Nuove intimidazioni per Saviano: la fallimentare teoria del colpirne uno per educarne cento

par Silvia De Marino
domenica 29 agosto 2010

Nuove minacce dalla camorra per Roberto Saviano: venti carcasse di volatili trovati sulle spiagge di Sabaudia dove lo scrittore era stato qualche giorno prima.

Si è brancolato un po’ nel buio. Poi, si è malauguratamente fatto due più due.

A Sabaudia, nel Lazio, sono state rinvenute venti carcasse di cornacchie sparse per la spiaggia; i corpi dei volatili distanziati l’uno dall’altro circa trenta metri.

Un’opera premeditata secondo gli inquirenti, non c’è casualità.

Le braccia (per ora) senza nome hanno compiuto questo gesto per intimidire non già un magistrato, rievocando i tristi giorni dell’attentato al il tritolo sulle scogliere dell’Addaura, ma uno scrittore, ben più pericoloso individuo.

Per esattezza lo scrittore Roberto Saviano che pochi giorni prima si era concesso una mezza occhiata al mare, (presumibilmente la prima da lungo tempo, cosa di cui siamo colpevoli noi tutti) e che poi il 23 agosto s’è visto oggetto di questa operazione intimidatoria.

La camorra è da un po’ che sta tribolando: “Gomorra”, in effetti, proprio non l’hanno digerito.

E ora che l’Italia sembra abbia aperto gli occhi in questa notte triste e osserva, parla di camorra a cena, riconosce attorno a sé segnali che dapprima ignorava, discute di Spatuzza, dei Graviano, dei Casalesi, non possono che cominciare la propria opera intimidatoria.

Del resto, una vecchia frase di Mao Zedong, ripresa poi anche dai fascisti, era “colpirne uno per educarne cento”.

Bene, vorrei notificare a questi anonimi che il fascismo è caduto, e anche in malo modo. Quei cento che avrebbero dovuto imparare e abbassare la cresta hanno poi appeso il dittatore a piazzale Loreto. (Non che condivida lo scempio di un corpo in pubblica piazza, per quanto colpevole di gravissime infamità, ma rende l’idea del collasso di quel sistema.)

Non funziona, gente.

Non crederete davvero che minacciando Saviano allora la gente non parlerà più di camorra, vero? No, perché mi spiace deludervi ma io continuerò a parlarne, per dire.

Continuerò a fare nomi, cognomi, a leggere, informarmi, e se possibile continuerò ad informare: ho prestato una copia de “La bellezza e l’inferno” dal mio panettiere, ai miei colleghi di università; ho parlato con il mio vicino di ombrellone della situazione in Lombardia, della spartizione dell’affare Expo e ricostruzione dell’Aquila, del porto di Napoli.

Vedete, la “meraviglia” che tanto trepidanti attendete svanisca non può essere svanire per via del passaparola generale che la conoscenza della verità ha innescato. 

Ed è inutile cominciate a preoccuparvi del fatto che Saviano vada o non vada in tv, che scriva o non scriva il suo nuovo libro; vedete, care (in effetti, manco poi tanto) braccia senza nome, la verità non la potete controllare, la gente non la potete zittire. E l’ultima cosa da fare perché una cosa non si faccia è vietarla.

Insomma, il colpirne uno per educarne cento è - una - fregatura, sorry!

Poi, vi dirò, in una riflessione ancora più generale la vita dei camorristi deve fare proprio pena: vivere in bunker nascosti come topi, affidandosi alla protezione di sedicenti amici (collusi o ricattati?), senza vedere la propria famiglia per mesi, anni, in nome di un profitto che cola sangue delle vittime del terremoto in Abruzzo, delle migliaia di giovani dipendenti da sostanze stupefacenti, delle donne sfruttate e delle terre avvelenate; ma, dico io, è vita questa?

Ve la prendete con gli scrittori, proprio voi, criminali addestrati a dimenticare il nome delle proprie vittime, che tra un assassinio e l’altro andate al bar a prendere un caffè e ascoltate struggenti canzoni neo-melodiche? Proprio voi, che potete contare su patrimoni immensi e protetti da leggi favorevoli (vedi scudo fiscale) avete bisogno di gesti così eclatanti per far sentire alla gente che ancora potete ciò che volete?

Allora lo vedete che c’ho ragione io? Qualcosa s’è incrinato sul serio!

Daje, su, siete arrivati addirittura a dover prendere degli uccelli, dei pennuti, assiderarli in un congelatore, trasportarli in buste frigo (magari esselunga?) e poi piazzare queste bestioline -suppongo nottetempo- su una spiaggia calcolando trenta metri di distanza le une dalle altre!

State inguaiati, fatevelo dire.

Sempre con Saviano. Oggi, forse pure un po’ di più.


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