No alla censura, ore decisive per salvare la Rete

par David Incamicia
mercoledì 20 luglio 2011

Il Presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni Corrado Calabrò è stato convocato con urgenza per la mattinata di giovedì 21 luglio dalle commissioni 7a (Comunicazioni) e 8a (Cultura) del Senato, per rispondere dei gravi attacchi alla libertà di informazione e all'accesso alla conoscenza che permangono nel nuovo schema di regolamento sul diritto d'autore.

L'Autority, costretta a modificare il suo regolamento dopo la grande mobilitazione dei giorni scorsi sfociata nella Notte della Rete, sembra aver rinunciato ad autoattribuirsi il potere di inibire l'accesso ad interi siti web, ma ha deciso comunque di perseverare nell'inquietante progetto di diventare arbitro unico di tutti i contenuti presenti sulla Rete.

Avere ottenuto questa convocazione è ora un ulteriore successo per i promotori della protesta, a partire dall'associazione radicale Agorà Digitale fino a tutti i soggetti riuniti nell'iniziativa sitononraggiungibile.it (Adiconsum, Altroconsumo, Assoprovider), assistiti dagli avvocati Fulvio Sarzana e Marco Scialdone. Per chi, cioè, ha preso fin dall'inizio una posizione assai chiara e netta: l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni non può intervenire con un regolamento che mette in pericolo principi fondamentali come giusto processo, libertà di espressione e di informazione, diritto di accesso alla conoscenza e libertà di impresa.

Che ci sia bisogno di una riforma delle regole che permettono di condividere contenuti in Rete è fuori discussione, ma è impensabile applicare le norme restrittive previste dall'Autorità per le comunicazioni senza prima riformare la legge sul diritto d'autore, varata addirittura 70 anni fa. Ogni strumento, anche e soprattutto sul piano legislativo, va pertanto adeguato alle nuove forme della creatività e della circolazione delle informazioni.

Tuttavia, questo è il momento cruciale dell'intera vicenda. Da una parte c'è il Parlamento privo di mezzi che gli consentano di imporre "formalmente" uno stop al regolamento dell'Agcom. Dall'altra, la stessa Agcom non potrà ignorare la posizione delle istituzioni, soprattutto se queste si dimosteranno forti e motivate.

A tal proposito sono stati chiarissimi i senatori Vita e Vimercati, i due che hanno avanzato la richiesta urgente di convocare l'Autority davanti alle commissioni sostenendo quanto "sia opportuna una moratoria in attesa di una procedura istituzionalmente più corretta, non lesiva delle prerogative delle Camere".

Ma i senatori che compongono gli uffici di presidenza delle due Commissioni che audiranno Calabrò sono 23, ed è noto quanto sia scarsa la consapevolezza della classe politica circa i rischi insiti nel regolamento Agcom.

Pertanto è compito anche e soprattutto degli utenti della Rete, dei netizen e dei blogger, provare a convincerli dell'assoluta necessità di uno stop al provvedimento. Il tempo per farlo stringe: meno di 48 ore!

Questi sono gli indirizzi dei 23 senatori a cui potete inviare i vostri messaggi di protesta e il vostro appello per una Rete libera e democratica:

possa_g@posta.senato.it, barelli_p@posta.senato.it, vita_v@posta.senato.it, valditara_g@posta.senato.it, marcucci_a@posta.senato.it, asciutti_f@posta.senato.it, giambrone_f@posta.senato.it, rusconi_a@posta.senato.it, pittoni_m@posta.senato.it, musso_e@posta.senato.it, polibortone_a@posta.senato.it, levimontalcini_r@posta.senato.it, grillo_l@posta.senato.it, menardi_g@posta.senato.it, ranucci_r@posta.senato.it, baldini_m@posta.senato.it, vimercati_l@posta.senato.it, cicolani_a@posta.senato.it, filippi_m@posta.senato.it, stiffoni_p@posta.senato.it, oliva_v@posta.senato.it, fistarol_f@posta.senato.it, detoni_g@posta.senato.it

La mobilitazione non può arrestarsi proprio ora, perché le ragioni della protesta sono forti e condivise non solo nella società civile ma pure fra gli stessi addetti ai lavori. Dunque, spiegate a questi politici ormai da troppo tempo distanti dalle nuove forme di diffusione dell'informazione e della conoscenza e intenti solo a salvaguardare i propri privilegi, l'enorme rischio che stiamo correndo sul piano dell'etica pubblica e della civiltà democratica colpendo la Rete!

Fatelo subito, e partecipate pure alla campagna di Avaaz.org che già molto ha contribuito, con oltre 230.000 messaggi inviati all'Agcom, per tentare di fermare il bavaglio al web. La battaglia non è finita, bisogna vincere anche l'ultima e decisiva sfida lanciata all'immensa comunità digitale da chi è terrorizzato dagli strumenti di partecipazione, dalla diffusione della cultura e dall'inarrestabile forza del cambiamento. Forza!

 

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