Noi altre alla manifestazione delle donne del 13 febbraio

par bruna taravello
mercoledì 9 febbraio 2011

Se non ora, quando?

La manifestazione di tutte le donne avrà luogo il 13 Febbraio nelle principali città italiane, per manifestare contro l’immagine di una donna e di un’Italia perennemente in vendita

Eccoci: ci siamo eccome. Siamo in tante, siamo stanche a volte arruffate a volte da gara: ma ci siamo. Non siamo escort, non lo siamo mai state e non vogliamo neanche doverci giustificare, dire se potremmo permettercelo o no. Abbiamo visto che quasi chiunque, con un po' di faccia tosta, riesce a ritagliarsi un ruolo alla corte del sovrano: che sia da mezzana, da cassiera o da cocotte, a quanto pare ce n'è per tutti. Denaro, ce n'è per tutti, e anzi ce n'è ancora: per pagare la smemoratezza, la figura di fronte ai vicini, ai conoscenti, agli amici.
Per comprarci, come al solito.

Ma solo in questi giorni i media si sono accorti che se non ci violenta uno zio, non ci uccide un vicino, non ci bacia un tronista siamo invisibili? Noi lo sapevamo già, che nessuno fa caso a noi. Non lo sapeva la politica, non lo sapevano i media. Il partito di maggioranza relativa avrà forse raggiunto il minimo storico di considerazione per le donne, ma forse che con i governi di centro sinistra eravamo state, non dico privilegiate, ma almeno viste? Peggio per la politica, verrebbe da dire. Invece no, peggio per noi: che, belle, abbiamo sempre dovuto esserlo, giovani quanto meno: e tutto il resto è gnocca.
Quindi, va bene per la Presidente di Confindustria: gnocca. Rosy Bindi no, non è gnocca. La Bongiorno? Bruttarella, però gira spesso con la Hunziker: gnocca e amica di gnocca, vale.

Dobbiamo continuare? 
Tutti quanti in Italia con le donne si fasciano d'ipocrisia, abbozzano un paio di progetti, emanano una legge, talvolta pure raffazzonata, e poi la usano come vessillo per tutta la legislatura, lunga o corta che sia. Questa l'idea che, nel migliore dei casi, gli uomini politici hanno di noi. A volte, poi, hanno idee diverse, allora ci detestano se siamo brutte ma visibili, rompiscatole ma inamovibili, testarde ma difficili da zittire. Ma anche noi quando vediamo quelle sicure di sé perché hanno sopra l'ombra di un uomo che le protegge, che sia un padre importante, un amante, un padrino, ci viene voglia di mandarle a cucinare, a lavare per terra, a fare la spesa. Quello che facciamo noi, che non possiamo neanche mandare a quel paese nessuno, e se lo facciamo siamo isteriche, non abbiamo nessuno che ci scopi come si deve oppure si, e quindi non pensiamo ad altro.

Noi non siamo mai solidali, se abbiamo delle amiche è perché non abbiamo un uomo: ottimo, potremmo essere dei capi imparziali che non fanno preferenze invece no, siamo uterine. Non siamo mai disinteressate, calcoliamo sempre tutto perché siamo troppo lungimiranti: bene, allora come manager potremmo fare sfracelli. Invece no, siamo pasticcione. Insomma troppo fragili per comandare, troppo dure per comprendere, le scuse per lasciarci sempre nel nostro splendido isolamento si sprecano, e talvolta siamo le prime a cascarci. 

Per un po', poi anche noi facciamo mente locale.



Ora dobbiamo cogliere questo istante di visibilità, usare il pretesto di un vecchio che odia le donne, che le paga per tenerle buone ma dobbiamo sapere che se siamo trascurate, ignorate, bandite dai discorsi pubblici non è certamente solo colpa di questo imbarazzante uomo politico, tra l'altro ostinatamente difeso proprio da tante donne, ma anche delle (inaspettate) complicità lessicali, e mentali, che si annidano persino fra i suoi più fieri detrattori.

Cosa dobbiamo fare, per essere notate, per essere apprezzate? Quando ci ritrovano uccise, tagliate a fette o strangolate da chissà chi la prima definizione è quasi sempre "una ragazza come tante". Eh no, signori, non siamo mai una come tante, perché anche se non siamo prostitute o bizzarre o innegabilmente zoccole comunque ognuna di noi, grazie al cielo, è diversa dall'altra, esattamente come siete diversi voi uomini che non siete mai definiti uno come tanti ma artigiano, padre premuroso, noto professionista o, che so, brillante allenatore.

Ormai ci siamo abituate, va detto, e spesso siamo le prime a cascare in queste trappole che ci ingabbiano in maniera molto soft, quasi latente, ma che poi sono così difficili da abbattere una volta che sono accolte.

Andiamo a manifestare, e andiamoci allegre, arrabbiate, scanzonate e un po' rassegnate: senza prenderci troppo sul serio e ben sapendo che, purtroppo, sul serio non ci prendono quasi mai. Ma non andiamoci solo contro Berlusconi, ma contro tutto quello che, nella testa degli uomini, rimarrà anche dopo che lui sarà passato.

Non siamo un cadavere da spartirsi ballandoci sopra, è con allegra consapevolezza che lo dobbiamo ricordare a tutti quanti.


Leggi l'articolo completo e i commenti