anno per sessioni di tre settimane e decide in merito alle questioni più diverse, discusse precedentemente nelle commissioni permanenti. 

Anche in Italia, a parole, sono previsti referendum, quasi sempre poi smentiti dalle leggi successive, e leggi di iniziativa popolare; di quest’ultimo strumento citato al momento ne esistono oltre 620 depositati in Parlamento e nella storia nazionale solo una di queste leggi (quella sul credito alle cooperative) è arrivata all’approvazione.

Altri paesi nel tempo provarono percorsi simili, per arginare ciò nacque il moderno Stato “costituzionale”. Trentin cita affermazioni di John Locke che descrive il tutto come la esercitano poteri “legali”, ma in modo che danneggia il popolo, senza che questo abbia un mezzo egualmente “legale” per difendersi esautorandoli.

Qualcuno potrebbe eccepire che in uno Stato democratico sia possibile rinnovare parlamentari e classe politica, ciò non accade mai, perché proprio il meccanismo perverso dei vincoli clientelari induce una parte determinante degli elettori a continuare a votare nello stesso modo, e cioè conformemente alle indicazioni dei 'protettori'. Lo si è constatato (e fu esperienza da non dimenticare) in occasione del referendum sul finanziamento pubblico dei partiti.

A suo tempo Locke non vedeva che nell’insurrezione armata l’unica via d’uscita, molti la profetizzano anche oggi, ma i recenti fatti di Islanda ci dimostrano che è possibile percorrere un’altra via.

Rimane da porsi un solo, importante, quesito: dove sono gli italiani che sono in grado di dimostrare la stessa determinazione degli Islandesi? Io li aspetto fiducioso.


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