"O Berlusconi, o al voto": un Paese intollerante alla democrazia
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sabato 14 agosto 2010
C’è una frase di Enzo Biagi, che mi ritorna spesso in mente in momenti come questi: "La democrazia è fragile, ed a piantarci sopra troppe bandiere si sgretola".
Vorrei copiare ed incollare quest’ interessante editoriale di Michele Brambilla pubblicato oggi su La Stampa, lo farei pure, se solo avessi la certezza che avrebbe lo stesso effetto di leggerlo ed urlarlo per strada, con un megafono in un ipermercato, in tv al posto del Tg1 di Minzolini.
Quali sono i tempi della politica e quelli della sua mediaticità.
Che democrazia è o sta diventando l’Italia, se l’argomento del giorno è la Polo della Ralph Lauren di Giancarlo Tulliani mentre lava la sua Ferrari, quando ci sono gli ennesimi due morti sul lavoro.
Parafrasando Biagi, quante bandiere state piantando (e quante ancora ne pianterete) sulla nostra povera e martoriata democrazia?
E quante bandiere cancelleranno ancora gli scoop precedenti, le indagini che ancora vi riguardano, le vostre indelebili condanne, la vostra dubbia moralità, i vostri plurimandati, i vostri pluririmborsi, le vostre pluripoltrone: i vostri indici puntati, mentre sornioni nascondete la Luna.
Ok, andiamo al voto.
Eh? Andiamo al voto? Andiamo al voto?
In una democrazia, in un paese legittimato dal popolo, mai nessuna frase sarebbe più salutare in tempi come questi, di "Andiamo al voto": in un Paese come l’Italia, praticamente in gasping da 16 anni, mai nessuna frase è stata più inflazionata da un tizio di 73 anni, che (ahinoi!) anche domani sarebbe pronto alle sue quarte o quinte elezioni, tant’è che si è perso il conto.
"Andiamo al voto" : 3 paroline che solo a nominarle, nel PD si suda freddo.
Ma ora i leghisti le implorano, i berlusconiani iniziano seriamente a considerarle: le elezioni come una manna dal cielo, come una sete di vendetta, come un’atmosfera chiarificatrice, come un’aria che cancelli il passato (che non è mai passato), come gli ennesimi rimborsi elettorali, che quelli si sà, non fanno mai male.
E se servissero ancora altre parole a chiarire la deriva democratica attuale, ci pensa l’impareggiabile Gasparri, al quale non mancano mai buone idee e buone propositi: "Le alternative sono due: o Berlusconi, o al voto", avrebbe dichiarato ieri.
O Berlusconi, o al voto.
"La democrazia è fragile, ed a piantarci sopra troppe bandiere si sgretola" diceva il compianto. Ed a piantarci sempre la stessa che poi in fondo, caro Enzo, non si capisce che cazzo succeda.