Nomenklatura PD, addio!

par paolodegregorio
martedì 9 ottobre 2012

E’ apparsa faticosissima, e non ancora definita nei dettagli, la mediazione tra le molte correnti del PD per fare una cosa banalissima come quella di dare regole alle primarie di coalizione. Coalizione che per la verità ufficialmente non esiste ancora, visto che nessuno conosce quale alleanza di partiti si presenterà alle elezioni, e tanto meno il suo inesistente programma. Mi sembra proprio mettere il carro avanti ai buoi e complicare cose che potrebbero essere semplici.

A me sembra evidente che le “primarie” dovrebbero essere uno strumento con cui ogni partito, esclusivamente con i suoi iscritti, vota collegio per collegio i dirigenti migliori da candidare alle elezioni, e saranno poi questi eletti ad indicare, in caso di vittoria, il primo ministro.

Ma la contraddizione principale del Partito Democratico è quella di essere bloccato da veti contrapposti delle varie correnti, con diritto di veto, che impediscono da tempo le decisioni. Condizione che gli ha fatto perdere identità e lo colloca oggi come un partito di centro, molto simile alla vecchia DC.

Carlo De Benedetti, tessera n° 1 del PD, proprietario di Repubblica, le cui considerazioni hanno un peso superiore a quelle di qualsiasi altro dirigente, sostiene: “Penso che Bersani debba scrollarsi di dosso una nomenklatura che lo ha condizionato e che ha fatto male al Paese”. Naturalmente, come tutti i politicanti, De Benedetti rimane nel generico, e non ci dice i nomi della nomenklatura da non ricandidare, e tanto meno con quale strumento, visto che l’attaccamento alla poltrona è ben maggiore di quello alla propria mamma.

Eppure ci sarebbe una regoletta, semplice semplice, di ispirazione grillina, che chiunque può capire, da inserire nelle regole interne del PD da subito, che stabilisca, senza se e senza ma e soprattutto senza eccezioni, che il PD non ricandida alle elezioni chiunque abbia compiuto più di due legislature. Addio dunque ai D’Alema, ai Veltroni, ai Franceschini, alle Bindi, ai Bersani, ai Marini, ai Violante, in compagnia dell’80% degli attuali eletti del partito, senatori e deputati.

Naturalmente De Benedetti non risponderà mai su questa questione e per procura parleranno i suoi impiegati giornalisti che, con dottissime disquisizioni ci distruggeranno con l’antipolitica, il primitivismo, il populismo, le semplificazioni, la complessità.

In Italia vi è estremo bisogno di una reale opposizione alla destra, la cui identità è ben ferma, e ha espresso negli ultimi 20 anni incredibili capacità di depredare la cosa pubblica, occupare la RAI, favorire i grandi gruppi, le banche, tagliare diritti acquisiti dai lavoratori, costruire monopoli mediatici, non governare l’economia lasciandola al liberismo e ai mercati, con i risultati che vediamo. Ciò è stato possibile perché non c’è stata una opposizione adeguata, e PD-PDL sono finiti alleati ad appoggiare un governo Monti che peggiora la crisi, la recessione e le condizioni di vita dei lavoratori.

Da parte del PD darebbe lungimirante azzerare la nomenklatura. Se non lo farà, molti elettori, stanchi dell’immobilismo e degli inciuci con la destra, lo abbandoneranno.


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