FOIA: un Freedom of Information Act per l’Italia

par francesco formisano
mercoledì 27 giugno 2012

Mentre qualcuno rimette in mezzo una possibile legge bavaglio, i fautori della libera informazione dovranno rilanciare e chiedere il varo del Freedom Of Information Act, così da garantire a tutti i cittadini l'accesso alle informazioni possedute da tutte le pubbliche amministrazioni.

Mentre il Fatto “dedica” le sue inchieste al Colle, facendo così tornare voglia di parlare nuovamente di dl sulle intercettazioni, o meglio “legge-bavaglio“, c’è un appello che, partito dalle ultime stanze di un corridoio lontano, si sta facendo sempre più rumoroso, almeno quanto la sua funzione di “pubblica utilità”.

Sto parlando del FOIA, acronimo di Freedom Of Information Act, un atto sulla libertà d’informazione riconosciuto da circa mezzo secolo negli Stati Uniti e in diverse zone del mondo, che consente a qualsiasi cittadino di accedere agli atti delle pubbliche amministrazioni. L’appello è volto a richiedere un provvedimento analogo anche in Italia, in modo da prevedere l’obbligo per tutte le pubbliche amministrazioni di rendere trasparente il proprio operato, favorendo in tal modo una logica di pari diritti tra lo Stato e il cittadino, e garantire a chiunque l’accesso alle informazioni pubbliche.

Un nuovo corso nei rapporti tra rappresentanti e rappresentati, analogo alla riforma del 7 agosto 1990, n.241, un caposaldo del diritto amministrativo. Quella stessa legge che finalmente iniziò a mettere un freno allo strapotere della burocrazia, indivduando un responsabile del procedimento, fissando un periodo per la conclusione dello stesso, e iniziò a far capire il significato delle parole “trasparenza”, “efficacia” e “imparzialità” dell’attività amministrativa. Purtroppo però, la 241/90, e le sue successive modifiche, rendono possibile l‘accesso agli atti amministrativi solo quando vi è un “interesse diretto” del cittadino e, in sostanza, non permettono attraverso il suo utilizzo un reale monitoraggio delle azioni portate avanti dagli enti pubblici.

E’ chiaro che questa legge è essenziale per poterci finalmente ispirare ai principi di Open data e Open Gov, “aprendo” letteralmente il governo e fornire così una grande possibilità di partecipazione alla parte attiva del Paese. Così come è chiaro che una legge del genere ha i suoi costi, che – il sempre lucido - Ernesto Belisario quantifica in poche centinai di milioni di euro. Ma non dimentichiamo che tra corruzione e sprechi della PA l’Italia “brucia” oltre 100 miliardi di euro, ed un Foia potrebbe essere di fondamentale importanza per stanare un bando truccato o una spesa ritoccata al rialzo.

Ed ecco che si capisce l’importanza di opporsi fino alla fine a qualsiasi tentativo di “bavaglio”, mentre si avverte sempre più l’esigenza di adeguarsi ad uno dei diritti fondamentali dell’uomo, ovvero il diritto ad essere informati. Anche, e forse soprattutto, nei riguardi di chi, quotidianamente, prende le decisioni a livello politico-amministrativo.


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