Trattativa Stato-Mafia: gli aiuti di Napolitano a Mancino

par GeriSteve
venerdì 22 giugno 2012

Accadono cose grosse, in questi giorni, che riguardano cose ancora più grosse, che sono accadute vent’anni fa: cose vecchie che però sono nuove e forse neanche nuove e forse sono niente, perché una notizia che non circola è “niente”.

A parte il giornale Il Fatto Quotidiano, i media non hanno dato importanza a questa notizia, oppure l’hanno riportata soltanto per negarne la validità: “Una ingiustificata e infondata polemica contro il Colle”, cioè contro il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Su AgoraVox, ad esempio, almeno fin’ora, l’argomento non è stato neanche sfiorato.

Risulta da intercettazioni e da documenti, che un dis-onorevole indagato, tale Nicola Mancino, si è rivolto “in amicizia” al Presidente della Repubblica e, direttamente o indirettamente, ad alcuni magistrati perché interferissero fermando o avocando le indagini su di lui.

L’arresto o l’avocazione delle indagini non sono andati in porto, ma emergono prove del fatto che entrambe sono state tentate dal Presidente della Repubblica attraverso suoi fiduciari (D’Ambrosio e Marra) e che due diversi procuratori generali della cassazione (prima Vitaliano Esposito e poi Gianfranco Ciani) invece di respingere contatti diretti o indiretti con l’indagato Mancino, si siano attivati in suo favore.

Addirittura, l’Esposito, conversava amabilmente con l’indagato Mancino dichiarandosi “a sua disposizione” e facendosi amichevolmente chiamare da lui “guagliò”. Il Ciani poi avrebbe chiesto al Procuratore Nazionale Antimafia Grasso di avocare lui l’indagine a carico del Mancino. Ciani si è guardato bene dal lasciare traccia documentale della sua illegittima richiesta, per cui Grasso risponde scrivendo che lui “non ha registrato violazioni tali da poter fondare un intervento di avocazione”. E’ chiaramente sottinteso che l’intervento di avocazione gli è stato chiesto da Ciani (altrimenti la risposta sarebbe insensata), ma Ciani non ci ha lasciato prova di ciò che ha illegittimamente fatto come pg Cassazione.

Brutta storia! Ma fino a qui non ci sarebbe una grande novità: purtroppo non è certo la prima volta che alte cariche dello stato, che dovrebbero tutelare la legalità, si muovono invece per tutelare un intoccabile della loro casta. Questo malcostume istituzionale è stato già così violentemente sbattuto in faccia agli italiani con le leggi ad personam Berlusconi, dell’Utri e Previti, con gli indecenti salvataggi dagli arresti di “compromettenti” inquisiti, che fa sì gran brutta notizia, ma certo non gran nuova notizia.

Già, ma fin qui abbiamo soltanto detto che Mancino è indagato. Vogliamo vedere su cosa è indagato Mancino?

Vent’anni fa fu ucciso Salvo Lima, il fiduciario di Andreotti in Sicilia. Il vignettista Forattini sintetizzò la faccenda con un’immagine rimasta famosa: Andreotti con una lima piantata nella schiena. Il significato fu chiaro a tutti: i mafiosi intendevano vendicarsi con i loro politici che non li avevano protetti quanto dovevano nel maxiprocesso voluto da Falcone e Borsellino. Il Presidente del Consiglio era allora Giulio Andreotti, ministro degli interni Vincenzo Scotti e della giustizia Claudio Martelli.

Il cambiamento fu immediato: Presidente del Consiglio divenne Giuliano Amato, ministro degli interni Nicola Mancino e (nel febbraio 1993) ministro della giustizia Giovanni Conso. Chi probabilmente ha avuto notizia della “trattativa stato-mafia” ed era intenzionato ad opporsi è stato fatto saltare in aria (Falcone e poi Borsellino), l’agenda rossa su cui Borsellino aveva scritto di quanto man mano scopriva e del suo incontro con Mancino (e che lui invece nega) è stata sottratta dopo la sua uccisione, il 41bis revocato a tanti mafiosi dal ministro Conso, e anche dopo (l’ultimo, Antonino Troia: un uomo chiave della strage Falcone).

La mafia ha poi rinunciato a costruire il suo partito tipo “lega del Sud” mentre Dell’Utri ha costruito con Berlusconi “Forza Italia” che ha fatto il pieno di voti, soprattutto nelle zone in cui i voti sono controllati dalla mafia. Questi sarebbero stati i risultati della “trattativa” che, se è avvenuta come presunto, avrebbe condizionato la storia d’Italia degli ultimi vent’anni. Ma nessuno – o quasi nessuno- lo dice…


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