Nucleare: l’uranio è in esaurimento? 5 ragioni della scienza per rispondere no

par Helen Dietrich
lunedì 28 marzo 2011

L'uranio è in esaurimento? Vediamo.

1) I reattori di quarta generazione, che entreranno in funzione tra 20 anni, utilizzeranno l'uranio 238, che rappresenta circa il 99% dell'uranio naturale. È evidente che questo elemento moltiplicherà enormemente le risorse di uranio disponibili, che ora ammontano a “sole” 5 milioni di tonnellate.

2) L'uranio è contenuto nell'acqua di mare. Si stima che tutto l'uranio marino ammonti a 5 miliardi di tonnellate, 1000 volte le riserve terrestri. Ad ostacolarne l'utilizzo ci sono i costi attualmente proibitivi del procedimento d'estrazione, ma non è da escludere che da qui a qualche decennio i progressi della tecnologia non potranno ovviare a questo inconveniente.

3) L'uranio esausto può essere “riciclato” attraverso il riprocessamento delle scorie. Si tratta di un procedimento che consente di riutilizzare il combustibile riducendo del 75% il volume dei rifiuti e del 90% la loro tossicità. Negli Stati Uniti ci stanno pensando. Si calcola che, se riciclate, le scorie finora prodotte dalle centrali Usa (ora che è il progetto di seppellirle nel sito di Yucca Mountain è stato abbandonato) basterebbero a garantire il funzionamento dei reattori del paese per otto anni.

4) La Cina ha sviluppato una nuova tecnologia per il riprocessamento in modo da poterlo riutilizzare più e più volte. L'annuncio risale agli inizi di quest'anno. Grazie a tale scoperta, le scorte cinesi di uranio saranno così sufficienti per 3000 anni anziché per 70, assicurando al paese l'indipendenza energetica. E al mercato la perpetua stabilità dei prezzi. La notizia si trova qui: http://www.nuclearnews.it/news-500/la-cina-avr-combustibile-per-3000-anni/

5) Per arricchire l'uranio naturale ci sono altri metodi. Uno dei più recenti è una tecnica laser chiamata Silex: un raggio laser calibrato alla giusta frequenza può indurre nell'uranio 235 un comportamento diverso rispetto al 238, e questo permette di manipolare più facilmente la percentuale dei due isotopi. Il sistema presenta due indubbi vantaggi: da un lato, il Silex richiede meno energia e soprattutto molti meno soldi rispetto agli impianti convenzionali; dall'altro, la maggiore facilità di realizzazione può avvantaggiare i Paesi che volessero dotarsi autonomamente di un impianto di arricchimento, indipendentemente dal benestare dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (IAEA).

E poi non c'è solo l'uranio. Sono ad esempio già in corso di sviluppo reattori di nuova concezione che come combustibile utilizzano prevalentemente il torio, un elemento più diffuso dell'uranio e anche a concentrazioni più elevate, e quindi estraibile a costi minori.

Inoltre quasi il 100% del torio naturale si può sfruttare, contro meno dell'1% dell'uranio naturale. Secondo la Thorium Energy Alliance, solo negli Stati Uniti c'è abbastanza torio da soddisfare il fabbisogno americano per più di 1000 anni.

Il torio presenta vantaggi anche dal punto di vista della sicurezza, perché i reattori non rischierebbero incidenti gravi come la fusione del nucleo. I rischi per la popolazione sarebbero minori e si potrebbe così risparmiare sui sofisticati sistemi di sicurezza dei reattori attuali, con il risultato di avere anche elettricità più economica. Si risparmierebbe anche buona parte del costo del ciclo del combustibile perché il torio non richiede un trattamento particolare prima dell'uso.

Altro vantaggio non indifferente è che le scorie prodotte sarebbero radioattive per poche centinaia di anni anziché molte migliaia.

Infine il torio può essere denaturato in modo da rendere impossibile qualsiasi uso bellico. Anzi: può essere usato per rendere inoffensivi l'uranio delle bombe atomiche e i rifiuti radioattivi dei reattori tradizionali.

Attualmente l'India, che punta allo sfruttamento delle proprie risorse minerarie, è all'avanguardia nel settore dei reattori al torio, ma anche la Cina ha iniziato a puntare in questa direzione. Negli anni Sessanta, nell'Oak Ridge National Laboratory americano, un reattore sperimentale a torio è stato tenuto in attività per 5 anni.

Il nucleare ha ancora molte opportunità da sfruttare.


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