Novità sul caso del piccolo Rocco. Giornalisti: fuoco amico sulla morte di mio nipote

par Grazia Gaspari
mercoledì 14 gennaio 2009

Sono la nonna del piccolo Rocco. Finora, nonostante scrivere sia il mio mestiere, sono rimasta in disparte, pietrificata dal dolore e dalle brutte cose che ci hanno gettato addosso giornali, telegiornali e rubriche varie. Non sono stata in grado nemmeno di rispondere ai tanti messaggi di solidarietà e di condoglianze che ci sono giunti. Purtroppo le  ferite del cuore sanguinano costantemente... costantemente fanno male e il dolore ci segue anche quando si sorride.
 
Ora però ci sono delle novità. Sembra sia stata depositata la perizia medico legale secondo la quale il bambino sarebbe morto per aver ingerito metadone. Dico sembra perché noi, come diretti interessati, non ne siamo stati informati ufficialmente. Le notizie ufficiose apparse sui giornali e sulle agenzie di stampa parlano anche di evento accidentale dal momento che nel latte e nella minestrina del bambino non è stato rilevato nulla.
 
Una disgrazia, una terribile, maledetta disgrazia come abbiamo sostenuto fin dal principio, dal momento che è stato proprio mio figlio a prospettare questa possibilità ai medici del pronto soccorso dopo aver visto sul pavimento della cucina un flaconcino vuoto che forse poteva essere inspiegabilmente finito nelle mani del bambino, vivacissimo, che non sapeva parlare, ma sapeva usare il cellulare!!! Tra parentesi, la detenzione del metadone è legale perché è considerato un farmaco, oltretutto prescritto da una struttura pubblica.
 
Non voglio, tuttavia, entrare troppo nel merito di questi fatti, primo, perché mi fa troppo male, secondo, perché è in corso un’inchiesta che stabilirà, si spera, la verità. Voglio invece parlare dell’uso che i media hanno fatto di questa tragedia, sul loro modo di recepirla, di raccontarla.
 
Parlo nella duplice assurda veste di giornalista e di vittima dei giornalisti.
 
Come dicevo, la notizia della perizia depositata sembra sia uscita sabato pomeriggio, a 72 giorni da quella fatale domenica. Ma i media, veri veggenti, avevano anticipato esami e consulti e avevano stabilito che si trattava di metadone. Lo hanno affermato con assoluta certezza pur in assenza di autopsia e di esami clinici. 
 
Una certezza incerta che ha tuttavia permesso di giudicare e soprattutto di condannare: degrado, coltivazioni di cannabis, spaccio, abbandono di minore per andare a feste e festini e così via. La mia casa è stata fotografata in lungo e in largo e a testimonianza del degrado in cui viveva la giovane famiglia è stato ripreso uno stendi panni di plastica bianca volato via per il vento che sulla collina dove abitiamo spesso soffia molto forte arrivando a buttar giù anche grossi vasi di piante.
 
Tutti a cercare un qualche appiglio che suffragasse l’idea dedotta o indotta delle "vite bruciate che ne bruciano una terza”. Eppure il bambino di queste “vite bruciate” è sempre stato in perfetta salute, non ha mai avuto nemmeno un raffreddore!!! Mamma e papà, in un anno e mezzo, sono usciti di sera solo 3 volte e questo nonostante i miei reiterati e interessati inviti perché così potevo passare un po’ più di tempo con il mio nipotino.
 
La nostra casa, una bella casa in un posto meraviglioso perlomeno a detta di tutti coloro che ci sono venuti, è diventata improvvisamente la casa degli orrori, del degrado. Eppure chi lo ha scritto non conosceva né le persone, né il luogo. Una collega che passa come professionista di spicco, tra le cose sbagliate di cui ha informato, ha riportato la seguente dichiarazione di un carabiniere: “abbiamo trovato molto materiale cancerogeno come lame….” Può capitare che il carabiniere, impacciato e in imbarazzo per le telecamere, dica una fesseria, ma starebbe al buon senso del giornalista e alla sua buona professione, evitarne la pubblicazione facendo così un favore al povero carabiniere e a se stessa. Infatti che credibilità può avere una giornalista che non ha nozione di ciò che è cancerogeno e per di più non chiede nemmeno spiegazioni? E poi cosa sono le lame? Intendeva i coltelli? E quando mai i coltelli sono cancerogeni? Tralascio….su altri aspetti e particolari ridicoli.
 
Tutti dunque a scarnificare i resti di due giovani genitori, sicuramente con tanti problemi da cui cercano tuttavia di venirne fuori, “chi è senza peccato scagli la prima pietra”, colpiti da una tragedia più grande di loro. Sì, perché tutti sono pronti a puntare il dito contro, ma nessuno si mette mai al posto dell’altro.

Sommariamente si giudica, sommariamente si condanna senza porsi il problema degli effetti che la condanna sommaria, emessa da giudici sommari avrà sul destino e sul futuro delle persone. Ha ragione mio marito: “plotoni di esecuzione”. La magistratura ordinaria viene messa da parte, troppo lento il suo procedere. I nuovi togati diventano i giornalisti, “intoccabili, super pagati…. che dispongono di armi micidiali….che maneggiano come e contro chi vogliono” in nome del diritto di cronaca. 
 
