Nell’era dei piazzisti

par Giovanni Maria Sini
venerdì 10 settembre 2010

Eccoci, dunque, alla piazza.

Il gerontocrate di Arcore e il suo proconsole leghista, famelico di grana padana, contemplano di convocare una manifestazione i primi di ottobre.

All’ordine del giorno una prova di forza, un gesto intimidatorio, al di fuori delle regole democratiche e degli equilibri istituzionali.

 

L’intento dichiarato è quello di “parlare al popolo”, saltare a piè pari il parlamentarismo, enucleare le mirabolanti imprese del governo presieduto dall’uomo medio dei media e fortissimamente sostenuto dal legaiolo, oramai adeguatamente catechizzato, reso mansueto e organico al potere meneghino in salsa romana.

Naturalmente, in un paese democratico, si ha pieno diritto ad organizzare manifestazioni di parte e di partito.

L’anomalia è data dal populismo di chi, dietro la celebrazione delle sue “magnifiche sorti e progressive”, nasconde il desiderio di sovvertire il normale ordine democratico e la consolidata prassi costituzionale.

Crediamo sia alquanto straordinario, in una democrazia normale, un atto di questa natura. E’ certamente più consono ai regimi autoritari: modello nordcoreano.

Ma il piazzista, sostenuto dai suoi commessi (commossi) viaggiatori del Nord, evidentemente predilige i bagni di folla (opportunamente organizzati in ogni dettaglio), per dar vita ad un nuovo atto del “partito dell’amore” livido di rabbia.

Aspettiamo di vedere e sentire la "lectio magistralis" che sarà pronunciata al cospetto del Popolo dei Livorosi.

Intanto tutto questo si consuma non già per questioni di natura squisitamente politica, rispetto alle quali emerge l’immutabile disaffezione al confronto e al dibattito del matusa che, lemme lemme, puntualmente si sottrae, piuttosto per le solite ragioni di natura giudiziaria (per fatti e reati pre-politici), sempre incombenti e che ora impongono il necessario passaggio dalla democrazia alla demagogia.

In tutti questi anni – e ancora una volta – i problemi, le priorità e le emergenze di uno vengono proiettati su (quasi) tutti, in una disperata impresa salvifica, consacrata dal consenso popolare organizzato in apposito lavacro.

La persecuzione della politica verso la giustizia (non il suo contrario) continua a tenere banco e dettare l’agenda nella nostra Italia, tenuta sotto sequestro e sempre chiamata a soddisfare i desiderata del principe e dei suoi vassalli.

Di questo si tratta: i principi costituzionali piegati al volere/potere del principe e dei suoi serventi.

Sentiremo la solita litania: sinistra e destra che si fa sinistra (non per collocazione ma per avversità), toghe rosse, complotto.

L’originaria anomalia, divenuta ormai patologia endemica e sistemica, non può più prescindere dall’isolamento del germe patogeno.

Le forze, autenticamente democratiche, saranno chiamate, attraverso il voto o le opportune vie costituzionali e parlamentari a ridimensionare la portata del microbo, prima che tutto degeneri in un’insanabile epidemia.


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