Neve anche all’Aquila, una comunità senza città

par Giusi Pitari
martedì 7 febbraio 2012

Strade bloccate, divieto di circolazione, gomme termiche del tutto insufficienti. Paesi isolati, senza corrente, senza riscaldamento, senza acqua. Come dire, piove sempre sul bagnato, nevica sempre sul nevicato e stavolta nevica sui territori terremotati.

Nevica sui MAP (moduli abitativi provvisori), sulle C.A.S.E. (le “nuove abitazioni per i terremotati), sui tendoni adibiti a luoghi di culto, sui container che ospitano persone, studenti, attività commerciali, farmacie, uffici. Nevica sui quartieri ripopolati, si fa per dire, perché ogni “vecchio quartiere” ha pochi abitanti che vivono tra macerie, palazzi vuoti, senza negozi, nulla. E nevica soprattutto sui nostri centri storici vuoti, transennati, diroccati, puntellati, pieni di macerie, con tetti provvisori, parapetti improvvisati, con dentro ancora pezzi di vita: mobili, cucine, tavoli, persino macchinette del caffè, immobili, da quel 6 aprile 2009. A 1036 giorni dal sisma la città si è espansa ovunque e il centro resta abbandonato a se stesso. 

Abbiamo letto tanti articoli in questi giorni, molti critici sull’inefficienza di questo paese. E si ricordano “le brutte figure” del sistema Italia tra cui: i rifiuti di Napoli, i crolli di Pompei e il naufragio del Giglio. Ma L’Aquila mai: L’Aquila continua ad essere, per tutti, un successo del paese, si riesce a parlarne solo per tutte le cause in corso. E appare paradossale che il Sindaco Alemanno invochi il ritorno di Bertolaso proprio ora che l’ex-responsabile della Protezione Civile risulta indagato per omicidio colposo, in relazione al “mancato allarme” (quello sì) che tranquillizzò gli aquilani, tutti, che rimasero in casa, ad aspettare un terremoto annunciato.

Dei problemi ancora irrisolti dell’Aquila, non parla nessuno, neanche se si viene sommersi di neve. Neanche se i sindaci sono costretti a richiudere i centri storici diroccati, neanche se i nuovi quartieri sono isolati, neanche se 100.000 persone sono isolate: insomma sono fatti solo nostri.

E i fatti parlano chiaro, a parte i numeri: la ricostruzione cosiddetta pesante non parte, le regole per la ricostruzione delle case molto danneggiate prevedono che la sicurezza sismica possa fermarsi al 60%, il piano di ricostruzione approvato dal Consiglio Comunale pochi giorni fa, non è un piano urbanistico! Così la destinazione d’uso di immobili di grandi dimensioni è affascinante per molti, non sostenibile per tanti altri, non solo urbanisti, ma semplicemente persone di buon senso.

E poi c’è la vita di tutti i giorni, di noi terremotati: una vita che si passa in automobile, per chi ce l’ha, chiusi in casa per chi non può. I vecchi e nuovi quartieri non sono provvisti di servizi, di centri di aggregazione, di strade pedonali; così si esce al mattino, si rientra alla sera e non ci si incontra mai.

Una comunità senza città. 

E’ ora che questa comunità sparpagliata torni a vivere una vita normale. Per questo occorre che la città si doti di servizi decentrati, di vie di comunicazione veloce, di centri culturali vicini etc...

Occorre che la vita torni in questo territorio, la vita di tutti i giorni. Ed occorre che si dia l’opportunità, soprattutto ai giovani di scegliere di rimanere, creando opportunità di lavoro che puntino sulle loro capacità: creatività, innovazione, aiuti alla nuova imprenditoria.

Ed occorre che tutti i cittadini si sentano partecipi di questo processo unico, di rinascita, attraverso modalità già sperimentate in altre città: un “Urban Centre”, un luogo per tutti i cittadini.

Ed occorre che venga praticata la trasparenza di tutti gli atti amministrativi, di tutte le spese, del bilancio, delle scelte.

Occorre questo alla città. Occorre la fiducia per chi la amministra. Non una fiducia ogni 5 anni espressa col voto, una fiducia quotidiana, una specie di controllo che si potrà operare solo applicando semplici regole di trasparenza e informazione.

Può essere che nessuno parlerà ancora dell’Aquila o che qualcuno possa sbuffare a leggere queste parole. Ma la neve di questi giorni ci ha insegnato che ce la possiamo fare ad essere una comunità consapevole e decisiva.

di Giusi Pitari - Appello per L’Aquila

 

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