Olanda, alle radici della debolezza della ripresa

par Phastidio
mercoledì 22 giugno 2016

Su Ft Alpahville, nei giorni scorsi è stato pubblicato un tentativo di analisi dei motivi alla base dell’esangue ripresa dell’economia olandese. Malgrado fondamentali tedeschi in termini di surplus commerciale e posizioni di testa nelle classifiche internazionali di competitività, in questi anni il recupero del paese è apparso molto più simile a quello di paesi della periferia dell’Eurozona, con consumi reali pro capite delle famiglie depressi, oggi di circa il 5% inferiori al livello ante-crisi del 2007. Questa interessante condizione, quella di un’economia “tedesca” che tuttavia produce esiti di ripresa mediterranea, cioè debole, fornisce spunti di riflessione ed analisi, visto che ovviamente è improponibile accusare l’Olanda di non aver fatto “i compiti a casa”, cioè le leggendarie riforme strutturali.

Alphaville apre l’indagine dal confronto col vicino Belgio, i cui consumi reali domestici non hanno subito il tracollo olandese durante la crisi. I due paesi sono molto simili in termini di elevata interconnessione con la locomotiva tedesca, per cui l’enigma diventa ancora più intricato. Una prima differenza tra i due paesi risiede nella diversa intensità del consolidamento fiscale attuato. Solo 1,5% di Pil per il Belgio e il 3,5% per l’Olanda. Non è una differenza tale da giustificare il crollo dei consumi domestici olandesi. Si passa quindi ad analizzare l’altro grande generatore di crisi epocali, il mercato immobiliare. E qui si scoprono cose interessanti. Gli olandesi godono di forti agevolazioni fiscali all’acquisizione della proprietà immobiliare, e questo pare aver rappresentato un formidabile incentivo all’aumento dell’indebitamento. Alla fine del 2015, il debito ipotecario residenziale delle famiglie olandesi era il doppio del reddito disponibile totale, facendone le più indebitate dell’Eurozona.

Il mercato immobiliare residenziale olandese si è quindi presentato all’appuntamento con la crisi in condizioni piuttosto surriscaldate, se proprio non vogliamo parlare di bolla. Il successivo sboom ha causato un crollo dei valori di mercato, tra ultimo picco e minimo (2008-2013), del 21%. La ripresa ha portato una timida risalita dei valori immobiliari, con i prezzi che tuttavia sono ancora oggi inferiori del 15% al picco. Anche in conseguenza di questo crollo, secondo le ultime stime della Commissione europea, circa il 30% delle famiglie olandesi sono “sott’acqua”, cioè hanno debito ipotecario residuo che eccede il valore dell’immobile. In simili condizioni, negli Stati Uniti il sistema si è avviato al riequilibrio anche grazie alle caratteristiche della legislazione nei rapporti di debito e credito. In Usa, infatti, i mutui sono “no recourse“, cioè il debitore riconsegna le chiavi al proprietario e toglie il disturbo. Resterà marchiato per anni con un basso punteggio di merito di credito, ma alla fine l’onere dell’aggiustamento ricade in misura non trascurabile sul creditore.

In Europa il sistema è quasi ovunque differente, nel senso che il debito è in prevalenza di tipo “recourse“, cioè il debitore garantisce oltre il cespite patrimoniale specifico. Nei paesi europei esistono procedure di esdebitazione, cioè di sollievo dal debito, che non sono una passeggiata di salute ma di solito tendono a consentire al debitore un qualche margine di manovra e di respiro. In Olanda, invece, le procedure di ristrutturazione del debito del consumatore sono estremamente rigorose, e l’intero impianto della legislazione fallimentare tende a tutelare il creditore assistito da garanzia. La ristrutturazione del debito per via giudiziale, possibile solo quando la via stragiudiziale è fallita, impone al debitore una vera e propria camicia di forza finanziaria. Intanto, il debitore ammesso a ristrutturazione giudiziale deve lavorare, come prerequisito per accedere alla misura di “sollievo”, definita periodo di “buona condotta”. Poi, per un periodo di 3-5 anni, l’amministratore nominato per la ristrutturazione del debito diviene signore incontrastato di tutti i suoi flussi di reddito. Il debitore infatti può trattenere per sé solo l’equivalente del salario minimo: ogni importo eccedente va a riduzione del debito. Non solo: durante i primi tredici mesi della procedura, l’amministratore straordinario riceve direttamente e controlla tutta la posta del debitore. Avete letto bene, non è uno scherzo.

Questo percorso di guerra è un potente disincentivo all’accesso alla procedura di esdebitazione dei privati, che tendono quindi a reagire alle recessioni ed allo scoppio di bolle creditizie aumentando considerevolmente il proprio tasso di risparmio. Che in Olanda è passato dal 5% ante crisi a circa il 9% attuale. Fatale ed ovvia la brutale frenata dei consumi e dell’economia. Forse questa non è l’unica spiegazione della ripresa lenta di un paese con strutture “tedesche”, ma di certo qualcosa insegna: ad esempio che lo scoppio di una bolla immobiliare tende a produrre cicatrici profonde e durevoli. Serve quindi quindi monitoraggio di segnali di squilibrio come l’accumulo di debito privato. Nel caso olandese non è un problema di riforme strutturali mancanti o carenti ma di implosione del mercato immobiliare residenziale.

Ultima considerazione spicciola: quando un paese esprime un simile rigore nei confronti dei propri concittadini debitori e a tutela dei creditori, è difficile che tenda ad essere “comprensivo” quando il debitore è uno stato sovrano a cui si è legati da una qualsivoglia forma di unione. E già questa banale considerazione dovrebbe aiutare a capire alcune cose, nello scenario dell’Eurozona.

 

Foto: Boed/Flickr

 

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