Non solo immigrati e lavoratori del Pubblico, Trump attacca l’ambiente e apre allo scontro
par Ezio Boero
mercoledì 30 aprile 2025
"Per l'autorità conferitami come Presidente ai sensi della Costituzione e dalle leggi degli Stati Uniti d'America, si ordina che ...", iniziano così le centinaia di ordini esecutivi emessi in 13 settimane di presidenza Trump.
Nello specifico, quello dell'otto aprile intende contrastare l'idea del "presunto, ideologico, cambiamento climatico” (così lo definisce lui) e aprire il fronte di lotta interno contro le protezioni dell'ambiente e della salute degli statunitensi e contemporaneamente vietare le norme varate da alcuni Stati della Federazione che hanno emesso leggi sul cambiamento climatico, radicalmente contrarie all'uso dei combustibili fossili. L'ordine di Trump prosegue ricordando il suo impegno "a liberare l’energia americana attraverso la rimozione di tutti gli ostacoli illegittimi all’identificazione, allo sviluppo, all’ubicazione, alla produzione, agli investimenti o all’uso di risorse energetiche nazionali" che sono essenziali "per la sicurezza degli Stati Uniti, così come per la nostra politica estera. In poche parole, gli americani stanno meglio quando gli Stati Uniti sono dominanti energeticamente". Ma, considera ancora Trump, "il dominio dell’energia americana è minacciato quando i governi statali e locali cercano di regolare l’energia al di là delle loro autorità costituzionali o statutarie"; violando, secondo lui, il diritto delle persone di "riscaldare le loro case, alimentare le loro auto e avere la pace della mente, libera da politiche che rendono l’energia più costosa e inevitabilmente degradano la qualità della vita". Lui dà quindi mandato al Procuratore Generale di identificare le leggi ecologiche dei singoli Stati (utilizzando come ricerca parole compromettenti come “cambiamento climatico”, “giustizia ambientale”, “gas serra”) e quelle che tassano contro l'utilizzo del carbone, onde fermarne l’applicazione. Devono essere messe al bando anche le leggi emanati dagli Stati di New York, Vermont e California, in cui le Big Oil (le grandi imprese energetiche) sono state ritenute responsabili, anche con la comminazione di multe, del riscaldamento globale del pianeta.
In questo contesto, è significativa una fotografia che ritrae Trump, mentre sta annunciando alla Casa Bianca la ripresa dello sfruttamento del carbone, attorniato da una dozzina di minatori compiacenti che indossano un elmetto di lavoro. Sconfessando loro, una storia di lotte sindacali per la sicurezza nelle miniere di carbone e per la salute dei lavoratori e delle loro famiglie. Anche questo ordine esecutivo non considera il carbone come il combustibile fossile più nocivo (ricchissimo, com'è ,di carbonio) ma, come l'ha definito Trump, "un bel carbone pulito”; una risorsa funzionale ad affrontare la dichiarazione di "emergenza energetica nazionale" lanciata da Trump di gennaio.
Per salvare oggi il suo amato carbone e i pochi posti di lavoro che vi sono rimasti attorno (considerandolo anche i non ambientalisti, una forma di energia ormai troppo costosa), Trump utilizza oggi il previsto grande aumento di necessità energiche necessarie allo sviluppo dei centri elaborazione dati (data center) dell’Intelligenza Artificiale generativa. Non gli importa che l’ultima grande centrale a carbone costruita negli Stati Uniti sia stata realizzata nel lontano 2013 e che quelle esistenti, con grandi costi di manutenzione, abbiano in media 45 anni di vita. Messe fuori mercato da forme di ricerca di energia, magari altrettanto e più invasive dell'ambiente come quella della perforazione idraulica (il fracking) ma anche da possibili energie rinnovabili a basso costo. Malgrado ciò, Trump lancia un attacco ai regolamenti sulle emissioni nocive delle centrali a carbone, consentendo agli inquinatori di chiedere velocemente un'esenzione "temporanea" dai limiti imposti da leggi come il Clean Air Act alle emissioni nell'aria di metalli pesanti e sostanze chimiche. Tra cui l’anidride solforosa, che può essere mortale per le persone che vivono intorno alle centrali a carbone: uno studio pubblicato del 2023 su Science ha stimato che, solo tra il 1999 e il 2020, sono stati 460.000 i morti per tale causa negli Stati Uniti. Senza dimenticare le scorie, che debbono essere sono immagazzinate in stagni tossici che Trump non vorrebbe di certo collocare nel giardino della sua residenza di Mar-O-Lago in Florida.