Non tutti sono così ovviamente, e io non voglio giudicare le persone, ma l’atto.
 
E vengo ad un altro elemento. Nessuno dei cronisti o super professionisti che ha seguito l’evento si è posto la domanda retorica, ma magari reale, se la vicenda non fosse un pretesto, un buon pretesto, per sferrare una mazzata mortale ai tanto “odiati” SerT, strutture già da tempo sotto tiro. Eppure il ministro Giovanardi è intervenuto sul fatto con la lodevole velocità della luce... Aveva addirittura già stilato programma, linee guida e procedure. A nessuno, nemmeno ai giornalisti democratici, è sorto questo piccolo, modesto sospetto. Era più accattivante lapidare … capisco! Se si fosse trattato di altra sostanza tossica non avrebbe fatto notizia, eppure le statistiche e gli studi sugli incidenti domestici a bambini riportano dati impressionanti e venirne informati sarebbe assai utile. Ma le cose utili non fanno notizia.
 
Ho iniziato la professione all’interno del quotidiano Il Manifesto, alla scuola di persone di alta caratura morale, culturale e professionale. Due i principi inderogabili: dire sempre la verità, dubitare dell’apparenza. Principi che nella pratica corrente sembrano risalire a Ramsete II.
 
Colgo comunque l’occasione per ringraziare. Ringrazio gli amici, i colleghi, i conoscenti che ci sono stati accanto con amorevolezza e partecipazione. Ringrazio le tante persone che hanno condiviso le parole di mio marito Rocco che nonostante il grande dolore è sceso in campo per difendere la dignità della sua famiglia. Davide e Golia, un nonno, che pur nella sua fragilità, si è contrapposto ad un gigante assetato di sensazionalismo e morbosità!!! Certo Rocco, essendo stato un politico e ora uno studioso e un informatico, è riuscito a formulare una difesa…. Ma quanti sono in grado di farlo? Quanti subiscono crudeltà e violenze senza nemmeno poter profferire parola?
 
Ringrazio Mediasenzamediatori (www.mediasenzamediatori.org) AgoraVox (www.agoravox.it) e Articolo 21 (www.articolo21.info) che hanno dato voce, con la loro voce, al nostro diritto alla difesa. E prima di loro, mi consentiranno, ringrazio Dio, scusate questa digressione religiosa, proprio per Internet. Grazie alla Rete tutti possiamo parlare, esprimerci, dire la nostra contrariamente a quanto fanno giornali e riviste (per non parlare della Rai servizio pubblico) che pure ogni anno ricevono sovvenzioni dallo Stato (le tasse di noi cittadini) per circa 600 milioni di euro. Una lista infinita in cui si trovano anche testate famose che dovrebbero vivere dei loro proventi. Non solo, anche l’editoria ha un rimborso del 10% per l’acquisto della carta, indipendentemente dalla diffusione del prodotto. Vale il motto: chi più spende, più incassa. Se non avete visto la puntata di Report del 23 aprile 2006 fatevi un giro sulla rete e ne saprete delle belle. Ironia della sorte, provate a scrivere a queste grandi Testate sovvenzionate dalle nostre tasse, se non siete Marina Berlusconi niente da fare, finirete in un luogo invisibile, di una invisibile pagina, con un invisibile font tipografico!!! 
 
Ringrazio il Vescovo di Civita Castellana, monsignor Romano Rossi, che è venuto ad officiare il rito funebre del bambino. Di solito un vescovo non va in giro per funerali. Ma lui sì! Persona sensibile e vera guida di anime, è venuto a Sutri, quasi a voler fronteggiare con la propria presenza e autorevolezza, come Leone Magno con Attila, le invasioni barbariche della maldicenza suscitata dai media.
 
Non ringrazio invece i miei ex colleghi del TG/Lazio dove ho lavorato per anni gomito a gomito. Salvo le condoglianze e la vicinanza personale di tre amici, nessuno di loro ha sentito l’obbligo morale, affettivo, professionale di farmi una telefonata: “Grazia cosa è successo?” Il tutto, naturalmente, pur nella piena libertà di scrivere ciò che volevano. Solo una giovanissima cronista del Nuovo corriere di Viterbo ha avuto il coraggio di venire da noi, di ascoltare il nostro, certo accorato, ma pur sempre punto di vista, e così, di fotografare con il nostro permesso, la casa del “degrado”.
 
Mi accorgo di aver scritto molto, quindi chiudo. Un’ultimissima cosa. Salvemini ad un amico che lo attaccava per essere diventato socialista, spiegò che l’anarchia è uno stadio che passa per livelli successivi di civiltà. Anche il giornalismo, secondo me, dovrà attraversare numerose tappe di civiltà. Per questo capisco la delusione nascosta che pur emerge dai post di Giuseppe Giulietti e di Roberto Natale. Ho lavorato con loro nel sindacato dei giornalisti RAI e so quanto abbiano speso in fatica e tempo per la stesura delle varie Carte sui diritti e i doveri. Il giornalista, purtroppo è un uomo di dura cervice. Il fatto è che prima del giornalismo viene l’uomo. Un uomo ignorante è un professionista ignorante. Un uomo senza qualità è un professionista senza qualità. Un uomo senza morale è un professionista senza morale. 

Leggi l'articolo completo e i commenti