Nettezza Urbana: la Cassazione ammette il rimborso dell’I.v.a.

par Emilia Urso Anfuso
venerdì 25 settembre 2009

Sapevate che per anni si è pagata una imposta applicata su un’altra imposta? Sapete qual è la differenza fra Tassa ed Imposta?
 
Una Imposta è un tipo di tributo distinto dalla Tassa. Per Imposta infatti, si indica una delle voci di entrata del bilancio dello Stato, ed è costituita da un prelievo coattivo di ricchezza non legato ad una specifica prestazione da parte dello Stato o degli altri enti pubblici. Viene appunto … imposta. Senza avere di contro un servizio da parte dell’Ente erogatore.
 
L’I.v.a. è l’imposta sul Valore Aggiunto. Viene calcolata sugli acquisti di varia natura. Con percentuali diversificate a seconda della tipologia di beni o servizi acquistati. Il pagamento di tale imposta, non da diritto a nulla, ma alimenta le casse dello Stato.
 
La Tassa invece è legata ad una prestazione/servizio da parte di un ente pubblico ai cittadini. La troviamo quindi – ad esempio – sulle Concessioni governative, i servizi aeroportuali o marittimi, nelle Licenze…
 
Ora: cos’è la T.A.R.S.U.? (O la T.I.A. – Tassa Igiene Ambientale). E’ una imposta – e non una tassa – in quanto è stato stabilito per legge che “il presupposto impositivo non è il servizio prestato dal Comune, ma la potenziale attitudine a produrre rifiuti da parte dei soggetti detentori degli spazi”. L’importo da pagare quindi, non è commisurato ai rifiuti realmente prodotti, ma alla quantità degli spazi occupati. Per questa ragione questa “tassa” ha natura di Imposta.
 
Si può legalmente calcolare una imposta su un’altra imposta? Assolutamente no. Per Legge. Eppure da anni, proprio sulla Tassa Smaltimento Rifiuti, in molte occasioni i Comuni hanno calcolato – e calcolano ancora – l’Imposta sul Valore Aggiunto: l’I.v.a.
 
C’è voluta una recente sentenza della Corte di Cassazione ed una successiva della Corte Costituzionale per vedere allineati a livello Europeo i Diritti dei cittadini Italiani sul pagamento – illegale – di questa stramba imposta sull’imposta.
 
E’ stato calcolato peraltro, che il rimborso medio per ogni famiglia, calcolato sugli ultimi dieci anni di i.v.a. incongruamente pagata ai Comuni, sia di circa 350 euro. Una bella sommetta.
 
Cosa fare per ottenere il rimborso:
 
Cosa fare se negano il rimborso
Se l’Ente non riconosce la sentenza della Corte costituzionale e vi nega il rimborso, o non risponde, potete presentare un ricorso alla commissione tributaria provinciale. Potete farlo come singolo contribuente se il valore della causa risulti inferiore a 2.582,28 euro. Al di sopra di questa cifra è necessario farsi assistere da un avvocato. Per fare ricorso alla commissione avete 60 giorni di tempo dal momento in cui ricevete la risposta negativa dell’ente o dal termine dei 90 giorni dalla presentazione della richiesta di rimborso.
 
(Questo iter è consigliato dall’Organizzazione Nazionale a sostegno dei Consumatori: Altroconsumo)
 
Una volta in più, si “scopre” per puro caso una aberrazione: la stessa Legge infatti, decreta che l’imposta sui rifiuti non può essere gravata da imposta. Ma i Comuni sempre più spesso, fanno orecchie da mercante. Contano sull’ignoranza legislativa della gente comune che dovrebbe invece avere il sacrosanto Diritto di non dover essere oltre che cittadini, avvocati, giuristi e commercialisti per comprendere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
 
Inoltre, ancora una volta una informazione importante come questa, viene completamente dribblata dai mezzi di Comunicazione di Stato: nessuna televisione o testata nazionale si è profusa in spiegazioni dettagliate e chiarimenti.
 
Buona riflessione a tutti…

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