Obama, l’Europa e il G20...Un percorso tutto in salita

par Virginia Visani
mercoledì 1 aprile 2009

Non sarà una passeggiata la visita che il presidente degli Stati Uniti Barak Obama intraprende per il G20 del 2 aprile a Londra.
Non sarà facile per diversi motivi, primo fra tutti l’eterogeneità dei componenti di questo summit che vanno, tra gli altri, dall’Australia alla Corea del Sud, dal Brasile e Argentina,alla Russia, Cina, India, Arabia Saudita e Africa del Sud, Regno Unito, Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale.

Un insieme di capi di stato e di governo che rappresentano un terzo della popolazione mondiale, il 90 per cento del prodotto interno lordo globale e l’80 per cento del commercio mondiale, ivi compreso quello inter-europeo.
Ma non sarà soprattutto, quella di Obama, una visita attesa con tutta la gioia e l’aspettativa piena di speranza come è stata quella che il presidente non ancora eletto aveva fatto in Francia, Germania e Inghilterra lo scorso luglio. Allora gli animi di quei Paesi erano quasi unanimemente rivolti ad un futuro presidente che avrebbe potuto, con la sua carismatica presenza, far dimenticare la contestata amministrazione Bush.
 
Oggi il clima che accoglie Obama è totalmente cambiato. Se ne sono già viste alcune avvisaglie dalle manifestazioni che molte città europee ed extra-europee hanno inscenato i giorni scorsi. La più significativa e affollata da migliaia di contestatori si è avuta sabato scorso a Londra come riferisce la Cnn, una marcia denominata “Put people first con lo scopo di attirare l’attenzione del G20 su lavoro, distribuzione equa della ricchezza mondiale, rispetto dell’ambiente.
 
Gli striscioni: “Emergenza clima”, “Fine del blocco di Gaza”, “Il Pianeta prima del profitto”, “Non vogliamo pagare noi per la loro crisi”, “Lavoro e non bombe” sono sufficientemente eloquenti per capire il dissenso che una buona parte del pianeta nutre nei confronti dell’Occidente capitalista. E’ una sfida come scrive, il New YorkTimes, che il presidente Obama dovrà affrontare per vincere il risentimento verso un capitalismo di stile americano e la resistenza alle sue ricette in economia.
 
Tuttavia l’opinione di molti commentatori oltre atlantico è che Obama e gli Usa saranno a Londra più per “ascoltare” che per “proporre”. E’ risaputo infatti che, come scrive il Los Angeles Times, parecchi Paesi dell’Unione Europea divergono dagli Usa in tema di economia. Per esempio Francia e Germania dissentono sul richiamo di Obama a spendere di più per sostenere l’economia, mentre addirittura il Presidente Ceco descrive il progetto di Obama come “una strada che porta dritto all’inferno”. E neppure hanno sottoscritto, i leaders europei, il richiamo del Presidente Obama verso un maggiore impegno comune in Afganistan.
 
In ogni caso il G20 sarà una grande occasione di confronto tra diversi indirizzi intesi a far fronte alla crisi economica globale e, per la prima volta nella storia dei Paesi occidentali, non sarà più la sola America a dettare le leggi del mercato e della finanza. 
 

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