Nuova direttiva UE sulla vivisezione: animalisti e società civile sul piede di guerra

par Fabio Barbera
sabato 11 settembre 2010

La nuova direttiva europea sulla vivisezione provoca sgomento e proteste. La replica di Paolo De Castro, eurodeputato favorevole al testo, su AgoraVox.

La notizia gira da un po’ e ha la sua cassa di risonanza sui canali di controinformazione e sui social network, dove vengono diffusi i nomi e le e-mail degli europarlamentari che hanno dato voto favorevole alla nuova direttiva. La LAV fa sapere, infatti, che "il Parlamento Europeo ha approvato la discussa Direttiva 86/609/CEE sulla vivisezione. Inutili le decine di migliaia di firme raccolte dalle associazioni animaliste". Una decisione presa a quanto pare in tutta fretta (la direttiva, scrivono i giornali, è stata approvata in soli 10 minuti, dalle 12.05 alle 12.15 dell’8 settembre).
 
"Siamo di fronte a una occasione mancata – scrive Lav attraverso un comunicato stampa -  in Europa, ogni anno, dodici milioni di animali vengono utilizzati nei laboratori di ricerca, e moltissimi di loro continueranno a soffrire inutilmente anche quando test scientifici alternativi sono a portata di mano".
 
Così l’Europa avrà nuove regole sull’utilizzo degli animali per la sperimentazione. Anzi in gran parte saranno vecchie. Sì perché il voto dell’Europarlamento a Strasburgo, che ha dato l’ultimo via libera al testo concordato con Commissione e Consiglio dei Ministri, ha confermato il ridimensionamento del testo iniziale proposto oltre due anni fa. 

Già allora, si legge su http://www.infolav.org, l’abolizione della vivisezione non era all’ordine del giorno ma la nuova direttiva fissava, almeno originariamente, uno stop senza deroghe all’uso di animali in alcuni settori, un deciso aumento e l’incentivazione del ricorso ai metodi di ricerca senza animali, trasparenza per l’opinione pubblica sull’attività. Non solo, la Commissione di Bruxelles aveva lanciato una consultazione con la partecipazione di 42.000 cittadini europei ottenendo il terzo più alto responso mai avuto, esprimendo la volontà di una maggiore tutela per gli animali utilizzati negli esperimenti (93%) e di un investimento maggiore a livello europeo per lo sviluppo e la validazione di metodi sostitutivi alla sperimentazione animale (79%). 

Adesso pare si stia tornando indietro in un contesto più che discutibile che fa emergere un dato inquietante: la sperimentazione animale, oltre ad essere un abominio, non è neanche efficace e  ha comportato grandi errori e ritardi nella scienza, ne sono una testimonianza le 225.000 morti all’anno negli USA per cause avverse ai farmaci, morti silenziose di cui nessuno parla o anche il dato allarmante che il 90% dei farmaci non supera poi le prove cliniche, con un ingente spreco di fondi e menti che lavorano per produrre dati inutilizzabili.

Ecco cosa cambierà con la nuova direttiva: 

1. La cavia può essere vivisezionata di nuovo. La legge attuale stabilisce (art.10) che «un animale non può essere utilizzato più d’una volta in esperimenti»; la nuova direttiva prevede invece il riutilizzo in diversi casi, ad esempio se l’invasività delle procedure precedenti «era lieve o moderata».

2. Test anche da svegli (e senza antidolorifici). Pur prevedendo in generale l’uso dell’anestesia la nuova legge introduce deroghe anche per il trattamento degli antidolorifici, sempre che siano compatibili, dice «con la finalità della procedura».

3. Sperimentazione anche su cani e gatti randagi. La normativa attuale non parla di impiego di randagi mentre la nuova direttiva, vietandone l’uso, prevede deroghe nel caso in cui «è scientificamente provato che è impossibile raggiungere lo scopo della procedura se non utilizzando un animale selvatico o randagio».

4. Sono autorizzati interventi invasivi su animali per scopi didattici.

5. Ammesse procedure (di tortura) quali il nuoto forzato fino all’esaurimento o l’isolamento di cani o primati per lunghi periodi. 

Di tutt’altro avviso è però il Presidente della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo Paolo De Castro, che ci scrive affermando:

“leggo con dispiacere le parole con cui commenta l’approvazione della revisione della direttiva europea sul benessere degli animali utilizzati a scopo scientifico e con disappunto la disinformazione con cui gli organi di stampa hanno trattato questo tema.

 Non si tratta, infatti, di un provvedimento legislativo a favore della vivisezione ma, al contrario, dell’introduzione di limiti più severi e controlli più rigorosi nell’utilizzo di animali per soli usi medico scientifici.

Io, in tutta coscienza ma non a cuor leggero, ho votato a favore di questo testo dopo più di un anno di negoziato che la commissione agricoltura -di cui sono presidente- ha condotto con la Commissione europea e il Consiglio. Nel mio dovere di rappresentante dei cittadini democraticamente eletto sento il dovere di spiegarvi le ragioni della mia scelta.

La sperimentazione sugli animali esiste in Europa solo a scopo medico (il regolamento europeo del 2009 ne vieta l’uso per i cosmetici) e fino ad oggi è stata normata da una direttiva risalente al 1986 ormai divenuta obsoleta e che creava situazioni molto differenziate (in Paesi come la Spagna o la Romania l’attenzione per gli animali è minima e si possono fare esperimenti molto più facilmente). Era quindi necessario armonizzare le regole e introdurre maggiore rispetto per gli animali. Questa direttiva dice che, a differenza che nel passato, ogni esperimento dovrà avere ben tre autorizzazioni preventive che dovranno valutarne la reale necessità e verificare che non ci siano metodi alternativi.

Ci saranno finalmente delle ispezioni e la presenza di un veterinario esperto in benessere animale in ogni stabilimento – prosegue De Castro - Sarà inoltre istituito un comitato nazionale per il benessere animale. Certo, non è la legge perfetta, ci sono ancora tanti passi da fare, ma voglio sottolineare che l’Europa dispone della migliore legislazione al mondo in materia di tutela e benessere degli animali.

A differenza di quanto riportato da alcuni organi di stampa, gli Stati membri che hanno una legislazione più severa potranno conservarla: ad esempio in Italia dal 1991 c’è il divieto di utilizzare cani e gatti randagi e tale resterà, e i Paesi che hanno invece legislazioni poco favorevoli per gli animali dovranno migliorare i loro standard.

Questa direttiva non è assolutamente un passo indietro ma un miglioramento rispetto al passato. La dimostrazione è che la maggiore organizzazione animalista europea Eurogroup for animals (che raggruppa tutte le associazioni europee, tra cui anche la nostra LAV) si è espressa a favore di questo testo.

Potete leggere la loro posizione sul loro sito in cui si spiega che questo testo approvato è migliore di quello precedente del 1986 e ora tocca ai Paesi membri adottare leggi per recepirla nel modo migliore possibile. Ho riflettuto molto prima di questa scelta, ma posso dire con convinzione che il mio voto ha dato un contributo, seppur minimo, al miglioramento della situazione degli animali in Europa”. 

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