In contemporanea a tali ordini esecutivi, Trump ha lanciato un appello alle imprese energetiche internazionali ad approfittare della deregolamentazione ambientale statunitense con lo slogan “No Environmental Delays. “Don’t Wait, Do It Now!”, come a dire "Fatevi avanti, non ci sono sono più fastidiosi intoppi ambientali!". Le norme uccidi-ambiente di Trump stanno infatti accelerando anche le concessioni di trivellazioni nelle terre federali e la realizzazione di infrastrutture lungamente contestate non solo dalle comunità.
Come il tunnel sotto i Grandi Laghi dell'oleodotto della "Line 5" della compagnia petrolifera canadese Enbridge, che trasporta petrolio greggio e gas naturale per più di 1.000 chilometri dal Wisconsin alle raffinerie dell'Ontario. Una pipeline, costruita negli anni '50, che, secondo gli ambientalisti e le tribù native, è ormai pericolosamente deteriorata e che ora si vorrebbe mantenere rimodernandola solo con un tunnel da realizzare sotto lo Stretto di Mackinac tra i laghi Michigan e Huron, che forniscono acqua a milioni di abitanti. Con Trump, il tunnel potrà essere legalmente realizzato senza ponderate valutazioni di impatto ambientale e l'oleodotto rimarrebbe attivo, mettendo le acque dei fiumi e dei laghi ivi concentrati a rischio di danni catastrofici, che distruggerebbero anche la pesca e il turismo del Michigan. Come avverte Sierra Club, la più longeva e grande associazione ambientalista degli USA, fondata dal naturalista John Muir, che fu il propugnatore dei primi parchi nazionali, tale oleodotto tra il 1968 e il 2017 ha già sversato 4,3 milioni di litri di petrolio in 29 incidenti separati. Contro la perforazione di "linea 5" sotto i Laghi sono in corso ricorsi presso i tribunali statali e federali; sia istituzionali, del Procuratore Generale e del Governatore del Michigan, che ha chiesto di chiudere l'intero impianto ormai obsoleto e pericoloso, che da parte di tribù di nativi che vivono in riserve sul percorso già realizzato. Una pipeline simile, la Keystone, ha avuto alcuni giorni fa una fuoriuscita di 3.500 barili di petrolio nei campi del Nord Dakota, dimostrando ancora una volta la fondatezza delle preoccupazioni sulla sicurezza e il controllo degli oleodotti.
Qualche piccolo superabile intoppo si è interposto alle politiche di Trump il 10 aprile: nello stesso giorno in cui lui emetteva ulteriori direttive per frenare i regolamenti energetici contrari alla deregolamentazione, si è ritirata la candidata a guidare il Bureau of Land Management (BLM). La grande agenzia federale del territorio che gestisce 99 milioni di ettari della collettività, sottratti nei decenni alla speculazione privata, e che deve vigilare sull'applicazione delle leggi ambientali fondamentali come il National Environmental Policy Act e le protezioni delle specie tutelate di flora e fauna e supervisionare le trivellazioni di petrolio e gas su terreni federali. La candidata scelta da Trump al comando del BLM era Kathleen Sgamma, che riveste la carica di presidente della Western Energy Alliance (WEA), un consorzio di imprese che lavorano sui combustibili fossili attivo nel diffamare e contrastare le iniziative ambientaliste che cercano di contrastare le forme di energia responsabili del surriscaldamento del globo. Sgamma è stata coautrice di un capitolo del revanscista Progetto 2025 (la bibbia per guidare gli Stati Uniti che Trump sta mettendo in pratica) in cui accusava la precedente amministrazione Biden di condurre una lotta immotivata ai combustibili fossili e proponeva uno snellimento delle autorizzazioni per scavare nelle terre soggette a tutela naturale e una riduzione delle imposte per operare con le trivelle. Il suo ritiro, avvenuto senza comparire alla seduta senatoriale che avrebbe dovuto ascoltarla e, vista la maggioranza repubblicana, insediarla, sembra avvenuto, non per l'evidente conflitto d'interesse ma per la comparsa di un suo messaggio su X in cui lei fece osservazioni critiche all’attacco del 6 gennaio 2021 al Campidoglio.
Il Dipartimento degli Interni si è intanto portato avanti, non restando in attesa del nuovo responsabile del BLM che dovrà essere scelto da Trump, dichiarando che non servirà più il parere del BLM per preparare le dichiarazioni di impatto ambientale per le più di 3.000 richieste di concessione di terre per estrazione di petrolio e gas in sette Stati dell'Ovest degli USA. Trump da par suo ha nominato come segretario all’Energia un accanito negazionista del cambiamento climatico, Chris Wright, uno dei fondatori di Liberty Energy, impresa che sfrutta il 20% dei pozzi terresti statunitensi scavati col fracking. E ha emesso un nuovo ordine esecutivo che richiede a 10 agenzie federali di dare scadenza a un anno ad alcune normative energetiche in vigore, ordinando che in futuro esse dovranno durare non più di 5 anni, salvo suo esplicito avallo. Tra le normative da mettere a scadenza danno tutele all'ambiente naturale, alle acque, all'aria e alla fauna.
La multa di 667 milioni di dollari, comminata il 19 marzo scorso a Greenpeace per il suo appoggio alla lotta delle comunità dei nativi Sioux del Dakota contro la realizzazione dell'impattante oleodotto Dakota Access Pipeline, è il segno estremo di come l'amministrazione Trump si servirà anche di settori di magistratura allineati a lui per regolare i conti con chi ha osato opporsi alla privatizzazione e alla distruzione delle terre pubbliche e come monito per chi lo farà d'ora in poi. La mobilitazione avvenne negli anni 2016 e 2017 con un'ampia partecipazione di 200 tribù di nativi e di varie associazioni di difesa della natura e la realizzazione di una tendopoli, sulle due sponde del fiume Missouri, che ospitò anche più di 10.000 persone.
Lotte simili sono in corso sul territorio degli Stati Uniti, come quella in Alaska contro il cosiddetto Ambler Access Project, una camionabile a servizio dello sviluppo delle miniere di rame vicino a Kobuk che mette in pericolo, con potenziali fuoriuscite tossiche e deflusso di sedimenti, decine di corsi d’acqua, minacciando la pesca locale e la migrazione stagionale delle mandrie di caribù, fonti di sostentamento di una quarantina di comunità di nativi. Alla fine di giugno 2024, il governo federale aveva annullato i permessi di utilizzo delle terra federali dopo una decina di anni di lotta contro i grandissimi interessi economici internazionali coinvolti. Ora Trump ha ordinato alle agenzie federali di ripristinare l’approvazione del progetto.
E' in questo contesto, di trasformazione dell’agenzia di conservazione delle terre federali in facilitatrice dei progetti privati di produzione di energia che vi sono e saranno collocati, che, a seguito delle intimazioni del DOGE di Elon Musk, ente mai approvato dal Parlamento, lo US Forest Service, il Servizio Forestale degli Stati Uniti, sta licenziando circa 3.400 addetti tra gli assunti negli ultimi anni, mentre il National Park Service (NPS) ha già buttato fuori a febbraio un migliaio di dipendenti. Una logica perversa che mette in discussione il lavoro di prevenzione degli incendi boschivi, di tutela delle specie protette, di controllo della natura. L'otto aprile, la Corte Suprema, ormai a maggioranza trumpiana, ha annullato un pronunciamento di un tribunale inferiore che ripristinava i 1.000 licenziati del NPS.
Anche questi licenziamenti, come le migliaia di altri che stanno avvenendo nel settore federale degli USA, non solo sono un attacco alla vita dei lavoratori ma, visto che il 32% dei dipendenti pubblici è sindacalizzato (rispetto al 6% dei lavoratori del settore privato) e che dunque il 49% di tutti gli iscritti del sindacato lavora per le amministrazioni federali, statali o di contea, è un'aggressione all'intero movimento sindacale statunitense, che, con ritardo e con la storica difficoltà dovuta alla sua frammentazione in decine di sindacati, ha iniziato a scendere in piazza per la difesa del Lavoro ma anche della Democrazia.
Fonti principali:
S.Gilman, Alaskan Tribes and Activists Are Ready to Resist Ambler Road, Again, Sierra, 25.3
J.Tobias - C.D'Angelo, Trump’s Bureau of Land Management Pick Is a Pit Bull for the Fossil Fuel Industry, Mother Jones, 8.4
C.Landry, Trump administration moves to curb energy regulation; BLM nominee stands down, Oil&Gas Journal, 11.4
M.Taft, Donald Trump Wants to Save the Coal Industry. He’s Too Late, Mother Jones, 14.4
R.Milka, Trump fast-tracks Great Lakes oil tunnel, triggering outcry over water and climate risks, Nation of Change, 17,4
https://www.whitehouse.gov/presiden...
https://www.sierraclub.org/wisconsi...
https://www.tananachiefs.org/get-in...
Credit Photo Lorie Shaull